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SCIENZE E LETTERE

DI PALERMO

NUOVA SERIE ES

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VOLUME II.

PALERMO

STAMPERIA DI MICHELANGELO CONSOLE

1853

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E

ELENCO DEI SOCI

SOCIO MECENATE

S. E. D. CARLO FILANGERI PRINCIPE DI SATRIANO

Duca DI TaoRMINA, COMANDANTE IN CAPO, LUOGOTENENTE GENERALE Di S. M. in Re N. S. (D. G.) in Sicizia.

SOCIO PROMOTORE

S. E. D. Antonio ALvaro Paternò Principe di Manganelli, Pretore di questa Capitale, e Gentiluomo di camera di Sua Real Maestà.

PRESIDENTE

Monsignor D" D. Gruserre Crispi Vescovo di Lampsaco professore di lingua e letteratura greca nella R. Università degli Studì.

VICE-PRESIDENTE

P. Beneperto D'Acquisro Ex-Provinciale dei Minori oss. riformati, professore di Dritto Naturale ed etica nella R. Università.

SEGRETARIO GENERALE P. Aressio Narpone Seniore della Compagnia di Gesù. TESORIERE

Marc. D. FepeRICO Lanza E GnasseLtini Duca di Castel-Brolo Senatore; e Presidente della deputazione delle scuole di mutuo insegnamento.

SOCJ ATTIVI

PRIMA SEZIONE

4. Dr. D. Pierro Catcara professore di Storia naturale nella R. Università, segretario della Commissione d’ Agricoltura e Pastorizia, e direttore delle scuole lancastriane, Direttore.

2. D" D. Feperico Lanzi Duca di Castel-Brolo Segretario.

5. D" D. Domenico Ragona Scima” primo assistente del R. Osser- vatorio e professore sostituto di fisica sperimentale nella R. Univer- sità, Vice-segretario.

4. D' D. Fiipro Masorana Cav. del R. O. di Francesco I, con- sigliere della Corte Suprema di Giustizia, presidente della Commis- sione d’agricoltura e pastorizia, Anziano.

5. D' D. Gruserre ALBeGGIANI professore interino di matematica sublime nella R. Università, segretario della Commessione dei lavori pubblici, Anziano. i

6. D' D. Giovanni Gorsone presidente della R. Accademia di me- dicina, professore di clinica chirurgica nella R. Università.

7. D' D. Giov. Barr. Gato professore di anatomia descrittiva nella R. Università.

8. D' D. Acosrino Toparo dimostratore nel R. Orto Botanico.

9. D' D. Giuseppe Insenga direttore dello stabilimento agrario di Castelnuovo e professore sostituto di agronomia nella R. Università.

40. D" D. Martano PantaLEO vice-cancelliere e professore di Oste- tricia nella R. Università.

AA. D' D. MicneLe ZarpuLLa professore di matematiche miste nella R. Università.

VII

42. Abate D" D. Icnazio SALEMI.

45. D' D. FiLiepo MancIacomo professore di geometria nella R. Uni- versità. i

44. D' D. Giuseppe BANDIERA.

45. D' D. Giuseppe Brunpi uffiziale del R. Ministero.

46. D' D. Sarvarore Cacorarpo professore di medicina legale nella R. Università.

47. D' D. Nicorò CerveLLo professore di materia medica nella R. Università.

48. D' D. Francesco CALDARERA professore onorario di geodesia nella R. Università.

49. D' D. Giuseppe CoppoLa professore sostituto di algebra nella R. Università.

20. D"' D. Nicoò Turrisi-CoLonna Barone di Buonvicino.

SECONDA SEZIONE

A. D' D. Ferpinanpo La Lumia Presidente del R. Instituto d’ In- coraggiamento, Direttore. 2. D. Sarvatore DE Paotis uffiziale del R. Ministero, Segretario. 5. R. P. Giuseppe Romano D. C. D. G. professore di filosofia nel Collegio Massimo e prefetto del Museo Salnitriano, vice-segretario. 4. D' D. Gaspare ParLATORE Anziano. 5. Rev. Sac. D. Francesco Bagnara canonico della Metropolitana Chiesa, Anziano. 6. R. P. Atessio Narsone D. C. D. G. 7. R. Sac. D. Gaspare Rossi canonico della Metropolitana Chiesa vice-bibliotecario della libreria del Comune, ispettore delle scuole. 8. R. P. BenepETTO D'Acquisto. 9. D' D. Giovanni Bruno professore di economia civile nella R. Università. 40. D' D. Gricomo Giorpano giudice supplente di circondario. 44. Marchese D' D. Giovanni MAURIGI. 42. Rev. Sac. D. Domenico Turano professore di lingua ebraica nella R. Università.

VIII

43. Rev. Sac. D. SaLvarore Racusa professore di canonica nella R. Università, canonico della R..Cappella Palatina.

44. D' D. GiroLamo Scaglione professore di procedura civile nella R. Università,

45. D' D. Luier Mazza giudice del (‘ontenzioso amministrativo.

46. D' D. Nicoò Musmeci professore sostituto di Dritto Commer- ciale nella R. Università.

47. Rev. P. Vincenzo Garoraro D. C. D. G. preposito della Casa Professa:

48. R. P. Paoro Borratti D. C. D. G. professore di Storia.

49. D. Giuseppe DI MENZA.

20. D' D. Garrano DeL Ticnoso.

TERZA SEZIONE

4. D. Acosrino Gatto uffiziale di carico del R. Ministero, Di- rettore.

2. Rev. Sac. Pierro SAnrILIPPO canonico della Metropolitana Chiesa, membro della Commessione di pubblica instruzione, Segretario.

o. Rev. Sac. D. NicoLò Spata Vice-segretario.

4. Rev. Sac. D. Pasquare Pizzuro Direttore delle R. scuole nor- mali, Anziano.

3. D' D. Grovanwr Scrirò, Anziano.

6. Mons. D. GrusePPE CRISPI.

7. D' D. GAETANO DAITA.

8. D. Giuserre Bozzo professore di eloquenza italiana nella R. Università.

9. D. Filippo VILLARI.

40. Rev. Sac. D. Nicorò pi CarLo professore di eloquenza latina nella R. Università.

44. D. Giusere CARuso professore di lingua Araba nella R. Uni- versità.

42. Cav. D. Giuserre De Spuccnes Principe di Galati Gentiluomo di camera di S. R. M., deputato della R. Università.

45. R. P. Pierro Fontana D. C. D. G.

44. D. Fiippo Sturzo.

45. D' D. Francesco CRISPI.

416. D. Saverio Cavarcari professore di Architettura decorativa nella R. Università.

47. D' D. Isinoro La Lumia.

48. Cav. D. Francesco Lanporina Paternò dei Baroni di Rigilifi.

49. Cav. D. Lupovico Lanporina Paternò dei Baroni di Rigilifi.

20. Gav. D. Francesco De Beaumont uffiziale del R. Ministero.

ix 200

SOCJ CORRISPONDENTI.

Rev. P. AnseLMo Aporno. Abate GiovAaNNI CORVAJA . : Cav. D. GrusePrPE CORDARO CLARENZA Prof. Prof. Prof. Prof. Prof.

Rev. P. D. Gregorio Barnapa La VIA.

CARLO GAGLIANI . Vincenzo TEDESCHI CARLO GEMMELLARO . FRANCESCO GAMBINO . EMMANUELE TARANTO.

D' D. Vincenzo NAVARRO . Cav. D. Lronarpo Vico D. RarraeLe POLITI. . Prof. D. BaLpassire Romano . Cav. D. FeLIcE BISAZZA .

D'

PISEOROEZO

. CarmeLo MARTORANA. . Francesco Mina” PALUMBO . Antonio Mina” LA GRUA

. RoBERTO SAVA

Antonio MAUGERI

. MarIANO GRASSI. Prof. D. Antonio PRESTANDREA

D' D. GiusePrPE CARBONARO

Signora Rosa Muzio SaLvo

Can. D. GiuseppE INGIANNI

Rev. Ciantro Maria PioLo PERO

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Catania Id.

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Id. Caltagirone Catania Sambuca Aci Reale Girgenti Termini Messina Catania Castelbuono Castelbuono Caltagirone Catania Aci Reale Messina Ragusa Termini Marsala Trapani

xii

D. Antonino Busacca

Cav. D. Lurcr BENOIT. . . Cav. G. Luci LANZAROTTI.

D' D. Pierro Messina . . .

D' D. ALronso ERRERA. . . 5 D. Francesco Accorpino, E MARCHESE Prof. D. ANDREA ARADAS .

D. MicneLe RIZzonE ; Prof. D. Giuserre DE NATALE . . Prof. D. CarLo DEVIGILIO .

Prof. D. GrovannI REGULEAS . Prof. P. D. Francesco TORNABENE Cav. D. BENEDETTO AMODEI

Abate D. Gioackino GEREMIA .

D. Marrano Mauro Riccio». . Arciprete D. Giuseppe BELLITTERI. Conte D. Vito CAPIALDI

Cav. D. Vincenzo FLAUTI . . Cav. D. Lurcr Maria GRECO . . DIFNICOMASSERUGET n. D' D. GrovaNNI SANNICOLA. .

D. FrAncEsco AVELARDI. . . Cav. D. GrusePPE DENOBILE D. GIUSEPPE ZIGARELLI . . . Signor D. NicoLa SANTORELLI. Prof. Cav. D. MicneLE TENORE Cav. D. Giovanni Gussone

Prof. D. STEFANO DELLE CHIAJE Prof. D. Ernesto CaPocc . . Prof #Di*Onazio (Costa. 0. Prof. D. Giov. Batt. Quapri. . Prof. D. FepeLE AMANTE . . . Cav. D. LeoroLpo peL RE.

Messina Id. Caltanissetta Palazzolo Pantellaria Patti Catania Modica Messina Trapani Catania

Id. Trapani Catania Aci Reale Alessandria Monteleone Napoli Cosenza Tropea Venafro Nicotrera Casoli Avellino Caposeri Napoli

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Id.

NEL VOLUME SARA’ PUBBLICATO L'ELENCO DEI SOCII CORRISPONDENTI ESTERI.

SOCIETÀ SCIENTIFICHE COLLE QUALI QUEST’ ACCADEMIA È IN PERIODICA CORRISPONDENZA

DI DONI E DI COMUNICAZIONI

fo

Commissione DI AGRICOLTURA E PasToRIZIA . . . . . Palermo REgISTIEUTORDIGVACCINAZIONE MS e I. _ Accapemia pi Scienze LETTERE ED ARTI DEI ZELANTI. . . Acireale AccapEMIA DI Scienze E LETTERE . . . . . . . +. Cosenza Accapemia DELLE Scienze Società” ReaLE BorBonica. . +. Napoli PontiFIcia Accapemia DEI Lincei . . . . . +... Roma Società’ pi Scienze NaturALI . . . . . . . . . Cherbourg R. Accapemia pi Scienze, LerTeRE ED Armi DEL BeLcio . . Bruwelles OSSERVATORIO SREALE Sg pe el i —_

I. e R. Accapemia pi Scienze NATURALI E FiLosoricar. . . Vienna

InsriTUTO SMITHSONIANO . . 0.0.0... + Washington

INDICE

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Elenco dei socii. Relazione accademica del P. Narbone.

PARTE PRIMA

Descrizione dell’ isola di Pantelleria, del prof. Calcara. (continua) Catalogo degli uccelli delle Madonie, di Francesco Minà-Palumbo. (continua) Sulla risoluzione dei triangoli sferici i cui lati sono piccolissimi in confronto del raggio della sfera, del prof. Caldarera. Elogio del prof. Pietro Calcara, dl Federico Lancia di Brolo.

PARTE SECONDA

Sulla origine della economia sociale, del prof. Bruno. Storia della letteratura in Sicilia, del canonico Sanfilippo. (continua) Monete romano-sicule del municipio di Alesa, del P. Romano. La eruzione etnèa del 1852, del cav. Vigo. Elogio del Pres. Alessandro Casano. del prof. Bozzo.

Catalogo dei libri donati all’ Accademia in questi ultinii anni.

RELAZIONE ACCADEMICA

DI

ALESSIO NARBONE

DELLA COMPAGNIA DI GESU’

SEGRETARIO GENERALE

Tostochè quest’Acccademia ebbe preso un sembiante novello su la norma e l’esempio delle scientifiche Società straniere, e assunta la nuova forma che impressa le venne dagli Statuti acconciamente ri- fatti e superiormente sanciti nel 4852; non indugiarono i Socî di avviarsi alle prescritte loro esercitazioni, e le tre Sezioni continua- rono ad alternare le rispettive loro letture. Ebbesi per tal guisa una serie triplice di svariate Dissertazioni che sopra tutti per poco i rami di scienze e di lettere aggiravano. Di esse ne fur trascelte alquante e pubblicate nel primo volume della nuova serie al 1845. Dovea tener dietro il secondo, e n’erano già preparati e disposti i materiali, quando i sopravvenuti {rambusti del 1848, non che solo dispergere gli Accademici, invasero eziandio le ammannite Memorie, che non potè più sapersi a che mani fossero capitate.

Egli è però da avvertire che non pochi dei recitati Discorsi ven- nero, con buona venia del Maestrato accademico, divolgati per le stampe dai loro autori, che impazienti di attendere la pubblicazione degli Atti, o gli stamparono a solo o gl’inserirono nei diversi pe- riodici che a quella stagione correvano. Così non potrà l'Accademia ° presentare nei suoi volumi le Memorie già edite manco le

sp

Memorie di- erse.

Discorsi stam- pati.

Rassegna di essi.

Avvertenza.

Prima sezione.

2 RELAZIONE inedite, posciachè le prime son fatte di ragion pubblica, e le seconde oggi più non esistono. Quelle impertanto che formano il presente volume son le recitate dopo il 1850, appresso il ristabilimento del- . l'ordine pubblico e la creazione del magistrato novello.

Vuole nondimeno sapersi buon grado a quei benemeriti Socì che di loro studi promossero la scienza, e di loro scritti, benchè smar- riti, serviron la patria, e di loro lelture intrattennero la nostra adunanza. Vuole, se non altro, serbarsi grata memoria delle dotte fatiche loro, e accennarsi per lo meno la notizia delle materie tolte da essi ad illustrare; perchè abbiasi almanco un'idea dei lavori che per lo spazio di quattro lustri hanno utilmente occupati e decoro- samente sostenuti gl’illustri colleghi. Ecco il Rendiconto che qui s’ap- presenta al pubblico che prende interesse alle istituzioni patrie ed ama cogliere i frutti di loro sapere. Serva questo qualunque ac- cennamento di breve Istoria dell’Accademia, durante il detto inter- vallo : giacchè quella dei tempi anteriori fu data dal principe di Granatelli e posta in fronte al precedente volume. Serva eziandio di Preliminarealle Memorie che nel presente comprendonsi, e quasi di anello che rannoda ai preteriti i lavori seguaci.

Premesso un siffatto avvisamento, nessuno pretenderà che ora diasi minuta ragione o lunga analisi dei ragionamenti che qui si passeranno a rassegna. Già si è detto che i pubblicati vanno per mano altrui, i rimasti non trovansi in man nostra. Contentisi adunque il discreto e benevolo leggitore a questo qualunque abbozzo di un quadro che pur degno sarebbe di venire a più vivi colori e da più sperto pennello incarnato.

Partito il nostro Corpo in trina Sezione, di scienze cioè naturali ed esatte, di morali e politiche, di lettere ed arti; ciascheduna è venuta offrendo le primizie di sua istituzione. È per cominciar dalla prima, il prof. Emmanuele Estiller, direttore di essa, iniziò la fa- coltà da professata di matematiche miste per una Dimostrazion generale e compiuta dell'equilibrio di tre forze, mostrando per via di calcolo il centro di gravità a tutte comune :con che soddisfece ad un teorema cotanto agitato in meccanica meno importante agli usì civili.

t]

ACCADEMICA 3

Il segretario generale, Niccolò Cacciatore, degno successore ed al- lievo del celebre fondatore di nostra Specola , la cui Storia. venne ancora continuando, dopo avere descritta la Meridiana da stesso tracciata nel Duomo, dopo rivangata l’origine del sistema solare, c disaminate le macchie del sole medesimo , e determinato il corso di parecchie comete; dalla sublimità dei cieli abbassando lo sguardo sulla terrestre atmosfera, studiavane la natura, osservavane i feno- meni, e tanto ne colse, da poterne dirizzare di fondo un nuovo sistema di Meteorologia, insegnando a coloro ancora che sono stra- nieri agli studî di fisica i modi di calcolare la forza dei venti e i gradi di calore, di freddo, di secco, e di umido. D’assai allre opere venne egli regalando la repubblica letteraria e vantaggiando la scienza singolarmente astronomica, a lui lasciata in retaggio dal Piazzi, e da lui trasmessa al suo germano e socio nostro, Onofrio Cacciatore: il quale dietro le fraterne orme incamminandosi, si dedicò per ispezial maniera ad un altro ramo di matematiche miste, qual è per appunto la Nautica; e di questa pur meritò, leggendo in tor- nata certi metodi, che un’attenta considerazione gli ebbe creati, a misurare la latitudine in mare : cosa per verità, quanto interessante alla scienza della navigazione, altrettanto riascita finora difficile ad esattamente eseguirsi.

Pria di lasciare la facoltà fisica, emmi da commemorare due altre memorie : una del medesimo Segretario generale intorno la recente utilissima invenzione dei pozzi forati che dal nome dell’ inventore Artesiani si addimandano , e che con tanta felicità si sono altrove moltiplicati. Ne tratteggiò egli la storia, ne amplificò i vantaggi , ne divisò il lavorio, ne augurò certi i risultamenti. Che se questi fra noi, malgrado agl’iterati tentativi, nonsi sono finora ottenuti, ciò vuol ascriversi al non avere appuntino dedotte in pratica le da lui sposte teorie. L'altra memoria che dicevamo dava la spiegazione d’un novello fenomeno meteorologico, apparito sul nostro orizzonte e spiegato dal socio Filippo Parlatore. Ma costui, più che alle me- teore, consacrò suoi studî agli obbietti di Storia naturale, della quale già entriamo a trattare.

Fisico-mate- matiche.

Altre memo- rie.

Storia natu- rale.

Zoologia.

Effemeridi n. 78-82.

Giorn. n. 4. Pal. 18458.

4 RELAZIONE

L'immenso teatro della creazione, com'è noto, componesi di esseri parte organici, parte inorganici : i primi son altri viventi, altri ve- getanti, i secondi son privi dell’ una dote e dell’ altra. Lo studio parziale delle differenti nature di questi esseri ha dato nascenza ad altrettante scienze distinte, quali sono, Zoologia, Botanica, Minera- logia, Geologia : e queste ancora a tanto di ampiezza sono montate, che fu mestieri di ripartirle in moltiplici classazioni, ciascuna delle quali forma obbietto di scienza peculiare e ministra elementi a di- stinti trattati. Tutte codeste ramificazioni di Storia naturale han ri- cevuto coltura ed incremento dalle studiose ricerche dei nostri Soci che ne han mandate alla luce non poche monografie. Noi qui toc- cheremo di quelle principalmente che furon lette nell’ Accademia, annettendovi però qualche altra che avesse con quelle affinità d’ar- gomento e intimità di trattato.

A farci dalla Zoologia, ci si danno innanzi gli studî del barone Andrea Bivona, già segretario di questa prima sezione; il quale, bat- tendo le orme dell’illustre suo genitore, cui tanto va debitrice di nuove scoverte la scienza botanica, egli oltracciò segnalossi in quella degli animali; e però, quando un altro esimio collega, Ferdinando Malvica, direttore dell’Effemeridi scientifiche e letterarie della Sicilia, scomparti a vari letterati dell’ Isola il Prospetto della storia nostra letteraria nel secolo andante, al Bivona riservò il ramo della Zoo- logia; e questi con tanto vantaggio disimpegnò le sue parti, che non uno, ma cinque articoli ne dettò , pieni di critica e d’ erudi- zione, indicando i lavori per singolo compilati dai nostri e le sco- verte da loro fatte e i bonificamenti da loro apportati a quest'ampia conoscenza. A lui pure dobbiamo una Nota sulla generazione dei pesci, che legsesi nella nuova serie del Giornale di scienze lettere ed arti. Ma lo studio suo più favorito sembra essere stato la Ma- lacologia : nel che fare non poco giovossi delle osservazioni lasciate già da suo padre Antonino. Questi avea a gran fatica raunate meglio che 600 specie di molluschi indigeni, tanto nudi come conchiferi, quali al tutto nuovi e quali mal cogniti al cel. Lamarck. Descritte da lui con accuratezza, giacevansi fra le sue inedite Col/ettanee, quando il figlio Ardrea tolse ad illustrarle e mandarle alle stampe. Indi

ACCADEMICA 5 continuò a darci i proprî lavori : come sono i Nuovi molluschi ter- restri e fluviatili dei dintorni di Palermo da rilrovati e descritti; ed altre e poi altre Monografie per servire alla Fauna siciliana; nelle quali gli venne felicemente fatto d’ampliare ed in più luoghi cor- reggere la classica opera del prussiano Ridolfo Philippi intorno ai Molluschi sicoli.

Egli altresì con altro ragionamento intertenne Vl adunanza su le sarde, le acciughe, e la pesca loro in Sicilia : tema più economico per avventura che zoologico; ma pur di non tenue utilità. Più si accosta alla scienza il discorso del dottor Antonino Greco, recante sue sperienze sullo sviluppo dei Girini, genere d’ insetti spettante al- l'ordine dei Coleotteri e alla tribù degl’Idrocantari, che sogliono a torme nuotare sulla superficie delle paludi stagnanti. Non che sugli insetti, ma sui quadrupedi, sui volatili, sui rettili, sui pesci, e su altri generi di viventi han portato i dotti Soci le loro considera- zioni. Ma poichè furon da loro comunicate al pubblico e non pre- sentate all'Accademia; uop'è che di esse ci passiamo per venire al secondo regno della natura organizzata.

La scienza estesissima delle piante, quella che ha tirato a lo sguardo di tanti nostri botanofili, dai quali abbiam per le stampe un buondato di egregie trattazioni generali e di più speciali mo- nografie; questa scienza non è stata in quest aula da altri accade- micamente trattata fuorchè da Filippo Parlatore, il quale una com- piuta Storia della Botanica sicola nel secol nostro diella in tre Me- morie, riportate nelle suddette Effemeridi, in che dava conto delle produzioni mandate fuori dai nostri sul regno vegetabile. Ma egli pur lesse fra noi non poche memorie sue, ed ora discorse sopra due novelle piante indigene, ora sopra un nuovo genere di graminacee, ed ora eziandio ci delineò una Geografia botanica di Palermo. Più oltra sopra ciò avea egli spinto sue dotte ricerche, e maturato avea il disegno, quanto per la patria onorifico, tanto glorioso al suo nome, d’una compiuta Flora palermitana; di che ancora mise in luce i due primi fascicoli, che ne dan saggio di quel che sarebbe l’intera compilazione. Innanzi a questa, due altri fascicoli avea pub- blicati delle piante più rare e men conosciute che nascono in Si-

Effemeridi , t.l1e II

Giorn. di sc. n. 183 e 198.

Ivi , ijanni 1839-40.

Monografie.

Botanica.

Effemeridi, STI,

Specialità.

Agraria.

Istiiuto-

6 RELAZIONE

cilia: con che venia ben arricchendo la Flora sicola, magnificamente illustrata da Giuseppe Gussone e Guglielmo Gasparrini, insigni bo- tanici napoletani che costruito avevano e diretto l’orto regio a Boc- cadifalco. Ma l’una e l’altra compilazione lasciava il Parlatore interrotta, quando lasciata la patria incontrò miglior fortuna in Firenze; dove occupando decorosamente la cattedra di questa facoltà, oltre a tante opere ivi prodotte, ha messa fuori una Flora italiana che gli ha pro- cacciato la più splendida celebrità.

Associamo a Filippo Parlatore il dottor Gaspare Parlatore, il quale con una memoria piuttosto agronomica che botanica presea patro- cinare la coltivatura delle patate in Sicilia, caldamente inculcandone la propagazione da servire alla minuta gente di pane, come serve pur troppo in paesi ancora più doviziosi del nostro.

A questa degno è che stieno accanto tre lucubrazioni del prelo- dato Andrea Bivona, sui boschi della Sicilia, sul modo di miglio- rarli, e sulla convenienza di vestire le nude montagne; di che non pochi avvantaggi ne tornerebbero e alla economia e alla igiene pub - blica; essendo ben noto che gli alberi assorbendo il carbonio ne traspiran l’ossigeno, l'elemento più puro dell’aere vitale.

All’agraria più da vicino si aspettano due dissertazioni lette dai professori Ignazio Sanfilippo e Giuseppe Inzenga : dei quali l’uno ci espose lo stato attuale di nostra agricoltura; l’altro la volle ridotta a vera scienza, quale i lumi dell’età nostra la esigono, quale i Geor- gofili di Firenze la trattano, quale presso di noilevolla a più alto segno un Paolo Balsamo.

E tale ci auguriamo che sia per ridurla pur egli, che oltre allo occupar degnamente la cattedra già fondata dal Balsamo, un nuovo campo si vede aperto al perfezionamento insieme ed alla propaga- zione dell’agronomia per tutta l’ Isola, mercè del benefico Istituto agrario da lui diretto, da lui l’un più che l’altro avvantaggiato. vuol tacersi che lo Inzenga, non pago alle istruzioni orali che diariamente fa così agli addiscenti dell’Università come agli alunni dell'Istituto, ha dato mano ad un Periodico, nel quale riunendo i lumi suoi a quelli dei più sperti agronomi, diffonde per tutta l’Isola e le teoriche e le pratiche agrarie. Somigliante servigio rende alla

È ACCADEMICA 7 patria un altro socio, il sig. Giuseppe Biundi, il cui giornale l’Em- pedocle, pieno di vedute nuove, di utili progetti e d’ industrie in- teressanti, si è meritata la protezion del Governo e l’accoglienza di tutti i Comuni.

Lo studio dei funghi è d’ una importanza suprema a saper sot- tilmente discernere gl’innocui dai venenati, chi non voglia sporre a cimento la propria vita. Or tale importanza ne fu appositamente addimostrata dal dottor Pietro Calcara, vice-segretario allora, ed oggi direttor meritissimo di questa sezione primiera. Gli studi da lui fatti, la cattedra da lui occupata, le opere moltiplici da lui date al pub- blico cel dimostrano in tutti e tre i regni della natura non mez- zanamente versato.

E per venire al regno inorganico, lasciando da canto le tante altre produzioni, dolte affè e laboriose, da lui separatamente stam- pate sopra i rami tutti delle naturali scienze, le quali raccolte in- sieme darebbon molti volumi; quanto non sono pregevoli le originali sue ricerche geognostiche e mineralogiche sopra le terre di Calta- vuturo e di Sclafani, sulla Dolomite giurassica del Landro presso Santa-Caterina, sopra una nuova giacitura della calce carbonata, sopra le nuove forme cristalline di alcuni minerali di Sicilia? Queste quattro memorie voi le avete negli Atti stampati : ma, oltre a queste, ne ha egli data una Storia geognostica e geologica delle Madonie: sopra che avea già fatto e pubblicato un viaggio Domenico Scinà, cui ancora dobbiamo le prime linee di una Topografia di Palermo, che oggi maggior perfezione riceve dallo stesso Calcara. A questo pur debbesi la illustrazione di un minerale della Piana dei Greci; le Riflessioni intorno all’arragonite di Girgenti; quelle sul tufo cal- cario delle sponde di Oreto; sopra i minerali di Fildispato ; sulle rocce e terreni del globo; sopra le produzioni delle fiumare nei vul- cani; sopra i caratteri dei metalli autossidi utili alle arti, e sopra cento altri punti di geologia, di geognosia, di mineralogia.

ha egli lasciato intatto il campo da altri meno battuto del- l’orittologia, mentre in questo luogo medesimo ha egli dilucidati e i resti organici fossili del terreno terziario di Palermo, e quelli di Maredolce, e quelli di Altavilla : senza dire i cenni orittognostici sul

Monografia

Mineralogia.

Orittologia.

Antropologia

Medicina.

Storia d’essa.

Effemeridi, n. 62

8 RELAZIONE carbon fossile di Calvaruso , quelli sui prodotti vulcanici delle vi- cinanze di Cattolica, e il Catechismo pel rinvenimento del carbon fossile, e il Dizionario delle rocce del globo, e le tante altre osser- vazioni sparse per diversi giornali, per cui la scienza del suolo che abitiamo, siccome da lui riceve i più importanti servigi, così a lui ripromette in ricambio una gloria duratura.

Volgiamo intanto lo sguardo dal globo abitato all'uomo abitatore, e tocchiam di rimbalzo gli studì dalla Società nostra portati su questo capolavoro della creazione. Nell’uno stato e nell’altro, nel fisico dico e nel morale, fu studiato l’uomo, ed in entrambi ha fornito ma- teria d’ importanti discussioni. La parte fisica si è meritate quelle della prima, la parte morale quelle della Sezione seconda. Facciameci dalla prima per continuare la serie che abbiam finora intrecciata delle naturali scienze.

La fisica costituzione dell’uomo forma l’obbietto delle Scienze mediche; le quali or lo contemplano sano, ed or lo curano infermo. Nello stato di sanità, or ne notomizzano le singole parti, or ne descrivono le funzioni vitali, or ne indicano la convenevole nudri- tura : ciò che fanno la Notomia, la Fisiologia, la Igiene. Dello stato morboso poi o indagano le cagioni, o ricercano i sintomi, o ap- prestano i rimedi, o perfino prevengono le recidive: indi le svariate facoltà in che diramasi l’Arte salutare, di Patologia, Prognosi, Dia- gnosi, Sfigmica, Clinica, Terapeutica, Profilattica, Farmaceutica, Ma- teria medica, Chirurgia.

Merita segnalata riconoscenza il ragguardevole socio Gaetano Al- geri-Fogliani, per averci data la Storia di tutti codesti rami di me- dicina, coltivati in Sicilia durante la prima metà del secolo che ci corre. Una lunga serie di articoli ne venne inserendo nelle sum- mentovate Effemeridi. Egli poi vanta una peculiare benemerenza, per aver introdotta e gratuitamente tenuta per lunghi anni in questa Università la interessante cattedra di Medicina iegale e di Polizia me- dica, due rami di somma rilevanza, due scienze ancor bambine fra noi, che egli aggiunse alle antiche, e di cui anco lasciò le opportune Istituzioni.

ACCADEMICA 9

Se egli per quelle sue storie abbracciò le fatiche e disaminò le opere dei medici tutti siciliani, a noi non tocca che accennar solo quelle dei nostri accademici; di questi medesimi le opere tutte quante, che moltissime ne divolgarono , ma sol le memorie lette nelle nostre raunanze. Delle altre ragionasi nei differenti giornali medici, parecchi dei quali furono e sono compilati e diretti dai Sociì stessi: e mi giova qui mentovare gli Archivi di medicina, e il Gior- nale di scienze mediche, del medesimo Algeri; gli Annali di medicina, d’Antonino Deblasi; la Clinica chirurgica, di Gio. Gorgone e Gio. Sa- lemi; la Rivista di scienze mediche, di Giuseppe Bandiera; Osser- . vatore medico, di Salv. Cacopardo. A codeste fonti rimandando per altri lavori dei nostri Consodali, tocchiamo di volo i discorsi letti nella Radunanza.

La Notomia descrittiva che pienamente è stata illustrata dal suo professore Giovanni Gorgone, il quale vi ha tutte esaurite le parti nel compiuto suo Corso, in questo luogo udì da lui medesimo la natura spiegarsi dei denti umani : udì da Giovanni Misco descriversi un feto semi-acranio : udì da Giambattista Moncada esporsi lo stato della si- cola scuola anatomica; che fu proprio una breve istoria di questa scienza fra noi.

Vorrem forse riportare alla Fisiologia la Cultura dell’uomo fisico, descritta da Ignazio Incontreras ; le ragioni del colorito dei Negri, indagate da Giovanni Salemi; e il pieno trattato delle Abitudini, letto da Michele Foderà, professor emerito di questa facoltà , ed autore di parecchi scritti pubblicati e qui e a Parigi in ambe le lingue su queste materie?

Alla Patologia rivochiamo le diverse memorie di Salvatore Can- liloro, e d’Ignazio Salemi :Vun dei quali dimostrò l’Influenza della immaginativa sui morbi, e la Natura della tisi polmonare, che mostrò non esser contagiosa, come volgarmente si reputa : 1’ altro ragionò delle malattie locali, delle infiammazioni, e di quel colera di cui rimane infausta la rimembranza. A prevenir la invasione di questo asiatico flagello progettava Pasquale Panvini la creazione d’ una so- cietà tutta intesa ad allontanarsi dai nostri lidi. E poichè questo non

ci venne dal ciel conceduto, Gaetano Algeri con altri socî dettaron - 2

Giornali.

Anatomia

Fisiologia.

Patologia.

Terapeutica.

Materia me- dica.

Chirurgia.

10 RELAZIONE regole o per guardarsene o per guarirsene. Egli medesimo poi di- mostrava la necessità di un Clinico Istituto, e di questo intesseva la storia, ugualmente che della medicina legale, di cui ancora indi- cava gli antichi scrittori sicoli, e di cui pur venne formando un Corso per uso della Cattedra da lui stesso beneficamente fondata.

Quanto a Materia medica e Terapia, mi basti accennare le tre me- morie di Giuseppe Pidone intorno gli effetti del mercurio, ch’ egli mantiene essere disastrosi nelle malattie nervose , e con parecchi esempli il conferma, uno dei quali son jo che trovomi, per cagione di unzioni mercuriali, gravemente affetto il sistema nervoso. Come egli poi mandò fuori le sue osservazioni sulla pomata stibiata nel- l'asma convulsiva; così Giovanni Salemi mostrò l'efficacia del concino nella blenorragia, Giovanni Gorgone scrisse sulla pomata del proto- ioduro di mercurio nelle piaghe sifilitiche; Ignazio Salemi sull’elixir drastico del Leroy; Giovanni Pruiti sugli ottimi risultamenti del car- bonato di ferro nelle nevralgie periodiche, ed altri sugli usi buoni o rei d’altre indicazioni.

Un codice può dirsi di materia medica la F/orula siciliana che il soprallodato dottor Ca/cara lesse per sommi capi fra noi, e po- scia mandò per disteso alla pubblica luce; ed è una ordinata e pre- cisa esposizione delle piante indisene medicinali, partite in trina sezione; di cui la prima comprende 37 classi e 78 famiglie di piante dicotiledoni; la seconda 8 classi e 43 famiglie di monocotiledoni , la terza 2 classi e 3 famiglie di acotiledoni; e di tutti ne descrive i caratteri, ne addita i luoghi ove nascono, ne assegna la proprietà, e ne determina gli usi da farne in farmacia: sicchè questa bell’opera può dirsi il compimento della tanto rinomata Farmacopea di Cam- pana.

Restami a dire dell’ ultimo ramo di scienze mediche, di quello cioè che applica l’operazion della mano, d’onde il nome grecamente ritrasse di Chirurgia. E questa del pari è riconoscente a’ nostri socì di egregie contribuzioni portate all’incremento e alla perfezione di così dilicato esercizio. E per cennare soltanto i discorsi qui reci- tati (giacchè dei trattati non è qui parola), certo che la scienza saprà buon grado a Giovanni Gorgone pel nuovo metodo di cistoto-

ACCADEMICA 11 mia quadrilaterale ; a Giovanni Salemi pel nuovo apparecchio della frattura della clavicola; a Luigîé Martina per un nuovo stromento cirusico da lui trovato e descritto; a Rocco Solina per la origine ed uso della conservazione dei cadaveri, da lui esposta, ma da Giu- seppe Tranchina con somma sua gloria, se non inventata, certo pro- mulgata. E tali sono gli studì, tali i lavori eseguiti dall’ Accademia nostra sull'uomo fisico: siegue or a vedere i lumi trasmessi a per- fezionare l’uomo morale. Ma questa parte forma l’obbietto delle dis- quisizioni della Sezione seconda, della quale senza più c’ inoltriamo a rassegnare succintamente i rispettivi lavori.

Questa Classe , a cui ho l’ onore di appartenere, contempla le scienze tutte che han per obbietto l’uomo, la società, le leggi, i co- stumi, la religione. Quindi e Antropologia e Filosofia ed Etica e Politica ed Economia e Statistica e Giurisprudenza e Teologia sono di sua pertinenza. Non tutti per fermo, ma i più di questi articoli han fatto argomento a diverse trattazioni dei nostri colleghi.

Fin dal primo anno della restaurata Accademia, scompartiti fra loro i differenti temi a discutere, fu a me commesso discorrere sulla Coltura morale del basso popolo , il quale si scorge disgra- ziatamente trascurato dai più degli scrittori che maneggiano l’ im- portante argomento della civiltà, amando essi promuoverla nelle classi più rilevate, e disdegnando od almeno trasandando di esten- derla all’infimo ceto, che pur è il più numeroso insieme e il più bisognoso della umana famiglia. A questa dissertazione che i mezzi proponea d’ingentilire i costumi e d’ incivilire l’educazion popolare, un'altra ne tenea dietro sopra i caratteri del vero letterato, pei quali fia ben agevole divisarlo dal superficiale, dal saccentino, dal semidotto; caratteri che divisano e gli studì privati e le opere pub- bliche di chi voglia rendersi utile alla patria, alla scienza, alla uma- nità. Queste due lucubrazioni che per la loro lunghezza fur lette ciascuna in tre sedute, feron poi parte del Giornale letterario , sic- come tante delle già mentovate , e tante altre che or saremo per raccordare.

La pubblica istruzione destò mai sempre i voti delle incivilite nazioni e le provvide cure ottenne degl’illuminati governi. A que-

Seconda se- zione.

Coltura.

Tom. XLII e LXXII.

Istruzione.

12 RELAZIONE sto rilevante subbietto consacrò Piero Lanza, principe di Scordia, tre luculente memorie, cioè sull’Istruzion popolare, su la pubblica Beneficenza, sugli Asili infantili: dove, insistendo su la necessità, la convenienza, i vantaggi di così fatti stabilimenti, appellandosi allo esempio dato dai popoli che sono più in voce, insinuava caldamente il procacciare alla patria benefici somiglianti, e ne proponea ezian- dio i mezzi più agevoli. Altri pure c’intertenevano in argomenti di non dispari utilità. varieta Sul vero incivilimento ci comunicava le sue vedute Francesco Crispi: sopra la legge morale ragionava Vincenzo Gioja: sopra la scienza dell’uomo morale discorrea Bernardo Serio; il quale inoltre tolse a mostrar l’influenza della vita e filosofia di Aristippo su’ co- stumi de’ Siracusani, qualor egli venne a visitarla Sicilia sotto i Dionigi: influenza certamente ben altra da quella che sotto la stessa dominazione e all’ epoca stessa recò a Siracusa e alla sua corte il divino Platone, che sino a tre volte degnolla di sua presenza; quanto questi severo e moderato nella sua morale, altrettanto quel- l’altro molle e voluttuoso; qual poscia creò la setta dei Cirenaici. Come poi il Serio trattò l’ influenza di questo degenere allievo’ di Socrate, di questo antagonista di Platone; così Francesco Paolo Ta- majo tolse a valutare l'influenza delle passioni sulla vita civile, in- dividuale* e sociale, ponderando il bene e ’1 male che da quelle di- mana, secondochè a buono o mal segno vengono indirizzate. CE Affini e limitrofe alla morale scienza sono la Politica, 1’ Econo- Feomca, Mia, la Statistica: e sopra questi tre rami abbiam qui udito a ra- gionare tre socii. Il Principe di Scordia ne dispiegava un quadro ben contornato sulla Politica delle differenti nazioni; dopo di che discendeva con vivaci colori a tratteggiare la nostra, di cui propo- neva importanti riforme. Sullo studio della Economia ne comuni- cava le sue idee Sa/vadore Costanzo, il quale ancora ne forniva un pieno ragguaglio del suo stato fra noi. E poichè due grandemente proficui stabilimenti tra noi sorgeano ad un tempo, io dico l’Ist- tuto d’Incoraggiamento e la Direzione della Statistica; come ll’ uno mira a migliorare e promuovere la doppia Economia, cioè la ur- bana e la campestre, le arti e l’agricoltura; così l’altra ne fa intesi

. ACCADEMICA 13 del progredire o dello indietreggiare che fanno nel nostro suolo le utili istituzioni. Che però le Tavole statistiche d’ una delle nostre Valli ci appresentava Giovanni Schirò , alla cui diligenza pure dob- biamo una elaborata Topografia medica di Palermo.

La scienza della legislazione conta pure fra’ nostri socii non ispre- Giurisprudenza. gevoli coltivatori. Il lodato principe di Scordia, che fu alcun tempo alla testa del nostro Senato, e quindi alla mano del potere ammi- nistrativo, ne lesse un’ apposita sua scrittura sulle facoltà esecutive delle municipali amministrazioni , additando quelle parti che sono di lor pertinenza, e indicando le vie a ben disimpegnarne l’ officio. Ignazio Sanfilippo, già professore di Economia politica, volle di questa promuovere i vantaggi, salvare i progressi, tutelare i diritti, addi- mostrando gli effetti nocevoli che seco portava fra noi l’invalso si- stema proibitivo. Indi Gaspare Parlatore e Vincenzo Cacioppo , da bravi avvocati ne vennero ammaestrando, l uno sopra l’ Appello nelle cause criminali, V altro sopra i Sequestri detti d’ assicura- zione.

Il nostro benemerito p. Benedetto d'Acquisto , già Direttore della ritosotia. Sezione in voce, poi vice-presidente del Corpo intero, di tre suoi ra- gionamenti ne fe’ copia sopra tre differenti subbietti. Il primo è filosofico, sull’origine delle idee, ove passava a disamina i tanti sistemi sopra ciò escogitati ad ogni tempo dagl’ideologisti, ed ul- timamente dal celebre Antonio Rosmini. Il secondo è critico sul reale od immaginario, verace o chimerico , proficuo 0 pernicioso pro- gresso umanitario, di che mena alta boria I’ età presente. Apo- logetico era il terzo, sulla verità della religione cristiana, ch'ei tolse a dimostrare con principî di analisi, e con nerbo di metafisica. Nella quale scienza per altro quanto egli valesse, ne fan prova gli Ele- menti di filosofia fondamentale, o Analisi delle facoltà dello spirito umano, da lui insegnata e messa in luce; oltre al Sistema della scienza universale, ove maestrevolmente discorre su la origine, fine, connessione delle umane cognizioni; senza dire il bel Corso di Fi- losofia morale e l’altro di Dritto naturale (pubblicato già l'uno, e l’altro prossimo a pubblicarsi), due rilevanti facoltà ch’ei con pari decoro suo e profitto degli uditori professa in questa Università.

Terza sezione.

Linguaggio.

Poetica.

Comenti.

14 RELAZIONE E tali son sottosopra i lavori della seconda Sezione: vegnamo da ultimo a quei della terza.

A quest'ultima si dischiude un amplissimo campo, o, a dir meglio, tanti campi si offrono a correre, quante son le province dell’amena letteratura. Eloquenza e Poesia, Storia civile e letteraria, Critica ed Erudizione, Filologia e Polimatia, tutto va sottoposto al suo dominio, tutto dimanda le sue ricerche, non escluse tampoco le arti belle. che sono affini alle belle lettere.

A farci dal Linguaggio che si conviene in tali trattati, non senza sostegno di ragioni, non senza peso di autorità manteneva il socio can. Francesco Bagnara doversi nella sacra oratoria rendere più co- mune e più popolare l’italiana favella, siccome quella che dall’ un canto meglio confassi alla dignità della divina parola, alla maestà del pergamo, e dall’altro serve a dirozzare il nostro popolo, il quale sarà sempre barbaro finchè non acquista comunanza d’idioma coi popoli italiani, cioè con quelli il cui commerzio può solo ingen- tilirio.

La Poetica facoltà ebbe nel cav. Leonardo Vigo un critico trat- tatore, ed in ciò giudice competente, siccome colui che ha fornito al nostro Parnaso non poche lievi dovizie di valore poetico nelle svariate maniere di carmi da lui pubblicati. Egli dunque ci venne divisando qual esser voglia la Proposizione, quale l’Invocazione pro- pria dell’epico poema; come concepire si debba, e quando intra- lasciare si possa.

La divina Commedia dell’Alighieri, che altri ha riposta tra l’epiche poesie, altri tra le drammatiche, altri tra le romantiche, ed altri ne han fatto un genere tutto nuovo e tutto suo; la divina Com- media che vanta infiniti comentatori in Italia, non ne desidera cer- tamente in Sicilia. Oltre i comenti scelti, ordinati ed esposti dal professore Giuseppe Bozzo, ci abbiamo un discorso di Francesco Paolo Perez, sullo Scopo che si prefisse Dante nel suo poema; ed un altro di Filippo Villari a schiarimento di un passo ancipite del medesimo; senza dire altri studì fattivi intorno da altri che leggonsi nei nostri giornali.

ACCADEMICA 15

Avendo il nostro M. Giuseppe Crispi, già vice-presidente dell’Ac- cademia, volgarizzate le greche Orazioni del siracusano Lisia, volle darcene conto in ragguagliandoci e dello stile e della vita di questo, e del merito e dell'eccellenza di quelle. Egli poi con altro discorso tolse a raffrontare l’Eloquenza del foro antico colla moderna, mo- strando in che l’una vantaggisi sopra l’altra. Somigliante lavoro avea condotto a perfezione il benef. Luigi Garofalo sulle greche aringhe di Gorgia leontino, di cui non pure ci dette una elegante versione, ma ne illustrò la vita, ne bilanciò il merito, ne rivendicò l’eccel- lenza. Oltre a che, avendo poi mandati ai tipi nostrali i tanto ac- clamati da tutta l’antichità, ed oggi finalmente rinvenuti libri della Repubblica di Cicerone, comentati dal Mai che ne fe’ la scoperta, e tradotti dal principe Odescalchi ; egli medesimo in varie sedute ci venne intertenendo sopra i principî e le opinioni e le dottrine insegnate da quel sommo politico, e sparse nei suoi immortali vo- lumi intorno all’ottimo governo degli Stati.

Tre poeti lirici siciliani ci fiorirono nell’ epoca ellenica, Xanlo, Aristosseno, e Stesicoro, dei quali oggimai non ci avanzano che scarsi frammenti, ma ne sopravvive pur vegela la rinomanza. Di essi per- tanto una memoria ne venne leggendo il Cav. Francesco de Beau- mont, la quale poscia comparve nell’Effemeridi scientifiche e let- terarie; donde apparisce quanta elevatezza nei pensieri, quanta fi- nezza nelle immagini di questi tre nostri si fosse, da non dover gran fatto invidiare ai tre corifei della Grecia madre, Pindaro, Saffo, ed Anacreonte, solo in ciò più felici, perchè involati furono alle ingiurie dei tempi.

Dacchè il nostro Scinà ebbe raccolte ed illustrate le sparse reli- quie in prima d’Empedocle, e poscia d’Archestrato, parecchi elle- nofili s'invogliarono di seguirne l'esempio, e di emularne la dili- genza, dandosi a racimolare gli avanzi d’altri scrittori greco-sicoli. Tal fecero i nostri colleghi emeriti Celidonio Errante a Dicearco, Luigi Tirrito ad Epicarmo, M. Giuseppe Crispi a Diodoro: il quale ultimo voltò in favella nostra i brani greci dei libri perduti dello storico di Argira; brani diseppelliti recentemente, con altri assai di cento antichi greci e latini, dall’instancabile bibliotecario della Va-

Versioni.

Lirici greci.

Altri greci.

Storia Iette- raria.

Epoche an- tiche.

16 RELAZIONE

ticana Angelo Mai. Un degno allievo del Crispi, l’abate Nicolò Spata, ci rendeva ragione del lavoro già pubblicato dal suo maestro ; le cui orme laudevolmente battendo, prese anch'egli a volgarizzare e l’epistole di Platone a Dionigi tiranno di Siracusa, a Dione, ad altri siciliani, e i frammenti da se parimente raccolti di Timeo, di Eforo, di Teopompo, di Callia, da lui pubblicati quali in separate edizioni, e quali nella Biblioteca greco-sicola testè cominciata stamparsi. Di queste patrie beneficenze ne ha egli dato contezze a noiin più discorsi, e al pubblico nei preliminari ai detti frammenti. Donde fia ben agevole a chicchessia l’argomentare come e quanto dai nostri Soci siasi coltivata e promossa la critica, l’erudizione, la filologia, e la lingua ellenica, degna madre della romana e progenitrice delle europee.

La Storia letteraria non istette meno a cuore ai nostri: e benchè non ne abbiamo sinora una compiuta e finita in tutti i numeri, pur contiamo differenti periodi presi da loro ad illustrare. Lo Scinà lascionne il periodo greco in tre memorie, oltre il Prospetto del secolo XVIII in tre volumi. Il Cav. Francesco Ferrara, già nostro vice-presidente, de’ nove tomi di Storia generale della Sicilia, con - sacrò il sesto alla Storia letteraria, come i primi cinque alla civile, e itre ultimi all’antiquaria, all’artistica, alla naturale. Giovanui Schirò ci venne diciferando le Relazioni dei popoli di Epiro colla Sicilia, nei tempi che il nostro commerzio marittimo era meglio in fiore che oggi non è.

Che se quest'Isola tanto è più travagliata, quanto è più bella; perocchè quanto più bella, tanto più ambita da stranieri conqui- statori, che col sottometterla al loro servaggio vi ecclissarono in gran parte l’avito splendore: non per questo dimenticò al tutto le prische glorie del tutto spense le scintille del ‘genio. Il socio nostro Saverio Scrofani, già membro onorevole dell'Istituto di Francia, nella egregia sua opera della Dominazione degli stranieri in Sicilia, ha ben chiarito qual essa si mantenesse sotto i Greci, sotto i Fenici, sotto i Cartaginesi, sotto i Romani, i Bizantini, ji Saraceni, e le altre dinastie susseguenti. Degli Arabi specificatamente ne addimostrava il Principe di Scordia, qual fosse il governo, quale la coltura; e dopo

ACCADEMICA 17 lui il dottor Gaspare Parlatore porgeane un quadro delle scienze lettere ed arti professate dai Saraceni in Sicilia: quadro che doveasi più estesamente incarnare da Carmelo Martorana, se data ne avesse la continuazione delle sue dotte Notizie storiche dei Saraceni in Si- cilia, di cui non abbiam per le stampe altro che i primi due libri.

Dal discacciamento di questi popoli, e dalla fondazione della Mo- narchia per opera dei prodi Normanni prende cominciamento il glorioso periodo della odierna civiltà e della moderna coltura. Intra le illustri famiglie, venute con quegl’invitti conquistatori ad abitar la Sicilia, vantaggiasi la nobilissima dei Ventimiglia; e di questa ap- punto ci espose Agostino Gallo le origini, le diramazioni, le pre- minenze; nel mentre che Ignazio Incontreras , stendendo più oltre le sue vedute, venia tracciando l’origine e i progressi della civile società; intorno a che vi son nete, o Signori, le ricerche fatte, le opinioni sostenute, le opere divolgate da cento scrittori.

Discendendo ai tempi a noi più vicini, possiam con onore men- tovare parecchi tra i nostri Colleghi che tolsero ad argomento di loro disquisizione i progressi delle arti e delle scienze in quest'ul- tima età. Tal fece Antonino Romano per due discorsi sulle vicende della letteratura italiana. Tal fece Bernardo Serio con altri due, uno sugli Studì delle cose patrie, l’altro sulla Letteratura d’Italia nel se- colo XVI; a nulla dire della sua Memoria ben lunga sulla istruzione pubblica di Sicilia nei secoli XVI e XVII, che leggesi stampata negli Atti. Tal fece Antonio di Giovanni Mira sulla Letteratura siciliana del secolo XVI, dove passò a rassegna i nostri più celebrati scrittori in fatto di oratoria, di storica, di poetica facoltà. Intanto il professore Gaetano Algeri-Fogliani , volendo tra noi propagare lo studio della sua favorita scienza, dico della medicina legale, da lui primamente introdotta nella nostra Università, tolse ad illustrare questo ramo di Storia medica, dimostrando com’essa può quasi dirsi nata in Si- cilia, e ridotta a dottrina fin da due secoli innanzi, benchè in pro- cesso negletta ed anco dimenticata dai nostri, n’andasse a ricevere novella vita e consistenza nel Continente. i

A promuover le lettere per le differenti classi della Società, ave-

vamo collegi, avevamo licei, avevamo accademie, avevamo università. 3

Medie.

Moderne.

Scuola.

Istituto dei sordi-muli.

Dialetto si- colo.

18 RELAZIONE

Ma tutti cotesti stabilimenti non servivano che alla istruzion secon- daria : ne mancavano tuttavia dei propri e comuni allo insegnamento elementare. Questi sono dovuti al raffinamento del secol nostro, nel quale l’ Alemagna mettea in campo le scuole normali, V In- chilterra le /ancastriane. E le une e le altre furono favorevolmente accolte e fruttuosamente allignarono in Sicilia. Però è che i due direttori delle medesime si piacquero renderne minuto. conto alla Accademia : il sacerdote Pasquale Pizzuto dimostrò i vantaggi del metodo normale: il professore Nicola Scovazzo giustificò quello del mutuo insegnamento : sopra che altresì ne ragionò da capo Gaetano Daita, a lui succeduto in questa Direzione.

E poichè di scuole favelliamo, non vuol trasandarsi quella che tanta celebrità ebbe acquistata al benefico abate I’ Epée che funne l’inventore, quella io dico dei sordi-muti, con tanto profitto già propagata per ogni dove. Avendola pur introdotta in questa città, non senza gravi suoi stenti, il paziente non meno che beneficente Ignazio Dixitdominus, rappresentossi una volta alla nostra Assemblea, e dei travagli da durati, dei tentativi da replicati, dei frutti da raccolti per questa fitantropica istituzione dienne un compiuto ragguagliamento. Per tali trovati, per siffatte scuole elementari veg- giamo omai accomunata per fino alle infime classi quella istruzion letteraria che da secoli parea riservata ai ceti esclusivamente civili; e possiam vedere con nobile compiacenza renduta comune la colta favella d’Italia, che per lo addietro ignoravasi da quelli eziandio che pur sentivano innanzi nel maestevole idioma del Lazio.

L'applicazione però a queste due lingue non fece al tutto dimen- ticare il materno. dialetto , che. pur da molti si crede più antico ancora, e forse anche padre « della lingua volgar cotanto in pre- zio ». Vero è che non essendo esso adoperato nelle scritture , tampoco nei pubblici uffici, appena troviamo chi siasi data la briga di sottoporlo a leggi grammaticali, se si eccettuano alcuni pochi che ne lasciarono alquante osservazioni per agevolare agli stranieri l’intelligenza dei poeti siciliani; giacchè altro che in poesia non fu adottato questo dialetto. Or a spianare viemaggiormente l’uso di questo, a dichiararne i propri modi, le proprie frasì , i propri

ACCADEMICA 19 motti proverbiali, fur compilati parecchi vocabolari siciliani : intra i quali vanno dalla maggiore quelli di Michele del Bono e di Fran- cesco Pasqualino nel secolo andato, di Vincenzo Mortillaro e di Ro- sario Rocca nel nostro.

Gli studî spesi sopra ciò dai nostri antichi venne ripilogando il Cav. Leonardo Vigo con apposita diceria, che leggesi nei tomi XVITI e XIX delle E. meridi nostre; con che prese a dimostrare il bisogno d’un più completo Dizionario, la cui compilazione mostrava non ad altri meglio competere che ad una Accademia intera, ed a questa nostra segnatamente, siccome all'Accademia della Crusca l’Italia, a quella dei Quaranta la Francia, alla Castigliana la Spagna, alla Lu- sitana il Portogallo van debitori de’ più accurati loro Vocabolari.

Accolse di buon grado la nostra una proposizione che scorgea tanto a gloriosa, quanto proficua alla nazione; e un comitato ereò per discuter gli articoli da quel Cavaliere proposti, per mo- dificarne il progetto, per determinarne il metodo, e per riferir sul- l'assunto. Quattro illustri membri di questa Assemblea tennero nella mia stanza le loro non poche riunioni, finchè il segretario di questa commessione Gaetano Datta ne distese e quindi lessene il ragionato rapporto; con che parea finito il negozio. Ma fatto sta che allora appunto abortì ed andonne in fumo, posciachè difficoltà insorte al di fuori e renitenze sopraggiunte al di dentro, prima sopirono e poi estinsero il maturato disegno.

E tali sono i lavori moltiplici e svariati fatti dalla terza Sezione intorno ai differenti rami dell’ amena letteratura : ai quali qualche allro possiamo aggiugnerne intorno alle arti: com'è quello del Duca di Serradifalco sopra un Plinto trovato nel teatro di Siracusa; quello di Luigi Garofalo sopra i Musaici della real Cappella palatina; quello d’Agostino Gallo sopra il famoso Quadro di Raffaello un esistente allo Spasimo. Ma noi da quest’ ultimo ci attendiamo ancora una Storia finita delle arti belle siciliane, come già l’abbiamo di varì artisti da lui medesimo accuratamente storiati.

E qui per ultimo mi cade in acconcio fare un rapido cenno degli illustri personaggi, cui l’ Accademia ha onorevolmente tributato i meritati encomî; ed è questa una pratica, quanto usitata da tulte

Vocabolario.

Comitato.

AGLI

Elogi.

A'tri

Epilogo.

20 RELAZIONE

le letterarie radunanze, altrettanto ragionevole e ben dovuta a’ me- riti di coloro che nella carriera da noi battuta e ci. precederono coll’ esempio, e ci confortarono coll’autorità, e cogli scritti ci al- luminarono. Pertanto di tali elogì ne abbiamo udito due dall’ or no minato signor Gallo, allora segretario, oggi direttore della terza Sezione : l'uno fu da lui detto alla memoria del chiar. Giuseppe Haus, istruttore dei nostri Principi reali, ed autore di dotte lu- cubrazioni; l’altro in lode dell’avvocato Ignazio Scimonelli , ultimo presidente perpetuo dell’Accademia del Buon-gusto , e scriltore an- ch'egli di poesie siciliane. Dopo lui, Ferdinando Malvica due altri pieni elogì leggeva, e poi pubblicava, uno del conte Leopoldo Ci cognara, straniero bensì di patria, ma notissimo per la famigerata sua Storia della scoltura; l’altro di Domenico Scenà, cui e Vincenzo Mor- tillaro a Palermo, ed Emmanuele Garofalo a Messina, e Raffaele Liberatore a Napoli renderono un consimile omaggio, oltre a quello di Federico Napoli che leggesi negli Alti nostri.

Oltre a questi, per passarmene sol di volo, raccorderò avere con- simile tributo di laude renduto il signor Principe di Trabia, già pre- sidente nostro, al ch. maestro Vincenzo Bellini > Michele Amari a Mons. Paolo di Giovanni; Lorenzo Ciprì al can. Stefano di Chiara 5 Gaetano Algeri al prof. Antonino Furitano » Vito Ondes all’avv. Giu- seppe Scibona ; Andrea Bivona e Gaetano Cacciatore ai lor genitori Antonino e Nicola; Vincenzo Garofalo al suo germano Luigi; Bernardo Serio al suo prozio Antonino Mongitore. ed inoltre all’ antico Stenio Imerese, ricordato da Tullio, ad Antonio Beccadelli, detto il Panor- mita, al marchese Tommaso Natale, al barone Pietro Pisani, al Cav. Antonio di Giovanni Mira. Codesti meritati elogi, che rendon chiara la fama dei laudatori nientemeno che dei laudati, dopo avere ri- scossi non mentiti plausi dalle numerose corone, passarono a ricevere il premio, quasi tutti, della pubblica stampa, a cui oggi è serbato dare agli scritti l'immortalità.

Ecco in brevi tratti delineato il quadro delle fatiche accademiche, ecco in iscorcio lo specchietto delle lucubrazioni svariate che nel periodo sopraccennato si sono in questa Raunanza prodotte. Meri- tava al certo questo quadro di venire presentato più in grande e

ACCADEMICA i

di più vivi colori pennelleggiato. Ma già si disse sul bel principio che ciò non doveasi delle già pubblicate, e non potevasi delle smar# rite. Nulladimeno questa qual che siasi abbozzatura potrà bastare a dar un'idea del cammino finora battuto, e del sentiero che ri- mane a percorrere. Abbiam posto in una e semplice prospelliva i passi dati dall'anno della restaurata Accademia 4852 fino all’ anno del politico rivolgimento 4848, nel quale ella si tacque.

Ristabilito poi l'ordine pubblico, ripigliò essa le sue esercitazioni: ma noi di queste non faremo parola, perciocchè il nostro socio Federico Lanza Duca di Castel-Brolo, Segretario della prima Sezione e Tesoriere dell’Accademia, ha già renduta di comun ragione per le stampe la Relazione generale degli ultimi due anni, e dato conto minuto dei nuovi Socì ascritti, e delle Corrispondenze nazionali e straniere, ec dei Defunti accademici, e della nuova Magistratura, e infine delle Memorie lette da lui medesimo e dai Socì Pietro Cal- cara, Domenico Ragona, Ignazio Salemi, Filippo Majorana, Giuseppe Biundi, Gaspare Parlatore, Pietro Sanfilippo, Nicola Spata, Giuseppe di Lorenzo. Ai quali eran certo da aggiugnere i nomi del Direttore Agostino Gallo, del p. Giuseppe Romano, del D". Francesco Longo, che lessero posteriormente.

Gli argomenti da loro trattati fino al d’oggi (per toccarli sol di sfuggita) sono « L'origine e i progressi dell'agricoltura e pastorizia in Sicilia; Utilità dello studio delle scienze agrarie; Sopra il com- mercio dei grani in Sicilia; Sopra la cultura dei pomi di terra; Sulla pescagione delle alalunghe in Sicilia; Cenno storico della clinica medica in Palermo; Sopra le febbri intermittenti e perniciose; Sopra due generi di febbri infiammatorie; Sul coraggio e’! modo di per- petuarlo in una nazione » ; e ciò per conto di naturaliscienze. Al ramo di belle lettere fanno i Discorsi sulla antica letteratura sici- liana, e quei su alcune Medaglie inedite sicole , e le Istruzioni da raccogliersi nei viaggi. Dei quali ragionamenti alcuni già videro la pubblica luce, ed altri vanno compresi nel presente volume.

Gli ultimi due discorsi rammemorati dal Brolo furon da me letti i primi: nell’uno dei quali, allorchè si riaperse questa Compagnia, dava conto. dei suoi passati lavori, come praticato abbiamo colla

Nuova serie.

Nuovi discorsi.

Dutisagogiei

Annunziî.

Diadema

MEA002

gio

Mecenate.

Accoglienza.

22 RELAZIONE

presente rassegna : l’allro metteva in veduta i lavori venturi, e we scompartiva i rami, e suggerivane i modi da immegliarsene l’an- damento, onde procedere con più felice successo e rendere frutti non perituri. Imperciocchè le Accademie allora soltanto sono sti- mabili, qualora si rendon utili; ed utili non torneranno, se non quando e sopra materie interessanti si versano e con metodo fe- golare progrediscono.

Oltre a questo (per non tardare di troppo il far consapevole il pubblico , che prende interesse ai letterarì stabilimenti), due arti- coli venni sul conto nostro inserendo nell’unico giornale letterario che qui avevamo al 4854, diretto da un nostro collaboratore. Nel primo, premessi brevi cenni storici dell’Accademia, annunziavamo i nomi del nuovo Magistrato, e i sunti dei letti discorsi davamo : nel secondo pagavamo un tributo di gratitudine a quei generosi che furon cortesi all’ Accademia delle opere da lor pubblicate, notan- done i titoli classati per le diverse materie.

Questa primaria Accademia della Trinacria pregiasi di contare a suoi mecenati i Governanti supremi dell’Isola. Ebbelo fin dalla prima restaurazione in persona di S. A. R. il Principe Leopoldo , Conte di Siracusa, il quale e n’approvò i novelli Statuti, e nominonne i Soci primieri, e durante sua presenza fra noi il rimodernato Istituto favoreggiò. Venuto testè a prender le redini di questo governo il tanto benemerito Principe di Satriano, degna progenie di quel Gae- tano Filangieri che seppe a scienza ridurre la Legislazione; nostro primo pensiere, nostro voto uniforme fu di partecipare all’onoranza di averlo per capo, siccome già da più anni lo contavamo tra i più illustri Soci Onorari.

In adempimento di quella unanime deliberazione , il Magistrato Accademico introdotto all'udienza di S. E., gli presenta il Diploma con esso il volume degli Atti, presandolo a voler di sua protezione onorar questo Corpo scientifico della Capitale, come fatto si avea a più altri dell'Isola che del suo nome si adornano.

Accolse l’ottimo Principe colle più cortesi maniere e il dono e i donatori e la inchiesta : contento alle gentili significazioni di affetto e di umanità, onde rispondere al nostro riverente omaggio,

ACCADEMICA ‘23 degnava esprimere i grati suoi sentimenti con un foglio steso tutto di proprio pugno, e tale che non sappiamo se torni maggiormente ad onore del Corpo a cui va diretto, o a testimonio della benignità che l’ebbe dettato. Stimiamo pertanto convenirsi a decoro dell’uno, a riconoscenza dell’ altra, che gli sia data la maggiore pubblicità, rendendolo a notizia dell’universale, perchè tutti sappiano di qual muova onoranza si allieti l'Accademia Palermitana.

Stimatissimo Signore

« L'Accademia Palermitana compartendomi l' alto onore di chia- marmi a suo protettore, non certo per mio merito, ma qual rap- presentante del Re Signor Nostro, ha voluto mostrarmi che sotto il benefico governo di Ferdinando II il culto delle severe scienze e delle umane lettere è tornato in onore, e che le condizioni dei tranquilli tempi in cui viviamo danno allo svolgimento delle utili discipline un fecondo impulso: del che mi porge anche irrecusabil prova il bel volume degli Atti accademici che mi offri a nome di quell’illustre Consesso.

«Io sono certo che i dotti lavori dei nostri Consocii cresceranno sempre più quel retaggio di glorie scientifiche e letterarie, delle quali va a giusto titolo superba questa Terra che fu culla al gentile idioma sonante e puro; e sarà sempre per me argomento di onesto orgoglio il pensare che mi vollero essi compagno , segnando fin dall'anno 1833 il mio nome nel loro Albo accademico.

« Ella intanto vorrà farsi interpetre con l'Accademia Palermitana di Scienze e Lettere di questi miei sentimenti, assicurandola che non trascurerò di leggere il suo Statuto ora ridotto ad ordine migliore, sicuro come sono di trovarlo rispondente al suo scopo.

« Gradisca, Signor Segretario Generale, le assicurazioni della sen- tita mia stima e della considerazione mia ».

Palermo 4 maggio 1852.

CarLo FILANGERI PRINCIPE DI SATRIANO. All’Egregio p. Alessio Narbone Segretario generale dell’Accademia Palermitana.

Lettera.

Escquie Presidente.

24 RELAZIONE

Rimaneva che l'onore da Lui compartito per iscrittura si rendesse visibile dalla presenza; tardò la occasione di farlo. Il degnissimo Presidente can. Alessandro Casano, non per anco compiuto un biennio di sua gestione, con grave perdita delle lettere chiudeva la mortale carriera. Il Corpo accademico si recò a debito di pagare al venerato suo Capo un tributo di onore, e stabili un giorno per satisfare a tal atto di pietoso ufficio. Fu questo il di 19 dello scorso settembre, nel quale l'Aula senatoria si vide nel suo ingresso apposta una ben lunga Iscrizione funebre che latinamente sponeale virtù dell’estinto, dettata dal socio prof. Nicolò di Carlo : in fondo poi il ritratto del defunto da sperto pennello, pendente in mezzo a pregevoli drappi. Strepi- toso fu il concorso, e questo de’ più qualificati personaggi: tra cui distinguevansi l’ Intendente della Provincia, il Pretore della Città, coll’Eccellentissimo Senato, il Direttore di polizia e parecchi maggiori Uffiziali, senza dire i Canonici del Duomo e i Professori dell’ Uni- versità, venuti gli uni e gli altri ad esequiare un loro Collega ca- nonico e professore. Ma lo splendore di tanta corona venne super- bamente accumulato dalla presenza dell’esimio Mecenate novello, che in compagnia dell’esimio marchese Arrigo Forcella, Amministratore di Casa reale e nostro Socio onorario, e d’altri Gentiluomini di Ca- mera, recossi a udire l’Elogio funebre, letto dal prof. Giuseppe Bozzo, che qui ora si rende di pubblica ragione. Tal si era il corso che in questo ventennio ha tenuto la nostra Accademia.

DESCRIZIONE. DELL'ISOLA DI PANTELLARIA

DI

PIETRO CALCARÀ

DIRETTORE DELLA PRIMA SEZIONE DELL'ACCADEMIA, PROFESSORE DI STORIA NATURALE NELLA R. UNIVERSITA’ DEGLI STUDÌ DI PALERMO, SOCIO DI VARIE ACCADEMIE NAZIONALI E STRANIERE, EC. EC.

Memoria comunicata dall’autore in gennaro 1853.

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PREFAZIONE

Essendo stato mio proponimento dopo le più attente ricerche natu- ralistiche esequite sopra una contrada qualunque quello di tesserne una apposita memoria, e conoscendo che ciò influisce a sommo utile per il progresso della storia naturale della nostra Sicilia, è mio pensiero oggi inserire negli Atti accademici la descrizione dell’isola di Pantellaria, la quale per gli svariati obbietti che contiene e per la mancanza di analoghe descrizioni la reputo di sommo interesse per coloro che cer- cano delle nozioni statistiche di una regione così ammirevole nelle sue naturali produzioni.

Il metodo da me adottato è pressochè conforme a quello posto în uso per le descrizioni di altre isole, cioè Ustica, Lampedusa e Linosa ; quindi dividerò la memoria in nove capitoli, nel primo tratterò della Geografia fisica, nel secondo dell’ Idrologia, nel terzo esaminerò i minerali e concerne l’ Orittognosia , nel quarto le rocce ed i terreni per cui verrò esponendo la Geognosia; la trattazione della Geogonia

2 PREFAZIONE formerà lo scopo del capitolo quinto; in seguito tratterò nel sesto ca- pitolo della Botanica, nel settimo della Zoologia, nell’ottavo della Agri- coltura, e finalmente l’ultimo capitolo abbraccerà la Storia civile del- l’isola a cui fa seguito la carta topografica della medesima.

Nello sviluppo di siffatti argomenti, se lo scopo è în parte raggiunto, spero che mi saranno indulgenti i benevoli lettori, affinchè possa con alacrità istituire simiglianti lavori sulle altre isole adjacenti alla Si- ciha tutt'ora non convenientemente illustrate (1).

(1) È uopo tributare i giusti encomj all'ottimo mio amico Dr. Alfonso Errera, il quale molte agevolazioni e notizie mi ha somministrato circa la descrizione dell’isola di Pantellaria sua patria.

DESCRIZIONE

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA

CAPITOLO T,

GEOGRAFIA FISICA,

Nel mediterraneo ai gradi 36°, 30° di latitudine e gradi 9°, 44’ di longitudine E per Parigi, sorge l'isola di Pantellaria altrimenti detta Cossura dagli antichi. Essa dista, in direzione NE 4 N, dal Capo Granitola 350 miglia marittime, che è il punto più vicino alla Sicilia, e miglia 57 da Capo Gobia nella direzione O, punto più pros- simo all’ africana costiera. Dall’ isola di Lampedusa si discosta per 76 miglia nella direzione SSE, e per miglia 58 da Linosa da SE 4 al S.

La forma in generale dell’isola di Pantellaria è pressochè di un ellissoide irregolare allungato , stretto alquanto nell’ estremità che si dirige al NO; il perimetro si reputa di miglia 36 e mostrasi fre- quentemente sinuoso.

La maggior lunghezza di quest'isola si è da NO a SE, cioè dalla Cala di san Leonardo all’altra dell’arena che si può calcolare 14 miglia siciliane, e la sua massima larghezza apparisce tirando una linea diagonale dalla Punta Lunga all’ altra della Polacca, e la minima si rimarca dal lido della Pozzolana a Suvachi.

È osservabile che il centro dell’isola ed il suo lato diretto a SE mostransi elevati e montuosi; mentre bassa ed a piani inclinati. si osserva l’isola dal lato opposto.

Per offrire un’ esatta descrizione fisica di questa estesa isola ho

®

4 DESCRIZIONE x divisato considerarla per la varia gradazione dei terreni rispetto al livello del mare, riserbandomi in fine del presente capitolo la con- siderazione geografica del suo perimetro.

Riguardandosi dal geografo l'isola di Pantellaria dall’ apice della montagna grande affine di conoscere le varie graduazioni del sot- toposto suolo, può facilmente dividersi in quattro parti distinte cioè:

4. In suolo basso che poco si eleva dal livello del mare.

2. In suolo medio elevato, nel quale s’ includono le colline e le braccia dei monti.

5. In suolo alto, rappresentato dal corpo della montagna.

4. In littorale.

Per riuscire meglio coll’analisi geografica ho giudicato dividerla in quattro sezioni, tirando due linee rette che formano angolo di coincedenza sulla vetta della montagna grande, le quali dirigonsi la prima dal punto del paese al Cortigliolo, e l’altra dalla Cuddia di Scauri al lato opposto Gadir.

SI

Suolo basso che poco si eleva dal livello del mare.

Parallella alla linea da noi indicata per circoscrivere la prima sezione del suolo basso e poco elevato dal mare si appresenta la contrada detta Gadir (4) diretta a NE 4 N il cui suolosulle prime è orizzontale ma che poscia si vede elevare laddove si continua colla contrada denominata Khkamba (2); vetroso e scabro offresi il piano situato nella linea che giugne al limitrofo sito della Cala Cot- tone continuandosi sino al Khagzar (3) il quale mostrasi bastantemente. elevato con ripido aspetto; avvicinandosi poi lo sguardo verso la pendice della montagna si scorge la suddetta contrada di Khamba il cui suolo quasi piano si estende in pianura allungata. Prose-

(1) Nome di arabica etimologia Gadir che significa stagno, palude.

(2) Nome anch'esso di arabica origine che vale Khannab canape, cioè sito ove un tempo coltivavasi tale utile pianta.

(3) Questo nome viene da Hagiar che vale pietra, per cui sito pietroso.

DELL’ISOLA DI PANTELLARIA 5 guendo ad osservare tale regione dell’isola e passando dalla parte periferica verso il centro, succedono le contrade di Khafar(1) e Bu- geber (2), la prima offre il terreno avvallato che avvicinandosi al littorale si eleva e poi si appiana inclinandosi al littorale medesimo; la seconda contrada mostrasi a piano inclinato verso il lago.

Il lago detto impropriamente Bagno da quegli isolani è scavato e circoscritto da un regolare cratere di circa tre miglia di perimetro for- mato dalla contrada di Bugeder, Khartibugal e dalli Zinedi (3). Le coste di questa escavazione craterica sono in parle conformate a salita murale, altre tagliate naturalmente a scarpa, e piano mostrasi il fondo, in gran parte coperto d’acqua alcalina, la cui circonferenza si è calcolata circa un miglio. Ho inoltre con varie sperienze baro- metriche calcolato che la linea di livello dell’acqua del lago coincide perfettamente a quella del mare vicino la spiaggia di Khartibugal.

La contrada detta del bagnosi presenta tutt’affatto piana e ben col- tivata; alla parte superiore della costa del lago a NE succede Khar- tibugal la quale mostrasi di poca estensione data interamente alla cultura e riconoscesi tal suolo per la sua orizzontalità, sebbene esso elevasi alquanto con dolce inclinazione nella costiera del Jago e più d’ogni altro nella parte che si continua con Cumbà. Nella direzione NNE di Cumbà offresi la contrada di Campobello che è piuttosto piana presso la spiaggia ed elevata con angolo sagliente verso Khadiugia (4) che mostra la stessa natura di terreno. Suc- cedono poi, avvicinandosi al paese, le contrade di Zyton (3) e Kha- ruscia (6) che sono presso che piane con dolce inclinazione verso il mare, e fanno seguito alle stesse Zubedi, (7) Masara, Santachiara,

(1) Dall’arabo Hafar pozzo.

(2) Da Obugeber pane.

(3) Da Zined, pietra focaja.

(4) Proviene dall’arabico Hudag coloquintide o melone velenoso, sito ove a pre- ferenza nasce spontanea la coloquintide.

(5) Da Zitun oliva.

(6) Proviene dall'arabo Harasehia che vale sito aspro o scabroso.

(7) Da Zubeb che vale mosca o ape, sito ove dimorano le pecchie.

6 DESCRIZIONE Bovimarino, San Leonardo in cui apresi quella valle circolare ove trovasi fabbricato il paese. A sinistra del paese, percorrendo la strada che si parte dal suborgo, s'incontrano le così dette Matarette, quindi il Codo che è piano esi continua con Arinella e Balati, così detta quest'ultima contrada, perchè si possono ivi estrarre lastroni di pietra con molta facilità; presso le indicate contrade altre se ne rinvengono anch'esse quasi piane e sono Khasen (A) Mursia Dhakhalè (2), Farkhicalà è Midichi (3); è note- vole che le medesime trovansi circoscritte e limitate dal mare e dai monti di Sant'E/mo, e Gelfikhamar (4).

Dopo che il geografo ha precisato tutti questi indicati siti del suolo che poco si eleva dal livello del mare e che stanno compresi in questa prima sezione, ripiegando novellamente il suo sguardo alla parte posteriore del monte di Ge/fi&khamar vede in altro orizzonte la vasta ed elevata contrada detta Cimillia che signoreggia l’altra di Suvachi (3) la quale offre un suolo basso, piano, ma però di pic- cola estensione che va a terminare col propinquo mare: al di sopra della stessa e collaterale a Cima/la trovasi Novricibì signoreggiato da Tricbonsulton e Scirafi (6) che verso il mare presenta una piccola collina che scende per la contrada di Salaria; dopo Scirafi succede alla parte superiore la vasta contrada di Buecurami (7): è rimarchevole in quest’ullimo sito, precisamente nel fondo del signor Gaetano Valenza collaterale al casamento, una buca diretta a maestro incavata nella roccia vetrosa; per essa esce un’aria freddissima (8) la quale diviene costantemente più intensa allorquando nella calda stagione spira vento

(1) Proviene da Husen che vale colle arenoso e alto. (2) Da Dahala cioé pozzo coll’imboccatura stretta. 3) Da Medik luogo angusto. ) Si riferisce all’arabo Ge/f-Hamar cioè asino scorticato. (9) Da Suvach cioé terra molle, lutosa nella quale vi si immergono i piedi. (6) Proviene da Schiarif luogo alto e nobile. (7) )

(8) A 22 giugno 1846 ed alle ore 23 d’Italia quando la temperatura atmosferica segnava gr. 26 R. l’aria della buca faceva discendere il mercurio del termometro a 15° R.

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA 7 di ES; gli abitanti di quelle campagne espongono alla corrente molte vivande le quali dopo poco tempo divengono anch'esse freddissi- me. È probabile che siffatta buca peri moltiplici ed interni an- dirivieni dei suoi canali comunicasse con altri opposti orificì che metton foce in siti lontani esposti ad altri venti, e chela mancanza di comunicazione della temperatura dell’ aria esterna nella circostanza di trovarsi elevata non potendo esercitare azione di equilibrio con quella interna producesse l’importante fenomeno di sopra indicato.

In continuazione di Buccurami succede Scirafi sito piano che va a terminare colla Cuddia (1) di Sataria (2) e Venedisè; quest'ultima contrada confina con Sciuvechi (35). —In continuazione di Sataria si apre la vasta contrada di Scauri che per la sua conformazione dividesi in alto e basso; a piano inclinato essa si prolunga verso il mare mostrando per limite la roccia disposta a costiera che chia- masi Zichidì la quale viene limitata dalla Cuddia di Scauri che è appunto il confine assegnato dalla convenzionale linea retta divi- soria dell’isola.

Epperò se il geografo dall’apice della montagna grande percorre coll’occhio quella linea mediana che dal paese conduce al corpo della predetta montagna, in ordine di successione potrà comodamente osservare, presso a poco in questo raggio di visuale, oltre del paese, Itria, Luvedi, (4) Velcimursà (5) contrada piana e di notevole estensione; indi San Marco che estollesi in forma di collinetta quasi tondeg- giante, sito, ove gli archeologi rinvennero i ruderi dei monumenti dell’antica Cossura; alla cennata collinetta si succede San Francesco, Margana, Mugnia, Ruchèa, Santovito disposti in unica pianura; quindi seguitano Khannachi (6) e Khufrà (7) in cui il terreno mostrasi

(1) Il vocabolo Cuddia proviene dall’arabo Cudia che vale terra dura o cumolo,

(2) Si chiama con tal nome per l’abbondanza del timo capitato, pianta che da quei naturali si denomina Sataru da cui Sataria.

(3) Dall’arabico Schuk, che vale sito ingombro di spine.

(4) Da Luved presidio, luogo sicuro.

(5) Probabile che proviene dall’arabo Ve/gimarsa, cioè ingresso del porto.

(6) Dall’arabo Chanal che vale luogo angusto.

(7) Da Hufar fosso.

$ DESCRIZIONE molto avvallato; queste contrade confinano con i siti di Gelfiser, Sciuvechi, Khafefi (4) punti che trovansi collocati in linea mediana del paese; adocchierà inoltre il geografo Sibà (2) che elevasi sul livello del mare secondo Hoffmann 963 piedi parigini; tale contrada si congiugne col corpo della montagna grande, in modo che l’os- servatore dirigendosi verso il paese sulla diritta di Si6à troverà la piccola contrada detta Trikhirikhi (5) e nel lato opposto o sinistro l’ubertosa contrada di Munaster disposta a forma di ampio bacino della circonferenza di circa due miglia. Dopo di avere descritto il suolo basso e poco elevato sull’attuale livello del mare di questa parte anteriore dell’isola di Pantellaria limitato dalla linea retta che unisce il Gadîr alla Cuddia di Scauri, l'osservatore dal sito alto della monlagna potrà descrivere le altre contrade basse situate nella parte posteriore dell’isola medesima, il che lo eseguirà dirigendo oc- chio alla Cuddia di Scauri, cioè a sinistra ove troverà la vasta pianura di Scauri sopra, limitata verso la montagna coll’ altra di Kharebi (4) che confina con Cassà e nell’altro lato con Nicà la quale è signoreggiata dalla vasta pianura di Rikhal:(5) detto fuori e dentro. In Nicà scorre un piccolo torrente che nasce dalla Serraglia e si alimenta dall'acqua piovana che si cumula dentro taluni fossi: chia- masi esso impropriamente fiume di Nicà il quale dopo poco serpeg- giare scaricasi nel mare prossimo Da Iikhal dentro sino al punto del Cortigliolo si scorge la vasta ed ineguale contrada detta dietro l'isola, confinante colla Khania (6) e da questo sito uscendo per linea mediana s'incontra quel piano scosceso inclinato verso il mare che dicesi Tracino e quindi la Khamba che si limita col Gadir.

In linea medesima poi dal Cortigliolo che lambe il mare, avvi- cinandosi la visuale al corpo della montagna grande, succedono le contrade dietro l'isola e quindi Tricnakhalè, confinante col piano

1) Da Chaffef, venditore di gambiere. 2) Da Sibd leone.

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA 9 orizzontale dai lati craterici della Ghirlanda, a diritta della quale sta giacente la Serraglia che offre il lato diritto circolare ove s’innalza un lembo craterico, ed a sinistra Movegen.

$ II

Suolo di media elevazione ove descrivonsi le colline e le braccia delle montagne.

Il suolo che comprendesi in questo paragrafo è in gran parte rappresentato da piccole collinette che Cuddie si chiamano da quei naturali, e si rincontrano in quasi tutta l’estensione dell’isola così nella: sua parte bassa e anteriore che nella parte posteriore ove il suolo è molto ripido ed elevato. Cominciando l’ osservatore, dall’ apice della montagna grande, ad_esaminare tali geografiche particolarità, pria d’ogni altro potrà marcare la Cuddia del Gadir che estollesi in quel piano in forma conica poco elevata; a questa collina per al- quanto tratto vedrà succedere le tre collinette dette Cuddie dell Ferli dirette a NO tra le quali quella di centro è più grande; però sono tutte e tre di forma pressochè conica e sormoniala ciascuna dal rispettivo cratere di eruzione: inoltre alquanto a sinistra nella stessa direzione rimarcherà la Cuddia bruciata che discostasi circa » di miglio dal paese ; essa ha forma ovata, all'apice della quale una prominenza divide le due bocche crateriche ovate che la termi- nano; il cratere che guarda il NO nella base ha un diametro di canne 24 siciliane e l’altro cratere diretto a SE presenta presso a poco lo stesso diametro. Addippiù osserverà nelle vicinanze del paese verso NO, scorrendo la piccola e scoscesa contrada della Fac- ciata, una catena di piccole collinette che chiamano Monti, le quali, appresentano un cratere vulcanico ellissoide diretto a SE, ed altra serie di colline dette Cuddie di forma allungata di disuguale altezza, che possonsi riguardare quale unica elevazione di terreno. Indi si ravvisano le Cuddie rosse dirette a SSO con un cratere vulcanico ovato, situato in una incavatura fra queste due collinette, che a ri-

sore non risultano che di una sola collina allungata da E ad O e 2

10 DESCRIZIONE

va quello a metter fine nella sponda del mare vicino: per ultimo in questa parte dell’isola si trovano le Cuddie d'Almanza e le altre di Cufirà, che sono cinque, molto avvicinate fra loro, dirette a NO delle quali quella che più primeggia è detta dello Speziale;l’ultima col- lina che mostrasi nel punto opposto al Gadir è la Cuddia di Scauri o di San Gaetano che si eleva a cono con base larga dirigen- dosi a SO; se questa collina si esamina dal mare vedesi allora di aspetto piramidale la cui cima poggia sopra un sistema di strati che offrono colori vaghi di giallo, rosso e bigio da poter essere imitati nelle tele dal pennello dei paesisti.

Altre ed interessanti colline si possono notare nella porzione po- steriore di Pantellaria, fra le quali meritano tutta Vl’ attenzione del geografo li Cuddioli dietro l’isola, dirette a SE 4 S, la collina detta Cuddia Spatachiatta di forma conica però con base allargata. Merita di essere ancora annoverata la Cuddia Attalora, conica e larga alla base, formante una linea semicircolare che riguardasi come lembo del gran bacino di Serraglia e Ghirlanda e si estende sino a Capo e Serra punto il quale si eleva in prominenza circolare costituendo barriera colle pareti del bacino suddetto che si può considerare come il più grande cratere di sollevazione dell’isola. Finalmente l’ osser- vatore avvicinandosi al Gadir scorge la collina detta Cuddia della Khamma diretta a NNE di forma conica, e presso il corpo della Mon- tagna grande troverà due ripide collinette le quali sono di poco mo- mento a paragone di quelle da noi quì sopra descritte.

$ IL

Suolo alto rappresentato dal corpo delle montagne.

Di molto interesse sono per la scienza le speciali osservazioni geo- grafiche da potersi istituire sui monti dell’isola di Pantellaria; poichè la loro esatta oreografia spiega rapporti positivi sulle condizioni della loro genesi e sullaloro struttura geognostica : epperò onde più com- modamente offrirne un esatta €onoscenza mi fo ad esaminarli non solo dalla sommità della Montagna grande per vederne la loro

DELL’ISOLA DI PANTELLARIA ft topografica giacitura rispetto ai terreni su cui si ergono, ma altresì li descriverò dal sito ove si trovano percorrendo sulle loro balze e notandone i loro più essenziali caratteri.

Il primo monte che trovasi circa ad un miglio distante dal paese, percorrendo la linea in direzione SO, si è appunto Sant E/mo, il quale veduto dalla sommità della Montagna grande mostrasi in direzione NO e di forma conica, terminato da un semicratere di sollevamento ed altro vulcanico con profonde solcature.

Quest'unico monte è chiamato dagl’isolani con due nomi, la parte anteriore che corrisponde a NO la chiamano Sant E/mo, mentre Cuddia del Catt (1) dicono la parte posteriore, cioè quella che guarda a SE la quale lateralmente presenta un piccolo cratere. Tale montagna con- siderata da vicino presenta varie forme; infatti osservata dal lato an- teriore offre la forma conoidea allungata alla base verso NO, guar- data da SO presenta la forma bislunga, da SE è rotonda, e finalmente da NE è semicircolare con raggi del’ semicerchio corrispondenti al centro della Montagna grande.

Circa a due terzi della sua altezza nella parte che guarda SO àvvi una grotta di pietra rossastra poco profonda e di non molto interesse per la scienza; la sommità di Monte Sant Elmo si eleva sul livello del mare secondo Hoffmann 674 piedi parigini.

A SSO, lungi un miglio e mezzo circa dal paese, elevasi la monta- gna di Ge/fikhamar, di forma irregolarmente circolare, e nel suo apice trovasi un vasto e profondo cratere che appellasi Vallone del- l'Abate; nella parte del cratere che corrisponde ad O, si osservano am- monticchiate enormi rocce ripide e vetrose in modo che lo rendono inaccessibile mettendo raccapriccio a colui che l’ osserva; un tal sito chiamasi Khurùfti.

Il monte Gelfikhamar si prolunga sino al mare mostrando lo stesso aspetto vetroso e la sporgenza sopradetta di Cimillia.

Nella cima del detto sito apresi una scoscesa valle e salendo per NE nord si incontra una rilevante collina che denominasi Cuddia

(1) Da Chatl via.

M. Sant Elmo,

M. Gelfikha- MAr.

12 DESCRIZIONE di Glindo e da questa volsendosi verso SE rinviensi altra collina meno ‘grande da noi riportata col nome di Cuddia di Almanza.

M. sciusechi. È una piccola montagna con rudimento di cratere di sollevamento che estollesi in forma conica irregolare vetrosa e scoscesa e si al- lunga verso Scauri basso e Satarta.

M. Getfiser. Quest’altra estesa montagna diretta a NO 4 N si mostra allungata con un gran cratere di sollevamento collocato alle falde, e tutta pre- sentasi con superficie vetrosa.

M. Gibele. Nella parte posteriore dell’isola dietro la Montagna grande e pre- cisamente a NE della stessa, a pochi passi distanti trovasi una monta- gna detta G0ele (4) la cui forma è poco rotonda e quasi conica, allungata verso la base; avvicinandosi presso la costa della Ghirlanda è diretta a SE sormontata da un cratere tagliato a sbiego col lembo inferiore diretto alla Montagna grande.

Si può rimarcare essere quel cratere di sollevamento di canne 45 di diametro; esso siccome è chiuso nel fondo visi raccolgono le acque piovane che formano uno stagno; tale cratere è chiamato dai naturali Galca (2) del Filio.

vontagna =—"fGome abbiamo di sopra notato, nel centro dell’ isola s'innalza la

#04 Montagna grande la quale guardata dal paese si addimostra di forma semicircolare allungata: in generale la sua direzione è da NE a SO. Considerando tale montagna dal lato opposto del paese pare assolu- tamente di forma triangolare in modo che il lato diretto. a NO che è il più esteso offre così dolce acclività che si rende molto acces- sibile sino all’apice, quantunque di tratto in tratto presenta varie pro- minenze e burroni.

Nel centro della Montagna grande, ad un terzo circa della sua al- tezza osservasi una prominenza detta Cuddia di Mida con una larga estensione di terra che la divide dalla regione superiore della Mon- tagna grande; tale prominenza è adorna di un largo cratere di sol- levamento del diametro di circa 350 canne é nello stesso cratere dalla sua parte nordica sbucano fuori varî fumajoli. Salendo

(1) Da &obel monte. (2) Da Ga/k chiusura.

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA 13 verso il ciglione della montagna in direzione di E, si osserva la Facciata del Russo ove sorgono altri fumajoli col fumo vaporoso della temperatura di gr. 40 R., il quale quando Varia è serena si scopre dal paese. Proseguendo a salire nella stessa direzione giace la contrada Calca dell'inferno ove altri fumajoli sono reperibili.

Giugnendo finalmente all'apice della Montagna grande che, secondo la misurazione fatta dall’Hoffmann è di 2480 piedi parigini di altezza, sito ove si sono in parte praticate le nostre divisioni geografiche, immediamente sotto vi giace un piano detto Calcea di Miliac; (1) in detto piano avvi un fossato con clausura di pietra a secco che serve di conserva della neve. i

La Montagna grande dal lato opposto è separata profondamente da un burrone che dicesi passo del Xha/chi (2) che apresi a foggia di valle; addimostra sino alla regione pedimontana la separazione assoluta del corpo di questa montagna che si continua con. quella da noi descritta delta Gibele. Tale lato adunque è affatto inacces- sibile ed in una alta rupe dello stesso sonvi le così dette fontane che risultano da stillicidi di acqua potabile raccolta in serbatoî su- periori che vengono a colmarsi coll’acqua piovana.

A sinistra guardando il paese in questo lato di montagna si estol- gono le tre Gi0ilè il cui suolo è bastantemente ripido scosceso e vetroso; presentano dei crateri di sollevazione; la prima Gibilè con- fina con Munaster; la seconda con Khassà, e l’ultima con Rhigali e Serraglia. A diritta poi della sopradescritta montagna, precisamente lungo la costa, esiste un’elevazione detta Cu/tinar (5) che col suo corri- spondente cratere di sollevamento aperto lateralmente siccome quello di Gelfiser e Cuttinar, si continua sino a Curritia.

(1) Prese il nome da un comandante dell’isola. (2) Da Zak albero simile alla vite. (3) Da Chuttinar via del fuoco.

14 DESCRIZIONE

$ IV. Littorale.

Il littorale dell’isola di Pantellaria quantunque circolare pure vi si rimarcano in esso ora delle sinuosità, ora delle sporgenze di ter- reno ed allo spesso innalzamento di suolo o anche spiaggioline basse arenose facili ad approdarsi con piccole barche. Volendo comple- tare il presente lavoro nel renderlo più che sia possibile parti- colarizzato ed esatto, ho divisato opportuno venire alla sommaria de- scrizione di tale. oggetto.

L'odierno paese di Pantellaria giace nell’estremità dell’isola ed in parte fabbricato nella spiaggia del così detto porto : esso s' innalza in due piani inclinati ai suoi lati; il molo di questo paese è così mal concio mal sicuro e piccolo che non si offre proporzionato ai relativi bisogni del suo commercio, poichè appena con istento vi possono ancorare legni di mediocre grandezza.

I romani spinti dalla feracità delle terre di questa isola, per le loro commode stazioni vi fecero lunga dimora, così che in quell’epoca essa divenne popolosa e commerciale: fu per tal motivo che quelli diedero cominciamento alla costruzione di un molo grande sicuro e vasto, ed. esistono tutt'ora grosse rupi ad arte collocate alle due punte di San Leonardo e delle Croci, che denotano il principio di tal costruzione; ma i romani stessi per l’ estraordinaria spesa che vi bisognava onde ottenere il completo lavoro, desisterono e si occupa- rono della costruzione di altro molo di minore spesa che poscia rimase pure incompleto; questo molo risulta da due linee di rupi situate quasi parallellamente alla barriera del littorale ed altra linea di pietre situate parallellamente verso” fuori; serve esso al giorno d’oggi per riparare le barche dalla furia dei marosi.

Dal punto del molo girando con una barchetta il littorale e mi- rando sulla sinistra si scopre la Punta detta delle Croci; orrido tale littorale si presenta poichè nero scosceso e sassoso ; progredendo lunghesso leggermente si contorna e diviene basso massimamente

DELL'ISOLA PANTELLARIA 15

nei siti denominati Arenella e Balati; indi apparisce sporgente e sassoso; sino alla Gala di Modica si abbassa e s'innalza nei siti Cala dell’ A/ga e più nella punta di Fram, ove si ravvisa vetroso e colon- niforme di un modo magnifico e pittoresco ma inaccessibile; il lit- torale poscia si ricurva in dentro inclinandosi dolcemente verso il mare e costituendo il Roncone di Salerno, Suvachi e Sataria ove esiste la terme che sarà descritta a suo luogo. In seguito il littorale per alquanti andirivieni si continua alla punta di Dakklitrikhile poi si allarga in un seno della stessa larghezza di quello sottoposto al paese ehe chiamasi porto di Scauri ; da questo sito la costiera dell’ isola diviene alta ed inaccessibile e corrisponde precisamente al di sotto la Cuddia delta di San Gaetano e così prasiegue sino alla Punta di Nicà alla quale succede la sinuosità che dicesi Porto del medesimo nome ; all’estremità di questo seno vi pullulano le sorgenti delle acque termali d’una grotta che si perdono nel contiguo mare. Alto e sporgente è il littorale della Punta della Polacca ; più alto. poì si è quello che corrisponde alle A/ture di Sauta la vecchia; quindi suc- cedono Ia punta delMal/unomu, li Zinedi dietro l’isola ove il littorale si conforma in circolare sinuosità; molto aspra e piena di sporgenze è la spiaggia del predetto sito, al quale siegue la Balata dei Turchi luogo poco alto disposto a salita murale, con istruttura colonniforme a varie facce; poscia si continua con gli Scoglitti, così detti, per al- quanti piccoli scogli che si elevano a fior d’acqua; quindi suc- cedono la Punta del Banco e di «Limarsi ove avvi una grotta in parte crollata e costituita da colonne prismatiche; infine vedesi una sinuosità che chiamano porto dietro l’isola la quale nell’inverno serve di ricovero alle barche.

Dopo il Porto dietro l'isola si osserva la Caletta della Martingana e poi la Martingana ove si rimarca un notevole avvallamento del littorale medesimo, che disponesi a piano inclînato; indi la Punta della Ficara ; da questo sito in il littorale diviene alquanto si- nuoso ed altissimo, e lascia osservare la punta della Finestra ; nel mare prossimo si vede ergere un pezzo di acuminato scoglio il quale guardato dal lato diretto a SO, mostrasi conico e stratificato adorno di ben vegeti fichi d’india, tale scoglio dicesi Foraglione; succedono

16 DESCRIZIONE

indi le così dette Punta di Cortigliolo e di Glindo con una grotta di pittoresco effetto che ha l’imboccatura ad archi sostenuta da robusti pilieri, che sembrano fatti dalle mani dell’uomo; alle dette punte sie- guono la grotta del Formaggio e la punta della Galera ; lunga ma di poco interesse è la barriera dell’isola che chiamasi Ducîi ove il littorale è conformato a salita murale e molto elevato dal pelo delle acque.

Sporgente è quella parte della spiaggia che chiamasi Arco di Tra- cino preceduto dalli Magazzinazzi; essa è alta a salita murale con istratificazione arcuata e obliqua ed i margini tagliati a zig zag con angoli più o meno acuti; inoltre si osservano strati obliqui colonni formi che sostengono le volte di alquante grotte crivellate da buchi ove le colombe formano il loro ordinario soggiorno ; tali grotte si estendono sino alla così detta Caletta delle Chiappare.

L’Arco di Tracino formato dalla natura si può comodamente passare con piccola barchetta. Dopo |’ Arco di Tracino succede la Zeglevia e le Calette di Quadararo e Trapanese ed a sinistra la Cala di Levante di Tracino con i margini alti sul livello del mare; sorge indi uno scoglio detto Faraglione e poi il littorale offre una sinuo- sità che dicesi Cala di Tramontana di Tracino; poco lungi si rimarca la Cala del Gadir situata sotto la estremità della Khamda fuori e della contrada pianeggiante detta Gad.

Siegue alla Cala del Gadir la Cala Cottone, la Punta lunga, il seno detto Cala Cinquedenti; la Punta delta Pozzolana colla sua vasta si- nuosità, la punta della Kharuscia e la estremità detta Murduomu, ove esiste una grotta; succede a questa la Cala Bovemarino con grotta a fior d’acqua; finalmente la Punta di San Leonardo, nera scoriforme e sassosa, la quale si unisce alla Cala del porto del paese, silo da cui siamo partiti nel fare la descrizione del littorale. Altre particolarità geografiche si possono meglio conoscere nella carta topografica (4) dell’isola che si annette alla presente memoria.

(1) La carta topagrafica dell’isola fu eseguita dal signor Dr. PErcualo Pacini alla quale il sigoor D. Giacomo Trotto ne modificò il littorale.

DELL’ISOLA DI PANTELLARIA 17

TAVOLA DELLE DIFFERENTI ALTEZZE DEI PIU' INTERESSANTI PUNTI DI PANTELLARIA

mne INDICAZIONE ALTEZZE VALUTATE ARA DEI TERMOMETRI SUL LIVELLO DEL BAROMETRO

IN GRADI CENTIGRADI DEL MARE

INDICAZIONE DEI LUOGHI

_rr—T———_—_1A_-=>=—_m___Enm.El

AL LIDO | SULLA SULLA IN PALMI DEL MARE | sommira? || AF EIPO | sommira? || IN METRI | SICILIANI

MONTAGNA GRANDE è» » . ||02,7625 |0m,69432]| 250,55 | 270,77 || 831,9 | 3222,3 CALCA DELL'INFERNO. + » ||0,7630| 0m,6985// 260,66 | 320,22 || 812m,3 | 3146,0 Cuppia pi MipA. . . . |{0,7627 | 0m,7154|| 270,22 | 300,55 || 57620 | 2232,0 Cuppia DI LI MUNTI » è» . || 02,766 | 0m,7555|| 290,44 | 270,77 || 1212,0 | 468,6 GELFIKHAMAR. è è è è + || 02,762| 027408] 270,77 | 280,88 || 252m,6 | 979,8 Cuppia DEL CATT ... || 0,762) 017429] 280,33 | 310,66 || 232m0 | 898,5 ZINEDI è +. °0.. || 09,762] 027450] 280,88 | 320,77 || 208m8 | 809,0

Cuppia DELLI FERLI. . . || 02,762 02,7450| 280,88 | 310,11 || 205m2 | 794,0

CUDDIA BRUCIATA. . » || 02,762| 07,7490) 290,44 | 300,55 || 15620 | 604,1

18 DESCRIZIONE

CAPITOLO II. IDROLOGIA. SUL Acqua potabile.

L’isola di Pantellaria al pari delle altre isole e terre vulcaniche, sebbene non presenta scaturigini di acque dolci e potabili, purnon- dimeno perla sua grande estensione e perchè montuosa, nella sta- gione delle piogge da luogo quà e a delle conserve d’ acque da servire, per molti mesi, a dissetare il bestiame ed ai differenti usi domestici: gli abitanti però onde ovviare ad un tal naturale di- fetto suppliscono colle cisterne ed in molte case edin vari siti del- l'isola, ove presentansi dei piccoli abituri, si raccoglie, in serbatoj bene intonacati, l’acqua piovana ottima per gli usi della vita.

Non ostante la forte penuria d’acqua potabile naturale, pure l’isola offre in alcuni punti dei pozzi, e l’acqua che se ne estrae non è mai esente di sostanze saline in dissoluzione, e si può riguardare come passabilmente potabile.

L'acqua del pozzo collocato presso la piazza del paese è poco pro- fonda e leggermente saporosa. —Taluni naturali asseriscono che spi- rando il vento di sirocco, quell’acqua fa esalare odore di un gas sol- foroso, ma attesa la natura geognostica di quella isola, sembra che tale osservazione non è da ammettersi.

Su questa acqua istituii talune speciali ricerche, e scendendo dentro il pozzo per un andito contiguo allo stesso, notai che dalla su- perficie dell’acqua quando è tranquilla si esalano delle bolliccine di un gas che per l’odore credo essere l’acido carbonico.

La medesima acqua si osserva nella contigua spiaggia detta Dav- viva collocata a diritta del porto, e sorge rimovendo il terreno sassoso e ciottoloso ; di essa se ne servono le donne per nettare la biancheria. In prossimità del Lago nel fondo di Boccanera si è di re- cente discavato un pozzo il quale somministra acqua potabile alquanto

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA 19 alcalina poichè partecipa della composizione dell’acqua del Lago, che è quasi allo stesso livello : finalmente altri pozzi con acqua pota- bile s'incontrano vicino le spiagge, ed il livello di essa coincide a poca profondità con quello della superficie del mare.

Nella parte posteriore della montagna grande salendo ad una certa altezza si giunge al ripido sito detto li Fontani, le pianteche vi soggior- nano atte a vegetare nei luoghi umidi, come l’Adianthum capillus veneris e molte altre crittosame, indicano che appunto colà si trovi uno sgorgo d’acqua fresca e potabile, come infatti succede di rinvenirla scarsa- mente, trapelando da quella roccia, poichè è originata dalla pioggia che si raccoglie nei recipienti fatti dalla natura e collocati in siti so- prastanti: la quantità media di tale acqua che si può raccogliere in un’ora è di quartucci 40; taluni però asserivano che erasi molto di- minuita in confronto a quella degli anni precedenti, attribuendone la causa alla estraordinaria siccità delle stagioni di quell’anno. Un tal fenomeno io credo che nell’isola di Pantellaria sia proveniente dal quasi totale sboscamento del sito centrale della stessa ove eravi folto bosco che rinverdiva quelle nude ed inaccessibili rocche e ne attraeva le nuvole che scioglievansi in copiosa pioggia.

$ II. Acque minerali termali saline.

Molto comuni sono in Pantellaria le acque minerali termali: esse appartengono tutte alla classe delle saline, poichè contengono per prin- cipio mineralizzatore il carbonato potassico; poche variazioni pre- sentano in quanto alla condizione dei loro componenti, a seconda delle varie località dalle quali sorgono.

La maggior copia d’acqua minerale salina si osserva nel lago detto impropriamente Bagno, che come dissi parlando della geografia fisica, è di circa un miglio di circonferenza: riguardato il lago a diritta sotto Bugebar trovasi, che per circa un ventesimo del suo corrispondente contorno, origine a varie piccole sorgive dette li Caudareddi di lu bagnu alla temperatura di 54 a 45 R., la di cui acqua termale, pla-

20 DESCRIZIONE i

cidissima scorre nel lago ed è meno alcalina di quella del lago stesso ove discaricasi. —EÈ da rimarcarsi che in queste scaturigini vi si tro- vano depositi di silice idrata o opale di consistenza varia, talvolta molli o quasi plastici , di un bianco sporco o bigiastro, contenenti varî avanzi organici vegetali. Giova molto il manifestare che nel perimetro del lago, ove pullulano le acque termali potrebbe comodamente fab- bricarsi un piccolo stabilimento bagnario che sarebbe assai vantag- gioso alla cura di non poche malattie; e mi lusingo sperare che siffatto salutare disegno fosse tra non guari posto ad effetto, onde gli abitanti in quella terme si avvalessero di un tanto utile ritrovato.

L'acqua del lago non contiene pesci conchiglie fluviali: essa sebbene non sia affatto termale, salvo nei punti del suo contorno vi- cino le sorgive poco innanzi descritte, pure mostrasi più alcalina della termale, poichè contiene molto carbonato potassico disciolto ; nell’està restringendosi la sua massa 1’ acqua lascia le efflorescenze di quel minerale nel lembo del lago, mentre viceversa il perimetro di questo sensibilmente cresce di estensione e le acque sono meno cariche di materie saline per la caduta delle abbondanti piogge in- vernali.

La superficie dell’acqua del lago è di color ceruleo nel centro, ove appunto l’acqua è molto profonda, e di color cinereo rossastro nella circonferenza; siffatto fenomeno ottico dipende interamente dalla ri- frazione e riflessione della luce e dalla maggiore o minore profon- dità delle acque del lago istesso. Il passaggio immediato dal basso all'alto fondo dellago è stato cagione dell’annegamento di molte persone.

Nel lago descritto taluni naturali vi si immergono durante l’estiva stagione sensibilmente marcando un forte peso sopra le spalle; que- sto fenomeno pare che non dipenda dal peso di tal fluido, la cui densità poco differisce da quella dell’ acqua potabile comune, ma piuttosto che sia proveniente dall’azione chimica che esercita l’acqua alcalina sulla sensibilità della pelle, e quindi è un fenomeno chi- mico-vitale e non già meccanico.

Nella contrada detta Gad: presso la spiaggia sonovi varie sorgive d’acqua termale alcalina la quale non differisce molto da quella delle

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA 21

Caudareddi del lago. La temperatura è di 30° a 44° R. La stessa qualità d’acqua minerale mostrasi in grande abbondanza nella grotta di Nico, ove si cumula perchè il fondo di questa è conformato a riceverla siccome vasca: è notevole che la scaturigine è guarnita di dense conferve radicate sopra la silice idrata la quale è come pasta gelatinosa plastica. Sendo la temperatura media dell’acqua di gradi circa 58 R. produce vapori, scotta la mano che vi si immerge e fa separare momentaneamente l’animale delle patelle dal guscio calcareo che lo ricopre.

Presso il porto di Scauri basso esiste altra terme con la silice gelatinosa ma non così abbondante d’acqua e così intensa di calore che quella sopra descritta di Nicà; mentre la media temperatura ri- ducesi a 46° R. Altra grotta finalmente trovasi in Sataria nella me- desima contrada di Scauri basso incavata in quella massa, di figura semicircolare diretta a SE, che sta a livello della spiaggia dalla quale dista pochi palmi: tale grotta sembra a prima giunta scavata dalla mano dell’uomo e mostrasi scompartita in due anditi; nel suolo di uno di essi osservasi un fosso allungato d’epoca molto antica, che credo aver servito di bagno ai romanio agli arabi. L'acqua termale alla temperatura di 354° circa R. non differisce mica da quella da me poc'anzi descritta e si riguarda come efficacissima contro le ma- lattie croniche della pelle; generalmente gli abitanti ne fanno uso ottenendone in breve spazio di giorni la guarigione.

Però riesce molto malagevole l’uso di questa terme per la difli- coltà del viaggio, alpestre per terra e pericoloso per mare,a causa dei continui. marosi quando infuriano i venti di SSO che hanno luogo nella spiaggia cagionando allo spesso la traversia; cotalchè gli ammalati non potranno accedere in quella grotta se non a grande stento col pericolo di urtare nelle costiere mal sicure all’approdo. Avendo riguardo poi alla mancanza di commodi per la dimora degli ammalati e all’ orizzonte poco dilettevole alla visuale degli stessi , per cui potrebbero aggravarsi dalle sofferenze per patemi d’animo che li soprafacessero, essendo obbligati a passare i giorni come il Polemone della favola, la terme di Sataria non arreca quegli utili

‘che sarebbero da sperarsi.

9. i)

DESCRIZIONE

$ III

Acque vaporose.

Tutt'ora nell’isola di Pantellaria scorgono quà e fumajoli che rimontano ad epoche bastantemente rimote; essi sono resti del plu- tonico lavorio che produsse la sollevazione e la creazione di tutte le masse dell’isola medesima: siffatti fumajoli risultano dall’ acqua nello stato di vapore; fra quei che si rimarcano nell’ isola se ne offrono alcuni specialissimi per i loro fenomeni.

L'acqua vaporosa che esce dalla stufa di Khasen nel centro dell’ul- timo scaglione fa segnare gradi 26 e v del temometro di R., mentre nell’imboccatura della stufa la temperatura per irradiazione calori- fica segna 27° cioè mezzo grado di più.

Nella valle di Serraglia in direzione dell’ultima Gibelè imponente è la vista dell’acqua vaporosa che alto si esala da un monticolo di pietre detto li Favari. Appressando l’orecchio in tale sito odesi un forte rumoreggiamento come di ebollizione; ma il calore estuante del vapore obbliga l'osservatore ad allontanarsene.

E naturali di quell’isola per mezzo di fascine poste sull’imbocca- tura da ove esce il vapore raccolgono un’acqua potabile alquanto stittica ed alcalina. Questa possente esalazione di acqua vaporosa per la forza impellente alla sortita potrebbe servire di motore a varie ruote di macchine utili all’industria, molto più se l’imboccatura fosse più ri- stretta e concentrata mercè apposite muraglie di fabbrica.

Altri fumajoli si osservano poco discosti dalli favari, ma di minore importanza, reperibili presso la così detta montata dello zolfo.

Sulla montagna grande nella contrada delta Russo si osservano fu- majoli della temperatura di 41° a 35° R. e vestigì di taluni altri spenti per il corso del tempo; anche alla Cuddia di Midasulla stessa montagna grande scavando il terreno escono vortici di vapore acquoso molto alcalino della temperatura di 35° a 40° R.; a Munaster vi é una esalazione di vapore acqueo della temperatura 32° R., nel sito detto da quegli isolani bagno secco, il quale non è che una grotta

DELL’ISOLA DI PANTELLARIA 23 larga 4 canne diretta a SSO coll’apertura longitudinale di 4 palmi di media larghezza; la volta di una tal grotta è coperta di musci cospersi di goccioline d’acqua, il fondo è molto umido.

$ IV. Acque del mare.

Il mare che circonda Pantellaria per la sua geografica posizione è di quella parte del Mediterraneo che appellasi altrimenti africano. Profondo si appresenta in questa regione e vi si scorgono pochi bassi fondi algosi; le acque sempre trovansi agitate dalle periodiche correnti che vi giungono dal canale di Malta e dalla costa vicina dell’Africa.

La natura delle acque del mare di Pantellaria è quasi l’istessa di quella degli altri siti delle coste di Sicilia e di tutto il Mediterraneo: esse presentano in abbondanza idroclorato e solfato sodico, variì joduri e bromuri, molto più ove le acque poggiano sopra bassi fondi che contengono fuchi ed animali medusarî e molluschi.

CAPITOLO II. ORITTOGNOSIA.

Scarso numero di minerali presenta lisola di Pantellaria: a _mal- grado delle più attente ricerche altro non si rinvengono che minerali costituenti l'impasto meccanico delle rocce trachitiche e tefriniche che colà si rimarcano. Per offrire una completa enumerazione delle sostanze orittognostiche da me rinvenute, tenendo presente le loro proprietà fisiche e chimiche, mi avvalgo del metodo di classifica- zione dagli autori adottato.

DESCRIZIONE:

(19) Pasi

FAMIGLIA I. IDRIDI.

Genere I. Idridi ossidati.

Specie. Acqua.

1. Solto-specie. Acqua minerale.

1. Varietà. Acqua minerale salina termale.

Limpida, inodora, sapore alcalino, contiene per principio mineralizzatore il car- bonato potassico ed altri principî variabili nelle quantità.

Si osserva tale acqua in Nicd, Sataria, Gadir, alli 'audareddi del Lago.

2. Varietà. Acqua minerale salina fredda.

Contiene essa il carbonato potassico in maggiore quantità ed altri principî. Si trova nel lago volgarmente detto Bagno.

Sotto-specie 2. Acqua dolce.

1. Varietà. Fluida.

Limpida, inodora, quasi insapora, però talvolta è alluminosa o tal’altra alcalina.

Si trova nelle cisterne, alli Fontani, al pozzo presso il lago e vicino il littorale e nell'altro dentro il paese, ed alli Favari.

2. Varietà. Vaporosa.

Si osserva nei fumajoli delli Fontani, Russo, Cuddia di Mida, Khasen, Munaster, Montata dello zolfo ec.

FAMIGLIA 2. SOLFORIDI.

Genere II. Solforidi solfati. Sotto genere. Solforidi solfati alluminino potassici. Specie Alunite K S°4+-3 AI° +9 Aq. Sostanza minerale la quale diviene in parte solubile per la calcinazione, la solu- zione un precipitato gelatinoso coll’ammoniaca. È suscettibile di cristallizzare nel tetraedro semplice e spuntato, e nelle forme derivate. 1. Varietà. Alunite fibrosa bianco rossiccia. 2. Varietà. Alunite terrosa bianco rossiccia. Ambidue queste varietà si trovano in una specie di fosso trachitico della Serraglia come incrostazione la quale col tempo si riproduce— Si trova ancora nella Montata dello zolfo.

FAMIGLIA 3. CARBONIDI

Genere INI. Carbonidi ossidi. Specie. Acido carbonico C.° Gas incoloro, quasi inodoro, non infiammabile, solubile nell’acqua, precipita l’acqua di calce.

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA 25 Si sprigiona in abbondanza nella grotta della pernice dalle fenditure di un terreno trachitico (1), si trova pure al Khagiar presso il fondo del signor Girolamo Errera.

FAMIGLIA 4. SILICIDI.

Genere. Silicidi ossidi. Specie I. Quarzo Si Sostanza minerale comunissima in natura la quale nell’isola di Pantellaria si rin- viene con moltissime varietà.

1. Varietà. Quarzo jalino. 1. Esaedro trasparente in cristalli isolati della lunghezza di uno a tre linee. Si

sova abbondanlissimo nelle arene del torrente detto fiume di Nica.

2. Esaedro bianco-violetto, sulla trachite della Balata deî Turchi, Coste del Lago e Cappella.

3. Esaedro deformato bianco-bigiastro, sulla trachite della Balata dei Turchi, nella quale anco si rinvengono le varietà quì sotto riportate.

4. Esaedro violetto colla jalite mammellonare.

5. Esaedro bianco-rossiccio colla jalite mammellonare, Cappella.

6. Esaedro bianco-verdiccio colla solita jalite.

7. Esaedro rossiccio colla solita jalite.

8. Semicristallizzato fosco fatiscente.

g. Compatto bianco Zinedi dietro l'isola, Balata dei Turchi, Cappella.

2. Varietà. Quarzo agata calcedonia —Masse bianche colorate, semitrasparenti e

nebulose, con ispezzatura concoide; si rincontrano le seguenti principali varietà.

1. Bigio-compatta; si trova nella Balata dei;Turchi e alli Zinedi dietro l'isola.

2. Violelto-compalta con quarzo jalino in goedi. Ba/ata dei Turchi ove si osser- vano le altre varielà qui appresso enumerate cioè:

3. Bianco-rossiccia compalta.

4. Rosso-scura compatta.

5. Bigio-fosco compatta.

6. Giallo-miele compatta; quest’ultima rimarchevole varietà si trova sotto le alture della Cuddia di S. Gaetano.

Specie II. Opale Si}4 Aq.

Si può riguardare l’opale come una silice idrata, infusibile, che s'imbianca al fuoco; dell’acqua colla calcinazione.

1. Varietà. Jalile.

Aspetto vetroso e trasparente; questa specie l’hanno ancora chiamata Geyserite 0 silice concrezionata, o quarzo agata termogenito.

Le principali varietà che si trovano in Pantellaria sono :

1. Mammellonare-bianca, si trova nella Costa del Lago.

{4} Con reiterati esperimenti si è stabillto che immergendo in questa mefite un pulcino di gallina ri- mane asfissiato dopo lo scorrere di un decimo di minuto primo.

4

126 DESCRIZIONE 2. Mammellonare-rosso scura, alla Balata dei Turchi. 3. Mammellonare.-bianco violetta, nello stesso sito.

2. Varietà. Resinite.

Sostanza d'un aspetto più o meno resinoso facilmente traslucida ed opaca; si tro- vano in Pantellaria le qui sotto notate varietà.

1. Bianco-sudicia fatiscente, nella Montata dello zolfo.

2. Bianco-gialliccia compatta, dentro la grotta della Cuddia di S. Gaetano.

3. Bianco di latte con macchie bigiastre, dello stesso site.

&. Bianco di latte compatta, nelle coste del lago.

3. Varietà. Resinite gelatinosa.

Questa varietà è stata conosciuta nella scienza col nome di Randanite, Maltacite e di Michealite; essa risulta di silice idrata terrosa ogelatiniforme depositata dalle acque termali che contengono della potassa o della soda.

Comune si rinviene in Pantellaria una tale varietà e si riconosce pei seguenti ca- ratteri fisici.

1. Bianco-terrosa, al Caudu di Nica.

2. Bianco-terrosa mammellonare, nello stesso sito.

3. Bianco-terrosa seomposta, alla stufa di Munaster.

4. Gelatiniforme, al Gadîr, Nica, Sataria, Coste del Lago, Munaster ec.

2. Genere. Silicidi silicati.

1. Sotto-genere Silicati-allumino-potassici.

Specie I. Feldspato ortosa. K' Si° + Al° Si.

Fusibile al cannello in ismalto bianco, inattaccabile dagli acidi.

Nelle rocce trachite di Pantellaria è molto comune questa notissima’ specie di feld- spato chiamato da Rose feldspato vetroso o riacolite; radi sono i casi in cui esso si rinviene in cristalli isolati e determinabili; le varietà che più s’ incontrano sono :

1. Prismatico bianca-gialliccio vetroso.

2. Prismatico fosco-nericcio matto.

Le pomici, le ossidiane, la perlite e la trachite non sono che dipendenze di questa specie di ortosa.

2. Sotto-genere. Silicati-allumino-sodici.

Specie. Labrodorite.

Questa specie di feldspato è stata chiamata ancora col nome di feldspato opalino, essa è comune nei terreni vulcanici come sono quelle dell'Etna e del Vesuvio.

Nell’isola di Pantellaria si trova nelle rocce laviche o tefriniche ela varietà prin- cipale è il prisma esagonale; si trova principalmente alli Cuddj di 25 Munti alla Cuddia bruciata e di li Ferli ed in altri siti.

3. Sotto-genere. Silicati ferro-magnesici.

Specie. Peridoto. Mg' Fer+- 3 Sî'. Questo minerale detto altrimenti crisolito dei vulcani mostrasi infusibile al cannello

ed inattaccabile dagli acidi; si trova nell'isola di Pantellaria nelle lave vulcaniche e sulla trachite ed è di color verdastro in cristalli pertinenti al prisma rettangolare.

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA 27

Si trova nelle sabbie del mare in granelli ed in piccoli frammenti incoerenti, àvvi una varietà bruniccia senza splendore.

ò. Sotto-genere. Silicati magnesico-calcici.

Specie. Anfibolo orniblenda.

Sostanza nero-verdiccia, fusibile in ismalto nero; per lo spesso trovasi nell’ isola di Pantellaria in geodi sulla trachite.

Solto-genere. Silicati-ferro-calcici.

Specie. Pirossene. Ca° Si'-+-Fe! Si,

Minerale fusibile in vetro nero, il quale si trova cristallizzato nel sistema del prisma abliquo esagonale; la varietà che comunemente trovasi in Pantellaria è l’ augite ed

la base delle rocce laviche Si trova altresi sulla trachite.

Le varietà principali sono:

Prismatico nero, cristalli deformati acicolari. Si trova nella contrada Tri Cruci nella’ quale pure rinviensi il prismalico nero-matto, e quello nero resinoso.

FAMIGLIA 5. FERRIDI.

Genere Ferridi ossidi. Specie. Oligisto. Infusibile al cannello colla fiamma d’ossidazione, mentrechè con quella di riduzione si fonde difficilmente in globo non magnetico. In questa isola trovasi a piccole lamine splendenti nella grotta della Cuddia del Gatt sul Monte Sant'Elmo, ed alla Serraglia presso la Montata dello zolfo.

CAPITOLO IV. GEOGNOSIA.

Dopo di avere esaminato le differenti specie dei minerali dell’isola di Pantellaria è uopo istituirsi Je ricerche sulla condizione della struttura della stessa. Nell’eseguire ciò ho tenuto presente le varie rocce che nelle diverse contrade costituiscono la formazione ed i terreni e più la differente giacitura dei medesimi.

In generale nell’isola di Pantellaria si riconoscono due specie di terreni, il primo costituito dalla trachite che è il più antico ed esteso, e l’altro è rappresentato dalla lava o tefrina.

28 DESCRIZIONE

Sl: Della trachite e della struttura del terreno che la presenta.

Da replicate osservazioni risulta che l’isola che sto descrivendo è quasi in totalità formata della roccia trachitica, mentrechè i terreni che la presentano da cima a fondo sono di omogenea natura; però sono notevoli le metamorfosi cioè i passaggi che allo spesso ci a di- vedere questa essenziale roccia, poichè or essa si mostra coni caratteri proprì della trachite, talvolta con gli altri propri della domite, così dell’ossidiana, della perlite della pomice ec., in modo che tali fi- siche apparenze possono far cadere in inganno qualunque super- ficiale osservatore che scorge linee di demarcazioni fra una specie di roccia con altra che a prima giunta fanno vista di essere di dif- ferente natura che poi alla fin fine non sono che della stessa indole e tutte pertinenti al medesimo terreno trachitico.

Poste tali riflessioni è giusto premettere il catalogo di tutte le sopra indicate rocce reperibili nel terreno trachitico di Pantellaria per poi così passare allo sviluppo della struttura geognostica della stessa.

I. Specie. TracHITE.

Roccia d'aspetto semplice, rude al tatto, che sembra riacolite modificata dal calo- rico dei sollevamenti.

1. Bigio-porosa con oriosa pomiceo bianco. Si//umi e coste del Lago, Balati, S. Elmo Cuddia della Khamba, Capo e Serra, Ghirlanda Novricibì, Buccurami , Khartibugal, Murduomo, Balata dei Turchi.

2. Bigio-fosca compatta con quarzo incrostante.— Sillumi e Coste del lago.

3. Bigio-verdiccia compatta con anfibolo aghiforme verde in geodi. JZem, Salibi Santo Nicola, Balata dei Turchi, Zinedi dietro l'isola, Duci.

4. Bigio-verdiccia compatta con pirossene in geodi; la stessa col solo anfibolo; la stessa con pirossene ed anfibolo in geodi; esse si trovano nelle località sopra riferite» e alla Montata dello zolfo, Favari, Cuddia di Mida, Itria, S. Elmo, Velcimursà Salibi

5. Bianco-verdiccia compalta con anfibolo in geodi Idem.

6. Bianco-gialliccia compatta con anfibolo radiato. Idem.

7. Bianco-gialliccia terrosa— Luvedì, Cuddia di S. Gaetano, Duci.

8. Bianco-bigiccia con pirossene, la stessa con pirossene, ed anfibolo; la stessa col solo anfibolo scomposto Salibi, Coste del Lago, Fontani, Khafar.

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA 29

g. Bianco-rossiccia compatta con anfibolo. Idem.

10. Bianco-rossiccia schistoide col quarzo. Solidi Sillumi, Coste det Lago.

11. Bianco-rossiccia compatta, alla Cuddia di San Gaetano, Balata dei Turchi, Zi- nedi dietro l’isola, Malunomu.

12. Bianco-rossiccia granellosa con grossi cristalli di feldspato. Zdem.

13. Bianco-rossiccia scomposta incrostata di Jalite bianca, alla Serraglia.

14. Rosso-bigiccia compatta. Balata dei Turchi.

15. Rosso-bigiccia con cristalli d’olivina in geodi. Salidi e presso S. Nicola.

16. Rosso-sbiadala compatta con quarzo e resinite. Si/Zumi.

17. Rosso-maltone terrosa. Grotta delli Marsi.

18. Rosso-mattone sfogliosa. Si//umi.

19 Rosso-mallone compatta con quarzo. Idem, Luvedìi.

20. Rosso-fosca scomposta. Serraglia, Coste del Lago, Luvedi, Fontane.

21. Rosso-fosca scoriacea. Balata dei Turchi, Khasen, Luvedîi, Zighidi, Ruchia.

292. Rosso-fosca foglieltata con quarzo. Coste del Lago.

23. Rosso-fosca compatta. Serraglia.

24. Rosso-fosca con grandi Jamine di feldspato ortosa. Si/lumi, Serraglia, Coste del Lago.

25. Rosso-fosca compatta con geodi di quarzo. Ivi.

26. Rosso-fosca compatta con lamine di feldspato ortosa e igeodi di quarzo. li.

27. Rosso-nericcia scomposta. Ivi e Salibi.

28. Rosso-nericcia compatta splendente. Salibi, Sillumi.

29. Rosso-nericcia porosa con feldspato cristallizzato. Si//umi.

30. Rosso-gialliccia granulosa friabile. Iria. Luvedì.

31. Bruno-rossiccia fogliettata. Si/lumi, Luvedì.

32. Bruno-rossiccia compalta scomposta. Ivi.

33. Bruno-rossiccia scomposta incrostala di resinite. Balata dei Turchi.

34. Bruno-rossiccia scoriacea con olivina. Iria.

35. Bruno-bigiccia compatta con feldspato. Ivî, Sillumi e Luvedìi.

36. Bruno-bigiccia compatta incrostata di quarzo. Zinedî dietro l'isola. La stessa varietà con opale mammellonata. Balata dei Turchi. - 37. Bruno-nerastra compatta con anfibolo acicolare. Salibi e presso Santo Nicola.

38. Verdiccia-scoriacea. Zinedì presso Sillumi, S. Elmo, Bovemarino, Campobello, Ruchia, Khasen Farkikhald.

39. Verde-turchiniccia compatta splendente. Coste del Lago, Balata dei Turchi.

40. Verdiccia-compalta splendente. Ivi.

41. Verde-bigiccia con quarzo bigio. Balata dei Turchi.

II. Specie. DomItE. Roccia d'aspetto semplice che sembra una riacolite modificata friabile e terrosa. Bianco-terrosa. Grotta di San Gaetano. III. Specie. Ossipiana.

Roccia d’apparenza semplice semivetrosa o vetrosa che sembra essere una riaco-

lite modificata,

30 DESCRIZIONE 1. Nera-compatta feldspatica. Sopra la Balata dei Turchi, Zinedi, Campobello, Coste del Lugo, Malunomu. 2. Nera-compatta e lamellare con feldspato. Coste del Lago. 3. Nera-granellosa feldspatica. Ivi e Duci, Khagiar, Khamba, Gadîr, Gelfikamar Mugnia, Cufira. 4. Nera-gialliccia compatta scomposta. Balata dei Turchi e Zinedi dietro l'isola. 5. Giallo-miele compatta. Ivi. IV. Specie. PeERLETE. roccia d'apparenza semplice d’aspetto perlino e fragile, Bigio-resinosa con feldspato ed olivina. Itria; . Bigia celestognola granellosa e compatta. SiZlumi alle coste del Lago, . Bigio-gialliccia con feldspato ed olivina. Yria, S. Elmo. . Bigio-fosco oolitica con ferro oligisto. Sillumi alle coste del Lago. V. Specie. PoMICE. Roccia d’apparenza semplice vetrosa e cellulare. 1. Rossiccia porosa. Khafef, Balata dei Turchi, Malunomu. 2, Bianco-cinereo porosa. Sil/lumi, Khafef, Zinedi, e Trikhiriki, Pozzolana.

wo L9

Avendo. indicate le singol@ varietà delle rocce che costituiscono il terreno trachitico, passerò ora a riportare le particolarità di strut- tura che presenta il terreno stesso, le quali verranno esposte nel modo come sono state da me osservate nelle varie peregrinazioni fatte nell’isola suddetta.

Considerando geognosticamente il Monte Sant'Elmo e con precisione il lato diretto ad Oriente rilevasi costituito dalla trachite bigia feld- spatica: è rimarchevole che la trachite mostrasi con gli strati incli- nati a 103° da O ad E e presentano delle fenditure longitudinali cospersi di sostanza biancastra che sembra silice idrata —Presso la sommità di Sant Elmo accanto la casuccia che allora serviva alla guardia mostrasi la trachite bigio-verdiccia vetrosa con gli strati che nella frattura appariscono con clivaggi di forma regolare romboedrica; gli strati superiori di questa trachite sono della larghezza di circa un palmo, mentre che gli altri sottoposti sono meno vetrosi e più sottili.

Sotto la scorza trachitica dell’apice di questo monte hanvi varie cavità probabilmente prodotte della forza espansile dei gas che ven- nero fuori nel sollevamento della trachite.

Succede al monte Sanl'Elmo l’altra montagna Ge/fkhamar tutta ri- sultante da masse di ossidiana e nella porzione diretta ad O apresi

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA di il cratere di sollevamento ove l’ossidiana prolungandosi si protende sino a Fram; di ossidiana inoltre sono formate le contrade Schiu- vechi, Gelfiser, Cuttmar, Curritia e Khagiar, e della roccia trachitica bigia stratificata risultano Arine/la e Balati.

Nel sito prossimo alla contrada di Cimillia si osserva l’ossidiana che anch’essa si prolunga sino a Fram, questa parte dell’ isola è molto ‘ripida e scoscesa e mostra nei limiti la roccia trachitica leg- germente inclinata ed in parte alternante con l’ossidiana.

La trachite si osserva ancora col terreno tefrinico presso il paese, nella spiaggia diretta al N; nella cala del Bovemarino mostrasi stra- tificata alla parte superficiale e nel taglio degli strati che formano barriera col mare si vedono colonne prismatiche , i di cui pezzi sono articolati fra loro; simile struttura mostra la trachite del Murduomo, ed è da notarsi che nella grotta di tale spiaggia negli interstiz] degli strati avvi materiale feldspatico molto carico di idros- sido di ferro.

Presso il paese nel taglio collaterale alla strada di San Giacomo, avvi il terreno trachitico congiunto all’altro posteriore tefrinico; però la trachite suddetta è stratificata con masse regolari prismatiche e più si osserva molta pozzolana.

Passando alli Zinedi si mostra la trachite prossima alla roccia di ossidiana; fa rimarcare la contrada della Pozzolana la roccia tra- chitica scomposta con strati compatti e fasce di ossidiana ; un tal fatto è più sensibile nella spiaggia di Campobello confinante con Kharuscia, ove oltre della trachite si trova sovrapposta la te- frina e si scorgono tutte le varietà che sono proprie di una tal roccia.

Di trachite sono formati i bordi ed i lati del gran cratere di sol- levamento del /ago, e la trachite presenta la serie di tutte le-varietà «da noi descritte nel precedente catalogo; la più predominante si è la bigia e la rossiccia; la costa trachitica del lago diretta a NO ed al NNE presenta longitudinalmente Je colonne prismatiche sormon- tate da strati regolari ed orizzontali di trachite ; talune parti del contorno di questo cratere sono ripide e scoscese, ciò pare che fosse stato dipendente dalla forza perturbativa del sollevamento; vi

32 DESCRIZIONE

sono però punti del cratere medesimo pianeggianti con poche an- frattuosità, ed in direzione del prossimo mare il cratere è molto abbassato sui lati. —I punti più alti del margine del /ago sono di- retti allO e la superficie trachitica è ridotta in detrito dal tempo; in questa costa del cratere trovasi la pozzolana ricoperta dalla solita trachite la quale mostra il passaggio d’ossidiana che si continua colla contrada Bugeberi e colla trachite di Cumbà di Khuddiugia e Khartibugal.

Finalmente il lato del cratere diretto a SSO che sta prossimo a Gelfiser addimostra l’ossidiana. Da Sillumi si può meglio notare la continuazione della ossidiana la quale è carica di feldspato e mostrasi anche sfogliosa nera con direzione regolare nelle lamine. Il gran cra- tere del lago appresenta il segno più marcato del sollevamento e la ossidiana ivi si unisce colla trachite rosso-fosca compatta la quale contiene in geodi il quarzo cristallizzato e la jalite mammellonare. La stratificazione della trachite del lago, quantunque ailo spesso trovasi orizzontale, pure succede rinvenirla inclinata con direzione da S al N econtornata ondulata con lasuperficie degli strati rotti ed addi- meslicati per lazione degli agenti atmosferici. È

Da ultimo è da riguardarsi il suolo bagnato dall'acqua del lago, che per lo più è poco ciottoloso e fangoso; vi ha ancora un depo- sito di sabbia che per la silicei granelli riduconsi agglutinati come ad un materiale gresiforme friabile bianco-fosco. i

La roccia ossidianica si fa vedere estesamente al Khagiar ed al Khafar ed in questo sito non che a Bugeberi trovasi consociata alla trachite con masse molto vetrose zeppe di orniblenda; è rimarche- vole che sul terreno vegetale della possessione del sig. D. Girolamo Errera si sollevano, con buchi in centro, cumoli di una terra cene- rognola finissima collaterale ad una estensione di terra vegetale bian- chiccia ammassata e resa solida dalle acque piovane; dalle mie osser- vazioni risulta che la sostanza gassosa che produce tali cumuli si è il gas acido carbonico che ivi lentamente esalasi, non differente da quello che nella prossima contrada del lago rinviensi di cui ho fatto cenno nell’orittognosia. Presso il mare vicino a quest'ultima contrada si osserva la solita trachite, alla Khamba fuori si vede inoltre os- sidiana colla trachite e la perlite celestognola.

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA 33

Al Gadir si osserva la trachite con l’ossidiana e pomice nella li nea di terra che giugne al limitrofe sito della Cala Cottone.

La Khamba di dentro è tutta risultante di trachite, la stessa roccia si adocchia a Tracino ove alterna con l’ossidiana.

La Cuddia della Khamba risulta essa pure di trachite, e parimenti le contrade del littorale di Tracino; così la Caletta Trapanese, quella del Quadararo, la Zeglevia, Magazzinazzi, ove quella roccia è nel- l'alto concentricamente stratificata ed il terreno si allunga a modo di collinetta; tale speciosa osservazione si ripete in tutte le colline di formazione trachitica dell’ isola che furono elevate dalla forza del sollevamento Nel basso delli Magazzinazzi si scorgono le colonne trachitiche inclinate obliquamente da sopra verso sotto in direzione SSE, e sono collocate a guisa di pilastri architettonici che sosten- gono le volte irregolari.

La stessa trachite nel modo sopra descrilto si osserva nella Ca/etta delle Chiappare, ed avvi in questo sito la medesima roccia fatiscente e terrosa. In continuazione delle descritte contrade, inoltre nel lit- torale, si rimarcano vie meglio, per la conformazione a salita murale gli strati orizzontali della trachile compatta, dura, alternante con gli altri fatiscenti in cui i primi per l’ attrito sonosi ridotti in piccoli pezzi prismatici che sembrano tanti cunei che danno spinta agli strati superiori, i quali sono ordinariamente semi-vetrosi, compatti e pa» rallellamente disposti a strati concentrici.

La Caletta del Duci e la Guardia offrono la stessa trachite con gli identifici caratteri di sopra descritti e solo al Faraglione vi si os- servano esempî di trachite colonniforme; ivi si rimarca negli inter- stizîì degli strati trachitici inferiori la sostanza feldspatica molto ab- bondante di idrossido di ferro, mentre che la trachite degli strati superiori è zeppa di quarzo bruno.

Il geologo attentamente osservando questi siti del littorale dell’isola, attenendosi alla conformazione geografica ed alla loro struttura geo- gnostica, potrà facilmente inferire, che l’ isola nella sua primitiva formazione doveva essere certamente più estesa, molto più in questa parte del suo perimetro, la quale coll’andare del tempo e per l’in-

giuria delle onde è ristretta, come tutt'oggi lo provano i blocchi 5

34 DESCRIZIONE erratici caduti ed accostati nel lido del mare sottoposto, non che ii così detto Faraglione che per molte braccia discostasi dall’ odierna barriera dell’isola cui gli strati di esso conservano parallelismo colla barriera stessa.

Di roccia trachitica risulta il littorale detto della Martingana, della Finestra o del Porto dietro l’isola; essa alterna cogli strati della solita ossidiana; alli Marsi si osserva la trachite orizzontale nell’alto soste- nuta dalla stessa roccia colonniforme incrostata dal quarzo, e nel basso vedonsi moltissimi pezzi angolosi caduti dall’alto.

La Balata dei Turchi presenta le colonne prismatiché della trachite vagamente colorata e di differente struttura, incrostata, di quarzo, bianco, verdiccio, celestognolo, con geodi di bellissime forme cri- stalline di tale minerale ed anche da mammelloni della jalite Siffatti minerali sono più abbondanti nella parte inferiore della tra- chite, mentre sono più radi negli strati superiori; da tali osservazioni è facile il conchiudere che la intrusione dei minerali silicei sia stata avvenuta da posteriori sollevamenti; della trachite è formata la grotta del Cortigliolo.

Di maggiore estensione si è inoltre la trachite della Ghir/anda in cui si ravvisa il più grande cratere di sollevamento che si congiunge coll’altro più centrale della Serraglia ; la trachite mostra la stessa struttura di quella da me precedentemente annoverata.

Trachitiche parimente sono le contrade Capo e Serra, il Gibele, la Cuddia Attalora colle collinette, che Cuddiole vengono volgarmente addimandate ; la Montagna grande che presenta un notevole solle- vamento alla Cuddia di Mida, ove la trachite si trova per effetto dei fumajoli modificata in una specie d’argilla di color rosso mattone, plastica, e se fosse discavata a maggior profondità, potrebbesi impie- gare pella costruzione delle figule.

Da vicino esaminata la trachite della Serraglia e del Gibele si vede essere rossiccia e con grossi cristalli di feldspato; però quella della Montagna grande contiene molti cristalli di orniblenda.

La trachite della Serraglia che trovasi esposta ai fumajoli è di color rosso-mattone colla superficie nero-lucida che sembra limonite.

Le Gibele sono essenzialmente formate di trachite e di ossidiana

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA 35 colle solite modificazioni di tessitura, lo stesso apparisce nel con- torno craterico di Serraglia e di Munaster in cui trachitico è il sito della stufa.

Nella stessa contrada si ravvisano gli strati obliqui della trachite colle colonne prismatiche della stessa roccia, e verso il corpo della Montagna grande si vede un numero di blocchi erratici di grande dimensione caduti dall’alto, come ripetesi nell’ estesa pianura di Rhigali e Nicà.

La Cuddia di Scauri è formata di trachite e ossidiana con infil- trazioni di quarzo e jalite; e parimenti il prossimo littorale a divedere la stessa roccia nella Ba/ata dei Turchi sino a Scauri, Sa- taria e Bucherami; Sibà è essenzialmente costituito dalla solita tra- chite coll’ossidiana feldspatica.

Altri siti dell’isola presentano la trachite, Vossidiana , la perlite, la pomice come sono Zyton, Zubebi, Mursia, Dakhalè, Falkhicalà . Midichi, Scirafi, Cuddia di Sataria, Vènedisè, Zighidè, Khania, Cuddu di Almanza, e dello Speziale: non che la Cuddia della polverista presso il paese, e le contrade Itria, Velcimursà, Mugnia, Ruchia, S. Vito, Khannachi ec.: e siccome tali rocce sono simili nei caratteri di strut- tura e di esteriori apparenze, quindi tralascio di annoverare per bre- vità le loro particolarità geognostiche.

SII. Della tefrina e della struttura del terreno che la presenta

Di poca estensione mostrasi in Pantellaria, a paragone dell’altro tra- chitico di sopra descritto, il terreno, detto dei moderni, di eruzione, tefrinico o lavico, che fa parte della categoria dei pirogenici.—Que- sto terreno occupa semplicemente gran parte del basso dell’isola e si riconosce facilmente dal colore nero dei suoi omogenei materiali; esso giace sul terreno trachilico, e svariatissimi si offrono gli esempi di modificazioni che denotano le racce trachitiche per il contatto della tefrina.— Prima di accingermi a descriverlo passerò a farne la enumerazione delle sue più precipue varietà.

36 DESCRIZIONE Specie. TEFRINA. Roccia compatta o cellulare, rude al tatto, a base d’apparenza semplice e sembra un feldspato labrodorite modificato. Varietà. 1. Bruno-rossiccia con lamine di feldspato labrodorite; si trova a Xhasen, San Leo- nardo, Cuddia abbruciata. 2. Bruno-rossiccia porosa con jalite mammellonare e terrosa, Xhasen presso la stufa nel fondo di Errera Cuddii di li Munti e Cuddii rossi. 3. Bruno-rossiccia scomposta. 4. Bruno-rossiccia porosa. Khasen, Valcimursd. 5. Nero-bigia porosa feldspatica. San Leonardo, Kharuscia, Zyton, Mursia, Cuddii di li Munti, Strada delle Croci. 6. Nero-bigia scoriacea. 7. Nero-bigia scoriacea e vetrosa. 8. Nero-porosa e scoriacea con feldspato, sopra la Grotta del Murduomu, Cuddia abbruciata, rossa e delli Ferli.

Dopo di avere fatto l’enumerazione delle varietà della tefrina, pas- serò a rimarcarne con gli esempi i risultati delle mie osservazioni relative la sua geognostica struttura.

Pria di ogni altro è da notarsi che disposto a corrente mostrasi il terreno tefrinico di Pantellaria, e che sonvi dei punti in cui esso risulta dall’ammasso di ciottoli e di pezzi angolosi, come si rimarca a diritta del porto nella spiaggia Davviva, ove la tefrina si scorge nera, bigia, porosa, col pirossene, l’olivino, e la labrodorite.

Si osserva la tefrina nera, scoriacea, rossastra e compatta disposta a corrente nel littorale che corrisponde alla Punta delle Croci; tale tefrina venne eruttata dal cratere circolare abbassato della Cuddia di li Munti e mostra per limite l’Arzne/la, spiaggia molto bassa e tutta trachitica; però si osserva la linea di demarcazione tra il congiun- gimento di questi due terreni; la stessa giacitura mostra la tefrina in San Giacomo ove sono più ostensibili le alterazioni della trachite.

Nel margine del cratere di sollevamento del Monte Sant'Elmo avvi ancora la tefrina in forma di scoria oltre di quella compatta disposta a corrente che vi giace subordinata, come meglio si ravvisa nel lato di ponente e libeccio, ivi inoltre si osserva la scoria rossastra che riveste come crosta superficiale la trachite sottoposta.

Il littorale di San Leonardo è tulto in esteso formato dalla tefrina

DELL’ISOLA DI PANTELLARIA 37 mero-bigia colle lamine di feldspato e con cristallucci di scarsa oli- vina; tale tefrina di rado è compatta, spesso si adocchia porosa con pori poligoni, o esagonali d’un pollice di diametro, anche si osserva la tefrina cordiforme simile a quella del cratere del Vesuvio; è da no- tarsi che laddove il littorale è basso la tefrina non copre la trachite, quindi questa resta allo scoperto, e nei siti in cui si marcano le linee di congiunzione di questi due terreni si osservano le solite modifica- zioni di sopra annunziale; ciò si può con agevolezza notare al Bove marino ed al Morduomu.

La Cuddia bruciata che si appresenta dal lato di N di forma ovale, coll’ apice terminato da due crateri di figura circolare offre la te- frina nera e scoriforme La Cuddia delle Ferlì mostrasi di terreno te- frinico sormontata da tre crateri; però attentamente esaminandola pasta della roccia tefrinica, si vedrà zeppa di cristallucci di peridoto o olivina; per questo essenziale carattere possonsi chiaramente distin- guere le correnti vulcaniche di questa collina dalle altre vicine della stessa natura. Ai monti si osserva la tefrina scoriacea bruna-rossa- stra e nerastra; nell’ apice della collina di centro avvi un potentis- simo ammasso di tefrina compatta a cui sta sovrapposta la scoriacea.

Alla Kharuscia ed a Mursiasi osserva la tefrina disposta a corrente però sovrapposta alla trachite che ivi in maggior estensione abbonda. Inoltre si scorge altra collina formata dal terreno tefrinico in dire- zione della Cala di Modica; dessa si chiama Cuddia rossa e presenta un cratere di figura ovata, latefrina di questa contrada è compatta, scoriacea e rossastra, quale ultima varietà diede il nome a questo colle vulcanico La Cuddia nera presso il lago è costituita di te- frina che si protende verso il mare, e si ripete al Codo, Musara, e S. Chiara.

La tefrina di Pantellaria si appartiene interamente al sistema pi- rossenico e non offre quei passaggi al basalto che sono frequenti nelle altre terre vulcaniche; la tenacità di questa roccia la rende ‘adatta a molti usi economici. Però è da rimarcarsi nel terreno te- frinico la quasi assenza assoluta delle rocce conglomerate e mobili, cioè di quei tufi, ceneri ed arene vulcaniche, non che di quei ma- teriali variamente ammassati e riuniti con frammenti di rocce miste ad idrossido di ferro.

38 DESCRIZIONE Pria di conchiudere questo capitolo ho voluto offrire in un quadro i principali crateri che si trovano nell’isola di Pantellaria, affinchè ne fosse agevole il modo di studiare, col favore delle osservazioni geo- gnostiche, l'origine di. sua formazione. -

CRATERI DI SOLLEVAMENTO 9. Ghirlanda.

40. Monte Gibele.

4. Monte Sant Elmo. 2. Monte Gelfikhamar. SATURI, VULCANICI 5. Monte Sciuvechi. 4. Cuddia rossa n. 4. 4. Monte Gelfiser. 2. Cuddia bruciata n. 2. 5. Cuddia di Mida. 5. Cuddia delli Ferli n. 3. 6. Lago. 4. Monte Sanl'Elmo n. A. 7. Munaster. 5. Cuddia di li munti n. A. 8. Serraglia.

CAPITOLO V.

GEOGENIA.

Nella composizione mineralogica e nella struttura geognostica dei terreni ignei, se non si offrono accidenti che ne indichino l’età re- lativa delle loro parti, pure nel loro insieme ben si rimarcano tali caratteri da rendere distinte le epoche successive della loro genesi; epperò questi non sono tanto evidenti quanto i caratteri che si de- sumono dai resti organici nei terreni di sedimento.

Ordinariamente in un terreno di origine ignea, vi si scorgono i basalti colla trachite , l’andesinite e la tefrina, e nei grandi conti- nenti ove si rinvengono, tai prodotti ordinariamente poggiano sopra terreni stratificati fossiliferi, come a cagion di esempio presso Cam- piglia, ove la trachite è posteriore al calcareo giurassico fra gli strati del quale si è fatto strada.

Molto caratteristici sono i terreni di origine ignea dei campi fle- grei che circondano Napoli, appunto per la predominanza della tra- chite di struttura tufacea, contenente pomici, dioriti e calcarei; ai

DELL'ISOLA DE PANTELLARIA 39

Camaldoli in Astrgni ed alla Solfatara si osserva il tufo trachitico in posizione inclinata e l’interno dei loro crateri è tutto affatto tra- chitico; l'isola d’ Ischia, il monte Somma presentano la trachite colla predominanza del basalto fiancheggiato dalla lava del Vesuvio. Le isole Eolie (1) nel loro insieme mostrano il terreno trachitico sul quale in gran parte sta addossata la lava, che nella composi- zione può riguardarsi quasi simile a quella dell'Etna e del Vesuvio, vulcani ardenti, i quali ambidue considerati perla natura geogno- stica delle rocce, possonsi riguardare come i centri delle attuali e frequenti eruzioni.

Gli altri terreni pirogenici di Europa presso a poco conservano con questi molta analogia, così i basalti di Rocca Monfina, dei monti Berici sino ai colli Euganei, le trachiti di Alvergna, di Clermont, di Cantal, Ungheria, Sassonia, isole Canarie, di Santorino e della Islanda.

Tutte le osservazioni eseguite finora sui terreni pirogenici ci por- tano a stabilire che essi risultano da azioni vulcaniche analoghe ad alcuni fenomeni dell’epoca attuale. I basalti sono usciti dalla terra in uno stato di perfelta fusione da ricoprire spazi estesissimi, ove si adagiarono a modo di letti orizzontali; negli intervalli fra le eruzioni dei basalti si produssero le ceneri, le scorie e le sabbie che costituiscono gli strati di eperino che alternano col basalto.

La trachite è sgorgata dall’interno della terra alle volte liquida, ma più spesso in masse pastose semisferiche, in cupole più o meno elevate; in ambi i casi l'apparizione della trachite dovelte necessa- riamente essere accompagnata da una quantità di materie incoe- renti e vetrose. Però hanno riguardato i geologici la trachite come più recente del basalto e per l’epoca della sua comparsa quella più antica la credono coeva al terreno terziario miocenico.

(1) L'isola di Lipari presenta la trachite e la lava poggianti sopra un nucleo di rocce stratificate di psammite e selce alterate dal fuoco, le quali spettano ai terreni sedimentarj dell’epoca terziaria, siccome lo provano i resti organici vegetabili tro- vati in san Calogero, la prima volta da Spallanzani e poi da Hoffmann, ed or di recente dallo spagnuolo Villanova, e da me insieme col Prof. Antonio Prestandrea da Messina i quali verranno tra non guari descritti in un apposito lavore.

40 DESCRIZIONE

Gl' indicati terreni dopo i lavori speciali eseguiti dai più egregi geologi, precisamente del celebre de Buch, mi giova sperare che fos- sero riguardati come unico sistema, e mercèi rapporti che fra loro spiegano nella struttura, se ne indicasse l’origine di loro formazione, coll’ajuto della teoria del calore centrale e dei sollevamenti.

Ritornando ora al nostro assunto, cioè allo sviluppo della geogenia dell’isola di Pantellaria, è uopo avvertire che da quel che si è esposto nel precedente capitolo, si rileva, essere la stessa costituita di due ben distinti terreni, il più esteso trachitico, e l’altro meno esteso vulcanico; ambidue però presentano in quel tratto montuoso del- l'isola i loro rispettivi crateri che denotano di un modo facile i pro- gressivi accumuli dei materiali pirogenici.

Però da replicate osservazioni l’isola si vede che non poggia sopra terreni di altra natura, su i prodotti del fuoco avvi soprapposi- zione di terreni sedimentariì pliocenici o del gruppo moderno, come rimarcano in moltissime contrade, ove appariscono simiglianti ter> reni pirogenici ; in tal modo la prima idea che si può ammettere circa la geogenica origine di quell’ isola si è che la medesima da cima a fondo, nel centro e nella sua periferia altro non manifesta che terreni surti dal fondo del mare per opera di sollevamento pro- dotto dal lavorio del fuoco interno del globo.

Nell’annunziare le mie idee geogeniche su tale isola non ho vo- luto seguire che il filo delle mie osservazioni, evitando quanto è stato possibile, di annunziare quelle strane ipotesi che si hanno nella scienza relative siffatti terreni.

Mirando quindi alla spiegazione dei fatti sorge spontaneo lo am- mettere che pei caratteri geognostici l'isola offre chiaramente la serie di due terreni, di più antica data il trachitico e di posteriore il vul- canico. Nel terreno trachitico tutt'ora si scorgono i crateri, taluni dei quali sono bassi, ed appena apertisi, rimasero con i loro bordi liberi sottoposti all’ingiuria degli agenti esteriori; altri viceversa dopo che si estolsero furono ricoperti da masse stratificate di trachite, che tratto tratto formarono le più ardue eminenze montuose del- l'isola portanti seco altri crateri di sollevamento trachitico ma di un diametro più piccolo. Dal che si rileva che nel solo terreno

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA trachitico si devono riguardare tre sorta di crateri; la prima di quei senza addossamento di materiali posteriormente sollevati, come sono i bacini imbutiformi pressochè allungati di Serraglia, Ghirlanda, del Lago, di Munaster e di altri sili; la seconda degli altri che sui bordi hanno sovrapposti materiali trachitici sorti lentamente o con im- peto in epoche posteriori: avvi un magnifico esempio di questa specie di cratere nel perimetro del corpo della Montagna grande del Gibele, delle Gidilè, cioè in quel sistema interno di alte montagne che a guisa di cercine sono circondate nella base dai bordi di un antico cratere di sollevamento; finalmente la terza comprende piccoli crateri di sollevamento trachitico fra i quali avvene taluni che tutt'ora mandano fuori prodotti gassosi.

L’obliquità e l’orizzontalità degli strati trachitici, la loro varia coe- renza e durezza indica un secondo fatto per giudicare che l’opera del sollevamento trachitico è stata accompagnata da speciali fenomeni che produssero tali notevoli effetti nelle masse sollevate. Ed in vero l’orizzontalità degli strati trachilici è un argomento certissimo che l’opera del sollevamento dovette agire in essi lentamente da formare le bassure trachitiche dell’isola, che in parte poi per l'uscita di ma- teriali gassosi prodotti dalla rottura degli stessi, si conformarono con direzione varia, formando delle cupole trachitiche simili a quelle dell'Alvernia e di altre località; ove poi il sollevamento fu rapido le masse incandescenti stando molto influenzate dal calorico si vetrifi- carono, divennero nere, porose; leggiere per l'uscita dei materiali gassosi, e giunsero al punto di ridurre la solida e massiva trachite in ossidiana come si scorge a Ge/fiser, Gelfikhamar, Gibilè, coste del Lago, Khagiar, Khafar, Punta Framm ed in altri siti. Il rinvenire inoltre l’ossidiana alternante cogli strati trachitici come a Campobello, coste del Lago, Balata dei Turchi, ec. ci indica che il sollevamento lento, brusco e tumultuoso avveniva a riprese nelle masse, che oggi si trovano giacenti insieme (ra loro.

Altro fatto interessante che concilia l’attenzione del geologo si è quello dei filoni ed incrostazione di specie minerali nelle masse trachitiche differenti da quei che formano l’impasto intimo e mec- canico della pasta trachitica, e sono l’opera, come cennai nella geo-

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42 DESCRIZIONE

gnosia, del sollevamento di questi materiali dentro le masse già belle e formate, così il quarzo, la jalite, il ferro oligisto, l’anfibolo a mio avviso dovettero avere la stessa origine. E per ultimo la scaturigine dell’acque termali saline, i fumajuoli potentissimi; l'emanazione del gas acido carbonico che hanno luogo al presente, sono sollevazioni di materiali che si partono dall’interno della terra e che mostrano i vestigì dei grandi avvenimenti a cui un tempo dovette esser soggetta l'isola.

Epperò difficilissimo a chiarirsi si è la determinazione dell’epoche da riferirsi ai diversi sollevamenti delle masse trachitiche , poichè tai materiali trovansi così poco modificati e così strettamente uniti fra loro da presentare all’occhio del geologo un insieme vagamente omogeneo, che imprime solamente all’intelletto la ragione del loro assoluto sollevamento.

Dopo la genesi del terreno trachitico successero le eruzioni vul- caniche i di cui materiali occupano pochi punti dell’isola e trovansi cumulati in forma di correnti sopra la base trachitica che ne venne alterata nei punti di contatto colla tefrina come si scorge nella con- trada di S. Giacomo poco distante dal paese. Il terreno vulcanico di Pantellaria fu originato in diverse epoche dai varî crateri di eruzioni e la tefrina di eterogeneo aspetto mostra che si può riferire ai dif- ferenti monticelli vulcanici da’ quali venne eruttata; così si rimarcano: le tefrine della Cuddia bruciata, delli Ferli, nere, e delli Monti, ec. Tai crateri vulcanici oggi sono interamente estinti e la storia non ci fa menzione alcuna di loro attivazione (I).

Seguendo la teorica del de Buch sono partiti în due serie tutti i vulcani finora conosciuti, cioè in centrali e in linea retta; l'isola di Pantellaria sembra di appartenere a quelli della seconda serie

(1) Il terreno vulcanico di Pantellaria si può paragonare a quello della prossima: Linosa, di Ustica, di Alicuri, Filicuri, Vulcano, Lipari e delle altre isolette del gruppo delle Eolie, non che dei vulcani estinti del val di Noto ec., similmente puossi pa- ragonare alla eruttante Etna, ed all’ isola Giulia o Ferdinanda che nel 1832 surse nel mare tra Pantellaria e Sciacca che dopo elevatasi alla altezza di piedi 160 abbassò; essa venne descritta da Hoffmann, Prevost, Gemmellaro, Scinà ed altri non pochi naturalisti.

DELL'ISOLA DI PANTELLARIA 43 mostrando essa continuazione in linea diritta cogli altri contigui, ed offrendo gl’intervalli coverti dall'acqua del mare la quale è da sup- porsi poggiare sopra le basi vulcaniche sollevate in un livello in- feriore; che non giunsero giammai sopra la linea del nostro orizzonte. Però non sono dell’intutto estinti i fenomeni dell’attività ‘vulcanica in Pantellaria, poichè le emanazioni gassose e vaporose offrono l’at- tività debole del lavorio di uscita di prodotti delle viscere della terra.

Varie ipotesi si trovano registrate nella scienza intorno la causa dei vulcani; taluni per la rassomiglianza dei fenomeni vulcanici con quelli che si osservano nella fusione artificiale, e nell’ accensione spontanea delle miniere del carbon fossile non tardarono ad ammettere che i fenomeni vulcanici sono da attribuirsi alla combustione di materiali che ne sono capaci, la quale è cagionata dalla decompo- sizione analoga a quella che si avvera nelle piriti di ferro; ma oggi si è convenuto di metter in non cale tale ipotesi mentre la geognosia con esattezza e precisione ci ha fatto conoscere la natura dei ma- teriali usciti dai vulcani che è tutt altra di quella dei materiali imaginati, e perchè la combustione delle materie che ne sono a- datte non può aver luogo senza il contatto diretto dell’ aria. Altri geologi fondandosi sulle scoverte chimiche del Davy delle basi me- talliche delle terre e degli alcali, supposero che metalli inossidati si trovassero sotto la scorza ossidata del globo, in tale stato da mostrarsi avidi a decomporre l’acqua per impadronirsi dell’ossigeno; il calorico sviluppato nell’atto di detta decomposizione si è supposto esser ca- pace di fondere i miscugli terrosi vicino i luoghi ove si genera siffatta decomposizione, dando origine a gas ed a vapori, che facen- dosi strada nell'atmosfera, lungo il loro passaggio, rompono e solle- vano la scorza del globo cacciando e alterando altre materie con loro.

Questa ipotesi sebbene sembra conforme ai lumi della chimica odier- na, pure a rigore merita di essere confutata, poichè non si conosce come si può stabilire la comunicazione dell’acqua nell’interno della terra; e però supposto il caso che una cagione qualunque ne abbia stabilito la comunicazione, dovrebbe tosto verificarsi sulla superficie dei metalli inossidati una crosta ossidata, la quale dovrà ivi impedire la continua-

44 DESCRIZIONE

zione dello immediato contatto dell’acqua. L'ultima delle ipotesi oggi comunemente ammessa dai geologi si è quella del calore centrale la quale è subordinata alle osservazioni fatte sulla interna temperatura della scorza del nostro globo, che mostrasi indipendente da quella prodotta dall'azione del sole; stabilendo che l'aumento della temperatura terrestre è a misura della profondità ove si rimarca, come lo provano i calcoli fatti dal Cordier che nella profondità media di circa dieci miriametri, il calore è capace di fondere la maggior parte delle rocce che formano la scorza del globo.

Da questi dati si deteggono due illazioni, cioè, la prima che si tro- vano nello interno del globo, masse con fluidità ignea, e di un volume considerevole; la seconda che la massa esterna del nucleo fluido tende continuamente a passare nello stato solido elevandosi sotto la scorza della terra. Le due illazioni testè ammesse quantunque sprovviste da osservazioni dirette provano a far conoscere, che il punto di partenza dei fenomeni vulcanici è nella parte superiore della massa fluida ten- dente a passare colla elevazione nello stato solido, come si desume dalla maggior parte delle particolarità, che caratterizzano i fenomeni vulcanici, e dallasomiglianza dei prodotti che li costituiscono. Quindi le cagioni che produssero l’uscita dei materiali vulcanici nell’ isola di Pantellaria fu appunto l’azione del calore centrale che primitiva- mente ivi avea sollevato il terreno trachilico.

I sopradescritti terreni trachitici e vulcanici di Pantellaria si tro- vano potentemente modificati per l’azione dei fumajoli, dell’ uscita delle acque termali, dell’ ingiuria degli agenti atmosferici e delle colture e nelle costiere dell’isola dall’ impeto delle acque del mare: tutt'ora questi agenti della natura non tralasciano colla loro influenza . di cancellare le sembianze esteriori delle masse che divengono rotte, terrose fatiscenti e di vario colorito.

Continua

CATALOGO

DEGLI

UCCELLI DELLE MADONE

FRANCESCO MENA-PALEMBO

Qui sono uccelli indigeni, qui rifuggiano gli uccelli passeggieri, che cercano un più mite grado di calore di quello delle regioni d’ onde provengono. )

Elogio Storico di BIVONA.

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CENNO STORICO

DELLA

ORNITOLOGIA IN SICILIA

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Fra l’ immensa serie degli oggetti della natura, che ci circondano, gli uccelli son quelli che maggiormente ci dilettano, la varietà dei colori, Vl armonioso canto, i semplici costumi, l amorosa cura dei pulcini sono delle qualità ammirevoli, che ci forzano ad amarli : con ragione Mauduyt esclamò : « Ch popolo amabile! mi duole il ve- derti- cadere sotto i miei fatali colpi, io non tenderò insidie alla tua esistenza, rispetterò anzi le tue abitudini, che mi richiamano l’idea de’ piaceri più dolci, esse me ne offrono almeno l’apparenza, mi compiaccio soltanto di osservarti, l’idea vera o falsa, che tu sei felice, e lo sei per le affezioni, di cui i tuoi movimenti lo mo- strano esternamente, mi fan provare un vero piacere , quell’ idea mi consola, e mi occupa piacevolmente alcuni istanti, distraendomi dagli effetti di uno spettacolo opposto, di cui l’ incontro forzato so- vente mi attrista. »

È d’uopo studiare i costumi degli uccelli nel loro stato selvag- gio per conoscere le loro passioni, se mi si permette questa espres- sione. Noi vediamo difatti, che quel calore, che nella primavera

2 CENNO STORICO forza e vita novella ai vegetabili, risveglia parimente negli ani- mali l’ istinto della riproduzione, e gli uccelli ce ne danno l’ annunzio : mentre la natura dorme ancora, ed il sole sta per varcare l’occaso, e le tenebre della notte si avvicinano, e c’ invitano al riposo , in questo momento fra il silenzio della natura e degli animali, un canto melodioso, lugubre, prolungato ci scuote, e richiama |’ attenzione no- stra; un Merlo sull’ alta cima di unalbero ancora sfrondato, saluta la prossima primavera, ed il cominciamento de’ suoi amori. Ma quanto è più soave ancora, quello dell’ Usignuolo che divide i suoi af- fetti e le sue pene coll’ amabile compagna, e coll’ armonioso suo canto cerca di diminuire la noja dell’ incubazione, e co’ suoi va- riati gorgheggi ridesta sempre un ardente amore, stancasi la sera dalle diurne fatighe, anzi nel più bujo della notte fa sentire il suo canto a grandi distanze per animare quell’ affezione materna che s' indebolisce, e risvegliare la natura che face. Quanto sono dolci le notti di maggio nell’ aperta campagna? Quanti pensieri tristi, e lieti non desta quel vario-modulato canto?

L’ uccello nell'epoca de’ suoi amori sente vivamente questa interna passione; il canto non è che una semplice espressione, le sue ge- losie, le sue lotte, il suo abito di nozze sono qualche cosa da ri- chiamare la curiosità del naturalista: i vantaggi che recano all’agri- coltura gli uccelli insettivori hanno fissato l’ attenzione dei geopo- nici scrittori, perciò sotto varì aspetti lo studio dell’ Ornitologia è utile.

La Sicilia non è l’ ultima in questo studio; sin da vetusti tempi curiosi, e naturalisti si sono versati a studiare i costumi degli uc- celli, ed a far conoscere gli uccelli sedentarii, o passaggieri, che trovansi nell’ Isola nostra; ed ecco un breve cenno di coloro, che più ne hanno scritto.

FepERIGO sEconpo Imperatore, scrisse un trattato di Falconeria De arte venandi cum avibus, questo fu poi accresciuto da Manfredi; a giudizio dei naturalisti è un vero trattato di Ornitologia mirabilis- simo pel tempo in cui fu scritto, e pieno di belle osservazioni, e di utili precetti. Questa opera trovasi stampata colla Falconeria di Tardif, Venezia 1560, e Basilea 1567, e con quella di Alberto Ma-

DELL’ORNITOLOGIA IN SICILIA 3 gno 1396; Scheider ne ha dato una edizione annotata Lipsia 1783-89, in quarto, in due volumi.

Dallo stesso Federigo abbiamo un altro trattato De natura, et cu- ra avium : trovasi citato da molti storici siciliani, ma non conosco dove fu stampato. Federigo non era siciliano, ma di Hohenstausen, e siccome la Sicilia fu per molti anni sotto il suo dominio, così possiamo enumerare, come siciliani gli scritti da lui lasciati.

Francesco Russo, visse prima del Cupari, e lasciò un mano- scritto di Ornitologia, il quale passò nelle mani di Boccone, poi di Schiavo, ed attualmente trovasi depositato nella Pubblica Biblioteca di Palermo, il titolo e così concepito : Breve descrizione di tutte sorti di uccelli conosciuti nella Sicilia cossì di canto, come di acqua, e di rapina ponendosi per più profitto il luogo in che sogliono abbitare, e della loro passa, e ritorno, opera di Francesco Russo. Dobbiamo allo Schiavo lannunzio di questo manoscritto , nelle sue Memorie per servire alla storia letteraria di Sicilia, e poi ad Andrea Bivona nel prospetto delle scienze e della letteratura del secolo xix in Sicilia. L'autore divide gli uccelli in più note, come uccelli di canto , di rapina, di acqua, di ripa ; di ciascuna specie ne il nome siciliano italianizzato, talune volte per distinguerla dalla specie vicina vi ag- giunge una breve frase non sempre sufficiente a mostrarne i carat- teri specifici, indi fa conoscere l'epoca del passo, il luogo dove di- mora, ed il cibo di che si nutrisce, il tutto brevemente: da que- sti scritti rilevasi, che doveva conoscere la cacciagione, e la scienza. Questo manoscritto è interessante non solo per la sua antichità, ma per le molte specie che vi sono enumerate, e per mancanza di ca- ratteri specifici non possono classificarsi, e forse talune sono nuove.

Per quanto rilevasi dalle Memorie dello Schiavo il Russo lasciò ancora una lettera sopra gli uccelli di rapina, che io non ho potuto trovare.

SiLvio Boccone, morto nel 41704, avendo nelle mani il mano- scritto sopracitato del Russo lo corredò di molte note, ed alla fine vi aggiunse altre specie di uccelli dell’ Isola nostra.

Francesco Cupani, morto nel 41704, cominciò a pubblicare il Pamphiton Siculum, che dopo la sua morte fu continuato da Bo-

4 CENNO STORICO nanno, nel terzo volume conservato nella Biblioteca dei PP. Gesuiti si trovano num. 88 figure di uccelli, la prima tavola raffigura lo Accipiter Miula, e l’ultima il Bubo Jacobi similis, queste figure sono accompagnate da una breve descrizione.

Il Cupani nel 4696 scrisse un trattato di Storia Naturale, ed uni- tamente agli altri oggetti vi sono descritti pure gli uccelli, la lin- gua con cui è scritto è la latina frammista all’ italiana, ed alla si- ciliana, il carattere è poco leggibile : questo manoscritto è depositato nella Biblioteca di Palermo.

Il Cupani medesimo per quanto si legge nelle Memorie dello Schiavo lasciò un trattatelio degli uccelli di rapina, e domestici, nel quale si spiegano con ogni accuratezza le diverse specie di Falconi, la maniera di addimesticarli, e di nutrirli con non poche altre par- ticolarità degne da sapersi dai più accurati filosofi naturalisti, e lo stesso fa degli uccelli domestici più singolari.

Francesco PAaoLo CarareLLI, lasciò alcuni manoscritti sopra gli uc- celli, a me non è riuscito leggerli, ma il sig. Palazzolo ben il co- nosceva. Per una di quelle disgrazie, che sempre ha accompagnato i nostri naturalisti, questi materiali ornitologici sono restati inediti e perciò presso l’estero ci è dato il rimprovero di non conoscere i nostri uccelli.

Gruserpe Sinatra da Noto, il quale morì nel 1768 lasciò dopo la sua morte una buona raccolta di uccelli preparati, che aveva. clas- sificati col sistema Linneano; disgraziatamente non esiste più.

Il signor Groeni nel suo Gabinetto raccolse molti uccelli siciliani, ma nulla ci lasciò scritto de’ loro costumi.

Giovanni CanciLLa ne’ suoi Elementi di Storia Naturale 41804, vo- lume 2, rapporta alcune specie di uccelli additandone il nome si- ciliano.

Domenico Scina' nelle annotazioni alla sua Topografia di Palermo, un Catalogo degli uccelli del suolo palermitano notando sola- mente il nome scientifico, il siciliano, e l’epoca del passo.

BaLpassarRe Parazzorto nell’ epoca medesima scriveva un Trattato di Ornitologia siciliana secondo le ultime classificazioni, egli fa una esatta descrizione dell’uccello, che spesso arricchisce di riflessioni;

DELL’ ORNITOLOGIA IN SICILIA 5 non è completo per gli uccelli acquatici; questo manoscritto buo- nissimo per consultare fu donato dall’ autore alla Biblioteca di Pa- lermo, di cui ne è bibliotecario.

Lo stesso autore nel 4826 pubblicò una lettera Su di un uccello di singolar figura nella conformazione del becco, dove mostra , che l’ ipertrofia della mascella inferiore, e la sua forma anormale, co- stituivano Îa particolarità di queil’uccello, detto Corvus graculus Lin.

Francesco Ferrara nella sua Storta Naturale assegna poche pagine per gli uccelli indigeni, ed emigranti della Sicilia.

MicneLe AzzareLLo da Palermo conosceva bene la dermotassia, per cui preparò molti uccelli nostrali, ed alquanti oltremare ne spedì, raccolse i materiali per redigere un catalogo ragionato degli uccelli dell’Isola, l’immatura morte ne impedì la pubblicazione, ed il ma- noscritto si è smarrito.

Giuseppe Mercanti, E PaoLo Mercanti di Castelbuono miei concitta- dini sin dal 4824 cominciarono a raccogliere degli uccelli delle Ma- donie, ed a prepararli, ma limitaronsi agli uccelli di rapina, e ad altri grandi uccelli, ne fecero le descrizioni, ma dopo la loro morte gli scritti si smarrirono, e gli uccelli divennero preda del tarlo.

JannerrA Power nell’ Itinerario della Sicilia A839, assegna una ta- vola pel catalogo ornitologico siculo, dove vi è il nome scientifico ed il nome vernacolo, senza alcuna altra indicazione interessante.

Luci Benoir nel 4840 diede alla luce 1’ Ornitologia Siciliana, que- sta può riguardarsi come l’ opera più completa, che si è pubblicata sugli uccelli siciliani, egli merita degli elogi pel modo di classa- zione, e per l’ordine dato a tutto il Catalogo; vi sono noverati ta- luni uccelli siciliani sull’asserzione di straniero scrittore, che forse mai visitò la Sicilia, questa classica e fertile terra; un libro nato in Sicilia dovea andare esente di tali asserzioni, del resto è esatto per le descrizioni, e per l'aggiunta de’ nomi vernacoli; merita più d’ ogni altro la stima del pubblico per aver complimentato la sua raccolta al Gabinetto di Messina.

Pierro CaLcara da Palermo nella Descrizione dell’ isola di Ustica, 4842 noverando le varie produzioni di quella terra vulcanica enu- mera diciotto specie di uccelli da lui veduti nel breve soggiorno

6 CENNO STORICO in quell’ isola, nella Descrizione dell’ isola di Lampedusa A847, ne rapporta altre dodici specie, e richiama particolarmente l’attenzione su i danni recati dalla Grux cinerea Lin. in maggio ai campi di fru- mento ; altri venticinque ne enumera nelle Ricerche sulla storia na- turale dei dintorni di Nicosia 4834.

Giorcio Grar nel 41842 dirigeva una lettera al dottor Scuderi su Di un Picchio muraiuolo rinvenuto nelle vicinanze di Messina, dove una esatta descrizione di questo uccellino, e dice che non era stato trovato da alcuno in Sicilia prima di quella occasione.

Nel 4844 diresse altra lettera a Landolina, Lettera, e descrizione di un Avvoltoio grifone , il quale fu preso in Messina nella prima- vera del 1842, la descrizione de’ caratteri è molto precisa.

Mariano ZuccareLLo Parti da Catania nel 1844 pubblicava una let- tera diretta ad Alessandro Rizza, Ricerche ornitologiche in Sicilia, dove descrive cinque varietà della Sylvia stapazina Lath., cinque del Va- nellus cristatus, Meyer, dona delle notizie dell’ Erismatura leucoce- phala Bonaparte, e della Ciconia Nigra, Bellon, entrambe trovate in Sicilia. In altra lettera, Continuazione delle ricerche ornitologiche in Siciliadà delle interessanti osservazioni del Vultur fulvus Lin., del- l'Aquila Bonelli Bonap., dell’ Aquila Fulva Meyer, del Falco cinera- ceus, Montag., del Falco lithofalco Lin., del F. vespertinus Lin., del Merops apiaster Lin., della Tiehodroma phoenicoptera Tem., della Turnix andalusica Vieill., della Limosa rusa Briss, e della Sterna mi- nuta Lin. Pubblicò alcune notizie sull’ Aquila Bonelli nel Giornale Scilla e Cariddi.

Lo stesso Zuccarello lesse nell'Accademia Gioenica alcune Osser- vazioni, e descrizioni ormitologiche, che poi furono date alla luce, dove descrive l’abito del nidiaceo , del giovine di un anno, e dei costumi del Falco Bonelli Tem., che nidifica in Bronte, fa conoscere una varietà dell Emberiza miliaria Lin. e del Numentus phoepus Lath., affetti da albinismo, parla del passo accidentale della Giconza nigra Bell., e dell’ Anas olor Lin., sin’ora non riportata quest ultima fra gli uccelli nostrali, finalmente una descrizione di un giovine della Ardea cinerea, e di sette varietà riguardanti il sesso, e l’età dell'Anas

DELL’ ORNITOLOGIA IN SICILIA 7 Leucocephala Lath. comune nei pantani di Catania da novembre a gennaro.

Posteriormente pubblicò le Osservazioni, e ricerche su di un vago uccellino siciliano appartenente al gen. Sylvia Lath., dove descrive una rarissima varietà della Sy/via atricapilla Lath. con una macchia giallo-canarina nella gola osservata sopra tre femmine. Le silvie van soggette all’albinismo, ed al melanismo, ed a variare nelle grada- zioni, e nell’ intensità dei colori nella epoca degli amori, e della muta, o secondo l'età ; la varietà riportata non si può riferire a nessuna delle anzidette, e sembra costituire piuttosto un carattere di specie nuova, che di varietà.

Gaetano Nociro da Girgenti nel 1844 nella Topografia di Girgenti e suoi contorni un catalogo degli uccelli di quel territorio, i quali furono classificati da Giovanni Caruso.

EmmanueLe Taranto Russo di Caltagirone nel 4844 diede alle stampe un Discorso per l inagurazione del Gabinetto di Storia Naturale di Caltagirone alla fine del quale aggiunse un catalogo degli uccelli del detto territorio additando il nome scientifico , ed il vernacolo, tali uccelli ben preparati furono da lui generosamente donati al Gabi- netto, quanto sono rari questi esempii di patrio amore nel secolo presente ?

GaLvaeni da Catania descrivendo la Fauna Etnea nella Memoria se- sta per servire di prodomo all’ Ornitologia dell Etna enumera molte specie di uccelli, che trovansi su quel monte ignivomo.

Fra gli stranieri, che han contribuito ad illustrare la nostra Or- nitologia è d’ uopo rammentare Raranesque che descrive quindici specie di uccelli nuovi raccolti la maggior parte in Palermo, e tro- vansi nella sua opera intitolata : Caratteri di aleuni nuovi generi, e nuove specie di animali, e di piante della Sicilia , nel giornale che dirigeva, Specchio delle Scienze: scrisse un articolo Arrivo delle Lo- dole vicino Palermo nell’ autunno.

HrczeL girando la Sicilia nel 4819 trovò qualche cosa di nuovo, ed al suo ritorno in patria scrisse le osservazioni da lui fatte sugli uccelli nostrali.

Scnempri nel suo Quadro geografico ornitologico, ossia quadro com-

8 CENNO STORICO Ec parativo le ornitologie di Malta, Sicilia, Roma, Liguria, Nizza e la Provincia di Gard assegna una colonna agli uccelli siciliani. SAvI nell’ Ornitologia Toscana fa menzione di qualche uccello nostro ; Temncx nel suo Manuale di Ornitologia riporta pure qualche specie nostra; Bonaparte nella sua superba Iconografia della Fauna italiana dona delle belle figure di uccelli siciliani.

Tra i gabinetti ricchi di uccelli di Sicilia ricordo solamente quello del gabinetto di storia naturale di Siracusa, di Messina, quello della Accademia Gioenia di Catania, quello di Caltagirone, e dell’ Univer- sità di Palermo. Taluni dilettanti hanno pure delle raccolte di uc- celli, ma queste son sempre di breve durata, perchè periscono colla morte del dilettante, che con tanta cura l’ha raccolto, e preparato.

Eccomi giunto al termine della storia, e de’ progressi degli studi ornitologici in Sicilia, in questo prospetto sono riuniti tutti i lavori che ho potuto raccogliere , se ne ho omesso qualche altro il mio silenzio s’incolpi a mancanza di mezzi, e non a volontà.

Nella redazione di questo catalogo mi sono limitato di dare il nome scientifico, la frase diagnostica, gli autori che parlano dello uccello riguardante la Sicilia, qualche parola su i costumi, una si- nonimia siciliana per quanto il mio lavoro sembri proprio della terra in cui scrivo, ho tralasciato dare la descrizione, perchè sarebbe una noiosa ripetizione di quanto han detto gli ornitologi. Gli uccelli acqua- tici vi figurano poco, perchè in questo gruppo di monti mancano i laghi, ed i larghi fiumi, come ho mostrato nella Introduzione alla Storia Naturale delle Madonie, i pochi che enumero sono stati uccisi nel Monalo, e nell’ Imera settentrionale; per completare il catalogo aggiungo in appendice gli uccelli domestici.

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CATALOGO

DEGLI

UCCELLI DELLE MADONIE

ORDINE PRIMO UCCELLI DI RAPINA ——a®0_

Gsxere VULTUR Linneo.

1. Vultur fulvus (Lin.)

V. remigibus quatuordecim : naribus lunulatis : lingua margine aculeato.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 4.— Graf. Di un Avvoltojo grifone, Messina, 1644. Zuccarello, Ric. orn. let. 2, p. 1. Galvagni, Mem. 6. Atti dell’ Accad. Gioenia.

Il Grifone è sedentario nelle Madonie, presceglie i monti e le rupi inaccessibili per sua dimora; la mattina al levar del sole va a posarsi su i balzi de’ Monticelli, nei ciglioni della Valle di Atrigni, e Juntera, nelle alte cime del balzo di Gonato , e della Canna, dove dimora quasi immobile circa due ore per riscaldarsi con i tepidi raggi del nascente sole, e per far la sua toletta pulizzandosi le remiganti, le timo- niere e tutte quante le penne dalla polvere e dagli insetti, indi a branchetti di sei ad otto si slanciano nell’aere facendo delle lunghe corse per andare in cerca di cada- veri loro cibo ordinario.

La regione che si può riguardare come soggiorno abituale del Grifone è a due mila piedi, di si slancia nell'Oceano aereo, e si eleva ad una grande altezza; sa- lendo sulle alte vette, che elevansi sul livello del mare palmi siciliani 1180 (Malvica, Piraino), si vede il grifone fare de’ grandi cerchi e sembrare un piccolo uccello, tale è l'elevazione straordinaria a cui giunge; qual è dunque la pressione atmosferi- ca che può sopportare, mentre lo vediamo scendere nelle più profonde vallate, sino ai bor- di del mare, e poi salire quasi il doppio sull’altezza delle Madonie? A venti mila piedi di elevazione i sacchi membranosi aerei, che si sono riempiti nelle basse regio- ni aeree devono prodigiosamente gonfiarsi; ed intanto senza nulla soffrire, anzi per solo diletto percorre in pochi istanti tutti i climi, e da quelle alture vede i tre an- goli della nostra Triquetra, e l'alta cima fumante del Mongibello.

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10 CATALOGO tl

Il Sarcorampus condor Dum., cuntur del Chili, il gigante degli avvoltoi conosciuti , le cui ali estendonsi quattordici piedi si eleva pure ad una grande altezza, ed Hum- boldt calcolando |’ altezza della catena delle Andes del Quito, che sul mar Pacifico elevansi piedi 14958, a cui può giungere, conchiuse di averlo veduto sino a 21834 piedi di elevazione. Or il nostro Grifone la cui femmina può anche avere l’ estensione delle ali sino a tredici piedi e pochi pollici, può paragonarsi al condor dell’ America, ad elevasi quasi alla medesima altezza, mentre l’ uomo salendo a certe altezze si stan- ca pe’ sforzi muscolari, e trovasi in uno stato di astenia penosissimo , il Grifone ed il condor respirano con egual faciltà a ventotto ed a dodici pollici di pressione.

Il Grifone può restar digiuno per molti giorni, ma quando trova una carogna di- vora tanta carne da non poter prendere volo da’ piani: allora corre saltando, finchè trova una prominenza, che gli facilita il primo slancio. Quando è affamato librato nell’ aere fa de’ grandi cerchi per mirare se negli armenti o nelle greggi vi ha qual- che animale malaticcio, allora scendono varii riuniti sull’adocchiata: preda, la spa- ventano con una stridula voce, e col battere le ali, e facendo de’ semicerchi vi dan- no delle beccate, finchè a terra stramazza; allora tutti vi piombano addosso, chi svelle gli occhi, chi lacera il ventre, chi le interne viscere ne strappa, ed in pochi momenti quell’animale ancor caldo di vita è interamente spolpato.

Talora per far la preda prescelgono il punto, ove qualche pecora pascola nell’ orlo di un precipizio, allora volandovi vicinissimo la spaventano, e l’ animale intimorito si precipita nel sottoposto abisso dove i grifoni l’ assalgono.

Il Grifone si difende con forza, mentre sembra un vile animale, quando trovasi alle strette si getta supino, coll’adunco becco e co’ forti artigli lacera chi si presenta: ha un odorato finissimo, una vista acutissima, costruisce il nido nelle crepacce delle rupi inaccessibili, e ne' buchi che presentano le satite murali della parte settentrio- nale delle Madonie; la femmina partorisce due uova molto grosse, bianche, senza mac- chie, ordinariamente non alleva che un solo pulcino, il quale vola all’ età di sei mesi circa.

SINONIMIA SICILIANA.

Vuturu, Vuturazzu in tutta Sicilia.

Genere NEOPHRON Saviny.

2. Neophron pernepterus (Savig.) N. corpore albo, helvolo vel brunneo: remigibus primariis nigris.

Savi, Orn. Tosc. v. 4, p. 6. Cathartes pernopterus, Benoit, Orn. Sic. p. 3. Schembri, Quadro geogr. orn. p. 1. 7ultur pernopterus Power, Illin. della Sic. p. 200 Palazzotto, Orn. Sic. Mss. Galvagni, Fauna Etnea mem. 6.

Il Capovaccajo è di passo periodico, viene fra noi in aprile, e propriamente dopo la pasqua, da cui prende forse uno de’ nomi volgari; in tal epoca frequenta le man- dre delle vacche e de’ vitelli, e prende diletto posarsi sulla schiena de' medesimi

DEGLI UCCELLI DELLE MADONIE 11 gli animali si spaventano, se ne inquietano. È un uccello molto vigilante, quindi difficile ad essere ucciso, i nostri pastori lo rispettano credendo, che cibasi di alcuni in- setti che sono sulla schiena degli animali bovini. La maggior parte seguitano il loro viaggio, pochi nidificano sulle Madonie, una coppia ha molti anni, che costruisce il nido in una crepaecia del balzo di Gonato; nella fine di Luglio ho veduto questo uc- cello nelle praterie della Canna, e di Pomieri tra gli armenti di vacche.

SINONIMIA SICILIANA. Vuturu, Catania, Vuturu jancu, Castrogiovanni, Aciddazzu passa, Messina,

Albaneddu perdi-jurnata, Palermo, Pasqualino, Castelbuono, s. Mauro, Collesano.

Genere GYPAETUS StoRR.

3. Gypaetus barbatus (Cuvier).

G. gula pennis setosis in fasciculum digestis, nigris, antrorsum versis.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 9. Benoit, Orn. Sic. p. 4. Schembri, Quadro geo. orn. p.1. /ultur barbatus Power, ltin. della Sic. p. 200.— Ossiphagus foemina larvatus, Cupani, Ossiphagus barbatus, Cupani, Ossiphagus mas, sive muscatus Cupani.

L’Avvoltojo barbuto è di passo accidentae, ed è molto raro: per le molte indagi - ni da me fatte ho saputo, che una coppia negli anni 1839-40 nidificò nella rupe s0- pra le cartiere, Vausu di Gonatu, luogo inaccessibile e pericoloso, che mi ha impe- dito a far prendere il nido.

Sinonimia SICILIANA.

Aciddazzu barbatu, Sicilia, Vuturu eu pettu russastru, Castelbuono. GeneRE FALCO Linveo.

4. Faleo buteo, (Lin.) F. tarsis nudis, parte antica et superna tecla scutis parvis: loris pilosis.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 29. Benoit, Ornit. Sic. p. 8. Power, Itiner. p. 200. Taranto, Gabin. p. 83 Schembri, Quadro geogr. orn. p. 2. Palazzotto, Orn. Sic. Mss. Accipiter miula vulgo. Cupani, Mss. Miula, Russo Mss. Miula Cupani, Mss p. 72, 145 della storia Naturale.

il falco cappone è comune tanto ne’ boschi, quanto nelle falde delle Madonie, ni- difica ne’ boschi, ne ho trovato in varie livree, nell’ autunno e nell’ inverno è gras- sissimo. Ho prescelto il nome specifico di Falco duteo tralasciando quello di Falco pojana Savi, perchò questa specie presenta molta varietà nella disposizione e nella

12 CATALOGO gradazione de’ colori, nelle varie età, nel differente sesso, non potendo fare dei con- fronti per le due specie ho seguito gli altri ornitologi.

SixonIMIA SICILIANA .

Falcunazzu, Castrogiovanni, A/baneddu Miula, Palermo Alitunni Castelbuono Falcuni, Ualtagirone.

5. Falco apivorus (Lin )

F. tarsis nudis: loris plumosis.

Savi, Orn. Tosc. v. 4, p. 31. Schembri, Quadro geog. orn. p. 2. Benoit, Orn. Sic. p. 8. Power, Itin. p. 200.

Il Falco pecchiaiolo è piuttosto raro nelle Madonie, come nel rimanente della Si- cilia; l'individuo che posseggo è femmina, differisce un poco dalla descrizione data dal Savi, e si avvicina piuttosto alla varietà da lui riportata.

Becco nero colla base della mascella inferiore più chiara, cera ed iride gialla, re- dini fittamente coperte di piccole penne di colore scuro-nerastro. Fronte biancastra, le penne hanno lo stelo bruno. Parti superiori scuro-cioccolatta, base delle penne bian- ca, steo nero, 0 pure una striscia nera sul medesimo, quelle del vertice, occipite, nuca, hanno l'estremità più chiare. Regione auriculare scura; penne della gola bian- castre con stelo scuro, baffi lunghi, e neri ; gozzo, petto, parte superiore dell’addo - me colore scuro marrone con una striscia stretta lungo lo stelo, parte inferiore del- l'addome, regione anale, sottocoda color di nocciola, calzoni grandi del medesimo colore un poco più chiaro. Le remiganti di colore scuro quasi nero superiormente, inferiormente grigio-cenerine con delle fascie bianche screziate di scuro ; copritrici medie con lo stelo nero ; le barbe esterne scure le interne color castagno, le piccole hanno il bordo più chiaro. Timoniere superiormente scuro nerastro, inferiormente bianco-cenerino trasversalmente fasciato di cenerino, le fasce sono disposte irregolar- mente ora più larga una e più stretta l’altra, l'estremità delle timoniere è cenerina. Piedi gialli, unghie nere. Prima remigante più corta della sesta; terza, quarta e quinta le più lunghe.

Dimensioni lungh. tot. braccio 1, soldo 1. Apertura del becco quattrini 3, piccoli 2. Tarso quattrini 5, piccoli 2. Coda soldi 9. Le dimensioni riportate dal Savi sono lungh. tot. brac. 1, soldo 1. Apertura del becco quat. 3, pic. 2. Tarso quat. 6, pic. 2. Coda soldi 8, quat. 2.

SINONIMIA SICILIANA

Arpegghia di passa, Sicilia Falcunazzu, Castelbuono.

6. Falco milvus (Lin.)

F. corpore lacte fulvo: cauda valde forficata.

DEGLI UCCELLI DELLE MADONIE 13

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 35. Benoit, Orn. Sic. p. 9.— Power Itin. p. 900.— Taranto, Disc. inag. p. 85. Schembri, Qua. geo. orn. p. 2. Palazzotto, Orn. Sic, Mss.— Niglio pollicinaro, 0 Miglio chiamato forfis- sia. Russo Mss.

Il Nibbio reale è comune nelle Madonie in tutte le stagioni, e si avvicina molto ai luoghi abitati, facendo de’ grandì giri osserva dove far preda, ed adocchiatala vi piomba addosso: le galline, e le colombe co’ suoi artigli le trasporta nell’ aere, poco curando nell’ atto della preda Ja vicinanza dell’uomo. Nidifica ne’ boschi, dove fa sentire Ja sua voce, come un lamento di fanciullo; nell’ inverno è molto grasso.

SINONIMIA SICILIANA,

Nigghiu, Messina Nigliu, Castrogiovanni, Petralia, Palermo, Miliunî, Catania, Vicchiazzu, Nigghiu, Castelbuono Muschitta Caltagirone.

7. Faleo peregrimus, (Gmel.)

F. alis caudam acquantibus : vittis genalibus magnis : dorso bruneo nigrescente, vel coeruleo cinerascente, fasciis transversis saturatioribus notato : pedibus lutescen- tibus : unguibus nigris.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p.40.—Benoit, Orn. Sie. p.10.— Power, Itin. p. 200. Schembri, Quadro geo. orn. p. 2. Palazzotto orn. Sic. Mss. Taranto, Disc. Inag. p. 84. Falcone pellegrino, Russo Mss. Falco montanus Sieulus, Cupani, Falchettus Cupani.

Lo sparviere peregrino è molto raro nelle Madonie, e forse di passo accidentale; si trova nella regione nemorosa, giammai scende nel piano: ne sono stati uccisi nel bo- sco di Gonato nella stagione invernale, non ho trovato mai il suo nido, ho veduto l'uccello in està.

Srinonimia SICILIANA.

Albaneddu, Messina, Caltagirone Falcuni, Siracusa Falcuni piddirinu, Paler- mo Falcuni raru Castelbuono.

8. Falco tinnuneulus (Lin.)

I. alis cauda quadrante brevioribus : vittis genalibus vix conspicuis : dorso spadi- cco sunicolore, vel nigro-maculato: pedibus luteis: unguibus nigris.

Savi, Orn. Tosc. v. 4, p.45.—-Nocito, Topoge p. 34. Benoit, Orn. Sic. p. 12. Power, Itin. p. 200. Schem- bri, Quadro geo. orn. p. 2.— Taranto, Discor. inag. p. 84.— Cristaredda, Russo, Mss. «ccipiter, Crista- redda vulgo dicta Cupani, Galvagni, Faura Etnea Mem. 6.

Questo. falcone chiamato Gheppio, è il più comune fra noi, abita negli antichi fab- bricati, nelle crepacce delle rupi, nelle salite murali; nidifica ne’ luoghi medesimi, i pulcini si dimesticano facilmente. Nelle antiche fabbriche del castello di Castelbuono ne nidificano in gran quantità unitamente alla Strix flammea, alla Columbia livia, alla Fringilla petronia, allo Sturnus unicolor, alla Sylvia solitaria.

14 CATALOGO SgNoNIMIA SICILIANA.

Tistaredda, Cristaredda, Palermo Cernivientu Castrogiovanni Cazzaventu Si- racusa, Caltagirone Cacciaventu, Messina, Cacciaventulu e Cristaredda, Catania, Crivedda, Castelbuono, s. Mauro Ticcia, Cristaredda, Girgenti.

9. Falco vespertinus (Lin.)

F. alis caudam subaequantibus : vittis genalibus nullis, vel brevibus: dorso cine- reo unicolore, vel fascis transversis undulatis notato : pedibus croceis, unguibus lu- tescentibus.

Savi, Orn. Tosc. v. 4. p. 50. Schembri, Quadro, geo. orn. Benoit. Orn. Sic. p. 13. Galvagni, Fauna Etnea, Mem. 6. Fa/co erythruros, Rafanesque, Caratteri ec. Zuccarello, Ricerche ornit. lett. 2, p. 5.

Il falco cuculo è il più bello falchetto che noi abbiamo, è di passo accidentale; nel maggio 1852 molti ne erano in una prateria vicino Castelbuono, e vi dimorarono più di otto giorni, poi continuarono il loro destino, non ne ho mai veduto negli altri anni. Il sig. D. Antonio Guerrieri che possiede alquanti disegni di uccelli delle Ma- donie ne fece disegnare e colorire un maschio ed una femmina, che sono veramente belli ; tra quelli che si uccisero in Castelbuono ve ne érano di varie livree, e di dif- ferenti età.

SINONIMIA SICILIANA.

Falcu palumbu, Palermo Albaneddu a causi russi, Messina, Cucecareddu, Ca- tania, Falcuni frusteri o di passa, Castelbuono.

10. Falco misus, (Lin.)

T. corpore superne cinereo-coerulescente, abdomine albido trusversim spadiceo-fusco striato (adultus): vel superne brunneo-griseo, abdomine brunneo striato (juvenis), tar- sis gracilibus : alis duas trientes caudae aequantibus : statura Picae.

Savi, Ornit. Tosc. v. 1, p. 57. Galvagni, Fauna Eln. Mem. 6.— Benoit, Orn. Sic. p. 14. Power, Itin. p. 200. Taranlo, Disc. inag. p. 84.—Schembri, Quadro, geo. orn. p. 2. Palazzotto, Orn. Sic. Mss. Spri- veri, Russo Mss. Ldccipiter fringillarius, Nocito, Top. p. 33. FaZchettu, Gupani, Mss.

Lo sparviere è comunissimo nell’autunno nelle basse regioni delle Madonie parti- colarmente nei piani, e nelle valli delle falde , vi dimora l'inverno e parte allo ap- prossimarsi la primavera. Fa preda di uccelli pretaioli, è molto veloce nel volo ed insegue il tordo, il merlo, ed anche il colombo; più volte mi è accaduto vedere, fal- lendogli il colpo, urtare per terra, far due o tre capitomboli, rimanere come stordito colle ali aperte ed i suoi grand’ occhi scintillanti , e poi riprendere il volo: questo uccello tramanda un odore particolare : il sig. Guerrieri ha il maschio e la femmina ben disegnati, e coloriti.

DEGLI UCCELLI DELLE MADONIE 15 SIxonIMIA SICILIANA.

Spriveri, Palermo, Catania, Caltagirone, Spraveriî, Messina Falchettu, Castro- giovanni, Farchiettu Castelbuono.

11. Falco cyameus, (Montag.)

F. rectricibus et scapularibus cinereis : cauda cinerea vel albido fasciata (mas. adult.) rectricibus, et scapularibus brunneis fulvo maculatis : cauda fascis latis lutescentibus et brunneis notata (foem. et mas, juven.): alis cauda quadrante brevioribus : remigi- bus 3, et 4 subaequantibus. -

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 63. Benoit, Orn. Sic. p. 16. Power Itin. p. 200. Schembri, Quadro geo. orn. p. 3. Palazzotto Orn. Sic. Mss.— A4/barello, uccello perdi-jurnata? Russo Mss. Albanellus crugingefuscus Cupani, (femina). Accipiter, cristaredda femminara, vulgo dicta, Cupani, (maschio).

L’ Albanello reale è molto raro, è di passo accidentale, un maschio fu ucciso al Finale nel marzo 1851, non l’ho trovato in altri luoghi.

SinoniMIa SICILIANA.

Albaneddu jancu, Messina Albaneddu , Cristaredda fimminara, Palermo Fal- cuni biancu, Castelbuono.

12. Faleo cineraceus (Montag.)

F. reetricibus, et scapularibus cinereis: cauda cinerea, vel cinerea albo fasciata (mas. adult.) rectricibus, et scapularibus brunneis, fulvo vel helvolo maculatis : cau- da fasciis latis lulescentibus et brunneis notata (foem. et mas. juv.):alis caudae ae- qualibus : regime tertia longiore.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 65. Benoit, Orn. Sic. p. 16. Schembri, Quadro geo. orn. p. 3. Zuccarello, Ricer, orn. lett. 2, p. 4.

L’Albanella piccola è molto rara, di passo accidentale, l'individuo che posseggo è nna femina molto vecchia con varie fratture consolidate ne’ femori ne’ cubiti e nei radii, differisce dalla descrizione degli Ornitologi.

Parti superiori, ali, spallacci scuro nerastre, l'orlo appena più chiaro, una mac- chia bianca sulla nuca, fronte, fascia sopraciliare, penne della palpebra inferiore e gola biancastre, redini scure, regione auricolare scuro rossastra, cerchio ceciato, mar- gine delle penne sopra la fascia sopraciliare lionato, verlice scuro rossastro con mar- gine ceciato, sopracoda bianco, l’estremità delle penne senza barbe; vi sono i soli steli, petto ceciato con lo stelo cenerino e gli orli biancastri, addome bianco senza macchie, fianchi colore isabella collo stelo cenerino. Cuopritrici superiori dell’ali scuro rossastre con l’estremità appena più chiare, inferiori bianche con una macchia longitudinale scura, o cenerina. Remiganti scuro rossastre con lo stelo cenerino, e le fasce trasversali scure, scapolari unicolori scuro rossastre, le due timoniere medie sono del colore del dorso,

16 CATALOGO l’esterne cenerino rossicce , basi bianche tutte traversate da quattro fasce nerastre eccetto le due remiganti esterne che divengono quasi lionate , calzoni bianchi con leggiera sfumatura ceciata senza macchie, piedi gialli, unghie nere.

Uccisa in marzo, non ne ho trovato in altre stagioni.

Il sig. Scigliani parla di questo uccello col nome di Albanella reale, nome che appartiensi alla specie precedente, e lo Zuccarello riporta la lettera dello Scigliani parlando di questa specie cui appartiene la varietà che descrive.

SINONIMIA SICILIANA.

Albaneddu raru, Messina. Farcuni, Castelbuono 7'ignusu, Catania.

GenerE STRIX Linneo.

13. Strix otus (Lin.)

S. pennis auricolaeformibus : abdomine helvolo, maculis longitudinalibus nigris, transversis angustioribus : digitis pennatis : statura Cornicis.

Savi, Orn. Tosc. v. 6, p. 70. Benoit, Orn. Sic. p. 18. Power, Itin. p. 200. Schembri, Quadro geog. orn. p. 3.— Palazzotto, Orn. Sic. Mss. Taranto, Disc. inag. p. 84.— Jacobus jaculatus, Joston, Cupani, Galvagni. Fau. Etn. M. 6.

L’ Allocco abita Ja regione nemorosa e del castagno, il giorno è occultato nelle crepacce delle rupi, ne’ folti macchioni, nidifica ne’ luoghi medesimi, trovasi fra noi in tutte le stagioni. i

SinONIMIA SICILIANA.

Gufu, Castrogiovanni, Fuganu, Caltagirone, Palermo, Faguana, Castelbuono, Cucca, Catania, e Jacobu, secondo il Galvagni.

14. Strîx braehyotus, (Lin.)

S. pennis auriculaeformis brevibus : abdomine helvolo , maculis longitudinalibus nigris : digitis pennatis,

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 12. Benoit, Orn. Sic. p. 12.— Power, Ilin. p. 200. Schembri, Quadro geogr. orn. p. 3. Alucus alius pallidus, orva vulgo, Cupani, Strix ulula, Scinà, Topog. -- Orba, Russo, Mss. Orsa, Cupani, Mss. p. 78.

L’allocco di pedale è meno comune della precedente, nelle valli ed in vicinanza de’ fiumi delle basse regioni selvose nidifica vicino le cartiere e nel bosco di Ca- stelbuono.

Sinonimia SICILIANA.

Leu, Fiume di Nisi, Orva, Palermo, Varvasanni, Castelbuono.

DEGLI UCCELLI DELLE MADONIE 17

15. Strix scops, (Lin.)

S. pennis auriculaeformibus mediocribus : abdomine albo subfulvo, striis nigris longitudinalibus, transversisque coneoloribus tenuissimis, punctisque minutissimis ci- nereis notato : digitis nudis.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 73. Nocito, Topogr. p. 35.-- Galvagni, Fau. Etn. M. 6.— Benoit, Orn. Sic. p.20 Power Itin. p. 900. Scinà, Topog. annot. -- Calcara. St. Nat, di Nicosia, p. 20.-- Schembri, Qua. geo. orn. p. 3. Palazzotto, Orn. Sic, Mss. Taranto, Disc. inag. p. 84. -- Jacobo Russo Mss. Yacodu, Cupani, Mss. p. 72.

L’ Assiolo è un uccello di passo, viene verso il quindici marzo, nidifica nelle basse regioni delle Madonie, e parte in autunno. Nella primavera e nella estate fa sentire per tutta ‘la notte il suo monotono canto 3 si ciba ordinariamente di piccoli coleottori, i pulcini difficilmente vivono in ischiavitàù. Nel tempo della cova il chiurlare dei ma- schi è più continuato.

Sinonima SiciLiana. Scupiu, Cucca di rosca, Messina, Cucca di ruccaru, Sira- cusa Jacobbu, Palermo, Girgenti, Ghiù, Chiovu, Chiuzzu, Catania, Chiò, Ja- cobu, Castelbuono, Chiù, Caltagirone Chioli, Nicosia.

16. Strix moctua, (Retz.)

S. pennis dorsalibus cinereo lutescentibus maculis albis rotundis notatis; iride lu- tea : cauda truncata, digitis apice subnudatis.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 76, vol. 2, p. 20.— Stri.c passerina, Benoit, Orn. Sie. p. 20, Calcara, St. Natur. di Nicosia P. 29. -- Power, Itin. p. 200. Tarante, Disc. Inawg. p.84— Galvagni, Fau. Etn. M. 6. -- Schem- bri, Quadro geo. orn. p. 3.— Palazzotto orn. Sic. Mss. -- Cucha, Russo Mss. Cucca, Cupani, Mss. p. 31.

x

La civetta è molto comune nelle campagne e credo che sia sedentaria; trovasi nella regione nemorosa ed anco ne’ luoghi abitati; nidifica ne’ luoghi medesimi, i pulcini si allevano facilmente per servire di zimbello.

Sinonimia StciLianA. Cucca, in tutta Sicilia. 17. Strix alueo (Lin.)

S. dorso cinereo, fasciis latis longitudinalibus, transversisque angustis, undulatis: cauda rotundata: iride nigra.

Savi, Orn Tose. v. 1, p. 80. Benoit, Orn. Sic. p. 21. Power, Itin. p. 200. Schembri, Quadro geo. orn. p. 3. Taranto, Discor. inaug. p. 84.— Galvagni, Fau. Etn. M. 6.— Pugar®, Cupani, Mss. p. 116. Wlu/a mustelina fusco striata, vulgo Fuganu, Cupani.

il gufo selvatico è la specie più rara di questo genere, presceglie la regione ne- moresa per sua dimora, nidifica ne’ buchi degli alberi, e qualche volta nelle grotte.

3

18 a CATALOGO SINONIMIA SICILIANA: Aloccu, Catania, Cucca di passa, Messina Faunu, Ca- tania, Fuganu, Palermo, Caltagirone, Siracusa, Fugnanu, Castelbuono.

18. Strix fiilamamea (Lin.)

S. dorso helvolo-lutescente hine inde minutissime cinerea-striata , maculisque exi- guis albis, et nigris notato : iride nigra.

Savi, Orn. Tosc. v. 6, p. 82. Benoit, Orn. Sic. p. 18. Power, Itin. p. 200. Galvagni. Fau. Etn. M. 6. Schembri, Quadro geog. orn. p. 3.— Taranto, Disc. inag. p. 84.— Scinà, Topog. ann. p. 82. Palazzotto; Orn. Sic. Mss. Calcara, St. Nat. di Nicosia p. 20. -- Barbagianni di color bianco adiorato pinto. Russo, Mss. -- Bubo Siculus, scilicet aure cinere maculatus, Cupani.

Il barbagianni è uccello comune negli antichi castelli , ne’ tetti delle chiese, negli alti campanili, per il ché forse prese il nome di civetta delle chiese; allo imbrunir della sera esce dal suo nascondiglio , e va a posarsi su i tetti e su i campanili, e di fa sentire il suo monotono canto, se tale può chiamarsi, perchè rassomiglia al rus-

sare di un uomo dormente. Nidifica ne’ medesimi luoghi dove abita, è sedentario, i pulcini si dimesticano facilmente e prendono grande amicizia coi cani.

Sinonimia SrciLiana. Striula Barbagianni, Messina, Fuganu, Palermo Rusci, Nicosia, Piula, Catania Varvajanni, Castrogiovanni, Girgenti, Palermo Fuganu, Castelbuono.

* Posseggo un uccello di questo gerere, ma non appartiene ad alcuna delle specie descritte dagli ornitologi, forse è una varietà o una nuova specie, finchè non ne trovo altro individuo non voglio dare il mio giudizio, tampoco la descrizione.

ORDINE SECONDO UCCELLI SILVANI

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Genere LANIUS, Linneo.

19. Lamius rusus, (Briss.)

L. fronte nigra: vertici, occipite, cervice fulvo castaneis (adult.): scapularibus, rectricibus parvis, et tectricibus supercaudalibus albis, maculisque brunneis, semilu- naribus nutatis (juven.).

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 98.— Nocito, Topoge p. 34. = Benoit, Orn. Sic. p. 14. Power, Itin. p. 200. Schembri, Quadro, geo. orn. p. 4.— Testa grossa ordinaria russa, cioè polina la testa, Russo, Mss. Testa grossa, Cupani, Mss. p. 113, 136.

DEGLI UCCELLI DELLE MADONIE 19 L’ Averla capirossa è comune in tutte le campagne situate nelle falde delle Madonie; viene in primavera; nidifica sugli alberi, costruisce il nido di piante del G. Filago. Si posa ordinariamente sulle cime degli alberi prossimi alle praterie, da dove fa sen- tire la sua voce.

Sinonima Siciliana. esta grossa, Palermo, Castrogiovanni, 7istazza Pappa- jaddiscu (giovine) Messina Juliaru, Catania, Partarrasu , Castelbuono, Cuttu- nara, Collesano, Testa russa di maggiu, Girgenti.

20. Lamius collurio, (Lin.).

L. pileo , cervice, uropygio cinereis : dorso scapularibusque castaneo-lutescentibus (in masculo adult.) : corpore superne griseo-castaneo, trensversim brunneo striato (in foemina et juven.) i

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 100. Benoit, Orn. Sic. p. 16.—Power Itin. p. 204. Schembri, Quadro geo. orn. p. 3. Palazzotto Orn. Sic. Mss.— Testa grossa gurgana, Russo Mss.— Testa grossa, o murgana, Lanius ty- rannus ? Scinà, Topogr.

L’Averla piccola è meno comune della precedente, abita nella regione nemorosa, o nelle contrade prossime ai boschi, cioè Montaspro, bosco di Castelbuono, Gonato, Ferro, Pomieri. Viene in aprile, nidifica sugli alberi, e parte dopo il 15 settembre.

Sinonimia SiciLiana.— Tistazza nica, Messina Futiearu , Catania, Partarrasu di voseu, Castelbuono, Testagrossa, (adulto) Morgane, (giovine) secondo Palazzotto in Palermo.

GenerE CORACIAS Linweo.

21. Coracias garrula, (Lin.)

C. capite, collo, abdomine tectricibus majoribus glaucis ; dorso , scopularibusque spadiceis, remigibus inferne azureis.

Savi, Ornit. Tosc. v. 1, p. 504. Galvagni, Fauna Etn. Mem. 6.— Benoit, Orn. Sic. p. 25. Palazzotto, Orn. Sic. Mss.— Power, Itin. p. 201.— Calcara, Storia Naturale di Ustica , p. 59. Schembri, Quadro geo. orn. p.4.— Taranto, Disc. inag. p. 84. Giai, o Carragiai, Russo Mss. Carragiaju, Cupani, Mss. p. 72. Pica marina, Castaneo marini, et cranei colori, Cupani.

La Gazza marina è un uccello di passo periodico; viene in aprile e parte in set- tembre; è raro nelle basse regioni delle Madonie, più comune nelle Petralie; non l'ho veduto mai nella regione nemorosa. I pulcini si domesticano facilmente. Il sig. Guer- rieri ha un bel disegno colorato del maschio.

Sivonimia Srcitiana.— Carragià, Messina, Siracusa, Caltagirone, Carragiaju, e Carragiai, Catania, Palermo, Giaju, Castrogiovanni, Petralia, e Palermo, secondo Palazzotto Scornagiaiu, Uastelbuono Cornagiaju, Collesano, Aviv, Cefalù.

20 CATALOGO GENERE CORVUS Linneo. 22. Corvus corax, (Lin.)

C. atro-violaceus : rostro capitis longitudinem excedente, fornicato, apice subadunco: cauda cuneata : remige secunda sextam superante.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 112— Galvagni, Top. Etn. Mem. 6. Benoit, Orn. Sic. p. 26. Power, Itin. p. 201. Calcara, Storia Nalurala di Ustica p. 59 Schembri, Quadro geogr. orn. p. 4. Palazzotto, Orn. Sic. Mss. Taranto, Disc. inaug. p. 84. Corbo, Russo, Mss. Corvo, Cupani Mss. p. 49.

Il Corvo imperiale è molto comune, non emigra, nidifica nelle rupi inaccessibili e qualche volta sugli alberi di alta cima, si domestica facilmente, non teme la vici- nanza dell’uomo, è molto vigilante, si nutrisce di cadaveri di animali e di frutta, è onnivoro ; tra tutti gli uccelli il Corvo imperiale è il vero cosmopolita, uccello se. dentario che abita in tutti i climi, tanto nell’ Africa nell’ Asia, che nelle parti più settentrionali dell’ Europa, si trova nella Norvegia, nella Lapponia , e sin vicino il polo; ed è cosa ben curiosa, mentre la maggior parte degli animali, che vivono in queste regioni gelate nell’ inverno cambiano di colore , e tanto i peli che le penne divengono bianche, il Corvo resta sempre nero, ed il volgo giustamente dice , che restò nero per prendersi l’altrui pensiero, perchè non cambia di colore: anche gli ale bini in questa specie sono rarissimi, ed il volgo stesso dice : è raru comu un corvu biancu.

Sinonimia Siciliana. Cuorvu e Corvu in tutta Sicilia. 23. Corvus ecornix, (Lin.)

C. dorso abdomineque cinereo - cauda, alis, capite, colli antica parte atro-violaceis: rostro apice subadunco : remige sexta secundam superante.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 115. Power, Itin. della Sic. p. 20f. Schembri, Quadro geogr. otn. jp. 5. Taranto, Dise. inaug. p. 84 Corrix cinerea, vulgo Cornacchia, Cupani, Corracchia cinnirusa niura con penne pavonazze, Russo, Mss. Cornsa cinereo, Nocito, Top. p. 34 Cornacchia, Cupani, Mss. p. 42.

La Cornacchia bigia è meno comune della precedente specie, vive a coppia o a piccoli branchi; nell'inverno abita nelle praterie aperte ed umide, nella calda sta- gione vicino i torrenti ed i fiumi. Se ne vedono in tutti i mesi, ma in primavera è più frequente, probabilmente alcuni sono di passo in tale stagione.

Sivonima SiciLrana. Cuorvu jancu, Messina Corvu marinu, Castelbuono, Castro- giovanni Ciavula maltisa , Catania, Guarnaccia , Petralia, Cruvacchiu, Calta- girone, Ciaula grigia, Girgenti.

2 24. Corvus frugilegus (Lin.)

C. Atroviolaceus : rostro conico capite sublongiore, versus apicem compresso, acu-

DEGL! UCCELLI DELLE MADONIE 21

minato non adunco: cauda rotundata , remige secunda sextam superantem. Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 117. Benoit, Orn. Sic. p. 27. Schembri, Quadro geo. orn.

Il Corvo nero è di passo accidentale nelle Madonie, uno ne fu ucciso in novembre 1846 e sembrava smarrito da’ suoi compagni perchè su di un albero dove era po- sato non temeva affatto la vicinanza dell’uomo.

Sinonimia SiciLiana. Curvacchiu, Catania, Corvu di sinteri, Messina Corvu di passa, Sicilia.

25. Corvus momedula, (Lin,)

C. corpore atrocinereo, pileo, alis, caudaque atroviolaceis, remige secunda quintam aequante.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 121.— Galvagni, Fauna Etnea, Mem. 6. Benoit, Ornit. Sic. p. 28. = Power, Iti- ner. p. 201. Taranto, Disc. inaug. p. 84. Sechembri, Quad. geo. orn. p. 5, Ciaula ordinaria, Russo, Mss.

La Taccola è molto comune nella regione selvosa e scoperta, abita nelle rupi e nelle balze, vive in branchi numerosi, nell’ inverno scende nelle falde, nidifica nelle rupi: In luglio ed agosto se ne vedono branchi numerosissimi nella valle della Juntera e di Atrigni. Si domestica facilmente anche adulto, cibandosi di frutti e di semi ed anche di carne cotta, nello stato di schiavitù prende diletto a lavarsi spesso le penne.

Sinonima SiciLiana. Ciaula, Messina, Castrogiovanni, Catania, Ciaula, Castel- buono, Caltagirone.

26. Corvus glandarius, (Lin.)

C. tectricibiis superioribus externis coeruleis, nigro striatis.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 122. -- Nocito, Tup. p. 33, -- Galvagni, Fauna Etnea, mem. 6, -- Power, Itin. della Sic. p. 201, Benoit, Orn. Sic. p. 28, Scinà, Topog di Palermo, -- Schembri, Quadro, geo. omit. p. 3, Taranto, Disc. inaug, p. 84, -- Palazzotto, Orn. Sic. Mss,-- Giaz bosco, Russo. Mss.-- Giaju, Cupani, Mss, p. 30, 4121, -- Pica glandaria altera transitoria, seu crugineo violaceo, colore picta, Cupani, ri- portato come sinonimo da Benoit.

La Ghiandaja è comunissima ne’ castagneti ed in tutte le campagne attorno delle Madonie, è più comune in està che in inverno, nelle Petralie è rarissimo. Si ciba di frutta di grano di semi d’insetti, nidifica sugli alberi, i pulcini si domesticano fa- cilmente ma non vivono lungamente.

Sinonima Sicitiana, Carragiau, Palermo (Scinà) Tiruni, Messina, Gicju, Castelbuono, Palermo, Pica, Cefalù Giai, Catania, Raja, Caltagirone Corvu carragiau Girgenti.

22 CATALOGO

27. Corvus pica, (Lin.)

C. pennis abdominalibus, et scapularibus albo-niveis, ceterum atro-viridis, vel atro violaceis,

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 124. -- Galvagni, Fauna Etnea Mem. 6, -- Calcara, Storia Naturale di Nicosia, p.20, Benoit, Orn. Sic. p. 28 Power, Itin. p, 201 Taranto, Disc. inang. p. 84-- Schembri, Quadro goo. ornit. p. 5-- Palazzotto, Ornit. Sic. Mss. -- Carcarazza, Russo, Mss .

La Gazzera è la meno comune di questo genere, rarissima in Castelbuono, comune nel lato meridionale di Petralia dove nidifica costruendo il nido sugli alberi, è se- dentaria, i pulcini si domesticano facilmente perchè nutrisconsi di tutto.

Sinonimia Siciciana. Carcarazza, Messina, Palermo, Ustica, Catania, Caltagirone, Carcarazzu, Castelbuono Pitarra, in altri punti di Slcilia.

GENERE PYRRHOCORAX VIEILLOT,

28. Pyrrhocorax graculus, (Tem.) P. rostro arcuato capite longiore.

Savi, Orn. Tosc. v. 1. p. 130. Corvus graculus, Palazzotto, Ornit. Sic, Mss, -- Ciaula tunisina, Russo, Mss.

Il Gracchio forestiero è comunissimo nelle alte regioni, presceglie per sua dimora i balzi e le rupi, molti ve ne sono nelle salite murali vicino Isnello e nella valle della Juntera, nidifica ne’ luoghi medesimi, vola a branchi numerosi, è molto leggia- dro ne’ movimenti; quando è posato spesso fa sentire una voce acuta, e fa vicino la sua compagna i semi-giri come i colombi; spesso scendono nelle valli e ne’ piani ed il loro volo è come quello degli Storni.

Sinonimia SiciLiana. Ciavula cu lu pettu russu, Castelbuono, Ciavula tunisina, Palermo.

GENERE SITTA Linneo.

29. Sitta Europaeae, (Lin.)

S. corpore superne coeruleo-cinerascente , inferne helvolo, urepygio fulvo castaneo, et albo.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 135. -- Benoit, Ornit. Sic. p. 30--Power, Itin. p. 201 --Schembri, Quadro geo. ornit. p. 6-- Ficedula cinerea recto rostre seu nostralis, Cupani.

"ritenete ——ttet. tetti rn

DEGLI UCCELLI DELLE MADONIE 23 Il Muratore è comune ne’ nostri boschi di querce particolarmente in quello di Castelbuono, Culia, Montaspro : continuamente è in moto arrampicandosi sopra i tron- chi, ed i rami delle querce visitando tutte le crepacce per beccarne gl’insetti, spesso fa sentire una breve ed acuta voce, nell’ està se ne prendono molti colle paniuzze nelle acque dei boschi.

Sinonimia SiciLiana, Brancicaloru, Messina. Pizzula zucchi, Catania, Piz- zulia zucchi, Castelbuono.

GenerE PICUS, Linneo. 30. Pieus major, (Lin.) P. vertice nigro : dorso niîgro : pennis analibus rubris.

Savi, Ornit. Tosc. v. 1, p, 142 -- Galyagni Fauna Etnea M, 6-- Benoit, Ornit. Sic. p, 32 -- Power, Itin. p. 201 -- Scinà, Top. di Palermo -- Schembri, Quadro geog. ornit. p, ò -- Lingua Zonga di Turdi? Cupani, Mss, p. 75, 90,

Il Picchio rosso maggiore abita ne’ boschi di querce, mentre non ne ho veduto nei faggeti, nell’ inverno scende nel piano sino dentro i verzieri di Castelbuono, ni- difica nelle buche degli alberi, non vive nella gabbia, si nutre d’insetti, e da lungi si sente il suo martellare ne’ tronchi per farne uscire gl’insetti, o per fare dei bu- chi per andarli a sorprendere nelle loro invincibili gallerie.

Sivonrmia SICILIANA. Lingua longa, Palermo, Lingua longa di turdi, Catania, Serra chiavi, Polizzi, Pizzulia zucchi russu, Castelbuono.

GenERE YUNX Linneo.

31. Yunx torquilla, (Lin.) Y. corpore cinereo, nigro maculato.

Savi, Ornit, Tosc, v. 1, p. 146 -- Galvagni, Fauna Etnea M. 6-- Benoit, Ornib, Sic. p. 33 -- Power, Itin. p. 201, -- Scinà, Topog. annot. -- Schembri, Quadro, geog, ornit. p, 6»- Palazzotto, Ornit. Sic, Mss. Ta- ranto, Disc. inaug. p, 88-- Motacilla torquilla, Nocito, Top. p. 35 -- Lina cinereo-fusco vulgo lingua longa di turdi, Cupani, -- Lingua longa di turdi, o furmicara, Russo Mss. -- Lingua longa furmiculara, Gupani, Mss. p. 90, 137, 75.

Le tre specie descritte da Cupani, 10 Picus major, Picus medius, Picus va- rius (minor vertici rubei coloris. Tab. 534, e Picus minor albo nigroque varius vertice rubro, crisso testaceo, lingua longa cu lu pinnaccheddu russu e testa russa, sono state considerate dal Palazzotto come livree delle varie età e nelle diverse sta- gioni della Yunx torquilla. Il Chiarelli (Mss.) crede che la terza specie si deve rife- rire al Picus minor Lin.

2 CATALOGO

Il Torcicollo è di passo alquanto raro; in marzo ed aprile se ne vede qualche- duno nelle falde delle Nebrodi vicino Castelbuono, non nidifica fra noi.

Sinonima Siciiana. Furmivularu, Messina, Furmicularu cinnirisu, cuoddu tuor= tu, Catania, Furmiculuoru, Castelbuono, Lingua longa, Palermo, Furmiculuni, Girgenti, Furmicariu, Caltagirone, Carpinteri, in altri punti dell’ isola.

GenERE, CUCULUS, Linneo.

32. Cueulus canorus, (Lin.) &. abdomine albido, transversim striis nigrescentibus notato.

Savi, Ornit- Tosc. v. 4, p- 140, -- Benoit, Ornit, Sic. p. 34, -- Power, Itin. p. 201, -- Schembri, Quadro geo. ornit. p. 6, -- Palazzotto, Ornit. Sic, Mss. -- Cueho di passa, Russo, Mss. -- Cuculus transitorius bar- beris, Cupani -- Cueulus africanus fusce dilutus.,. alis concotoribus ad multarum plumarum extremum candido guttata, ec. Cupani, Mss. p. 80, il Palazzotto crede, che sia il giovine di un anno, -- Cucca di passa, Gupani, Mss. p. 48, 80.

HI Cuculo viene in primavera, abita nelle foreste, in aprile e maggio fa sentire per tutto il giorno il suo monotono cu-cu, cu-cuj, parte in settembre, l’ho trovato in tutte le_livree; il sig. Guerrieri ha un individuo dell’ anno superbamente figurato.

Sinonimia Siciliana, Cucù turturaru, Messina Cuccu di passa, Palermo, Sira- cusa, Catania, Cuccu bieddu Catania, Cuccu di maju, Castelbuono, Cupparu Fiume di Nisi.

GenERE, CAPRIMULGUS, Linneo. 33. Caprimulgus curopaeus, (Lin.)

€. pileo, vertice, dorso, uniformiter cinereo nigroque variegatis.

Savi, Ornit. Tosc, v. 1, p. 158, -- Benoit, Ornit- Sic. p. 36, -- Palazzotto Ornit, Sic. Mss. -- Power, Iliner, p- 201, -- Scinà, Topog. annot. -- Schembri, Quadro geo. ornit. p, 6, -- Taranto, Disc. Inaug. p, 85, -- No- cito, Topog- p. 34, -- Galvagni, Fauna, Etn. M. 6, -- Ingarzafoddi, Cupani, Mss. p, 104, Stultus pallers, Cupani.

Il Nottolone viene in aprile, ed emigra in settembre, abita nelle contrade basse al- berate e cespugliose, all’ imbrunir della sera l’ho veduto taciturno vagare per ogni dove in una prateria al nord di Castelbuono in cerca d’ insetti, non ho inteso mai il suo canto, nidifica fra noi.

Sinonimia SiciLiana. Curdaru, Messìina, Castelbuono, Collesano, Catania, Castro - giovanni, Gaddu foddi, Catania, Tudù, Polizzi, ‘Nganna foddi, Palermo, Cal- tagirone, Girgenti.

DEGLI UCCELLI DELLE MADONIE 25

Genere HIRUNDGO, Linxeo.

4. Iirundo rustica, (Lin.) i

(4)

H. dorso, uropygio, caudaque nigro-violaceis, cauda albo maculata.

Savi, Orn. Tosc. v. 6, p. 162. Nocito, Topog. di Pal. Galyagni. Fau. Etn. M. 6 Benoit, Orn. Sic. p. 37. Power, llin. p. 201. Scinà, Topogr. di Pal. Calcara, St. Nat. di Ustica p. 60. Descr. di Lampedusa p. 30.--Schembri, Quadro geog. orn. p. 6.— Palazzotto, ©Ornit. Sic. Mss. Taranto, Disc. inaug. p. 85. Rinnina di color nigro pagonazzo, Russo, Mss.

La Rondine domestica è rara nelle Madonie, qualche coppia nidifica sotto i tetti delle chiese, in alcuni anni non se ne vedono affatto, è più comune in Palermo.

Sinonimia Siciliana. Rinnina di casa, Castrogiovanni Rinnina, Palermo, Messina Caltagirone, Girgenti, Martidduzzu, Catania, Castelbuono.

35. Hirund9o urbica, (Lin.)

H. dorso caudaque nigro-violaceis : uropygio albo.

Savi, Ornit. Tosc. v. 1, p. 464.— Benoit, Ornit. Sic. p. 38. Power, Itin. p. 201, Taranto, Disc. inaug. p, $5.-- Schembri, Quadro, geo. orn. p. 6.— Palazzotto,, Ornit. Sic. Mss_-- Martilluzzo di Rinnina, Russo, Mss. Rinnina a groppone bianco, e piedi irsuti, Cupani, Mss. -- Hiruudo pectore, et uropygio atbis, pe- dibusque hirsutis, Cupani, Pamphiton.

Il Balestruccio è comunissimo in està; viene in primavera , nidifica nelle fabbri- che delle cartiere in Geraci, nella casa di Porrivecchi in Sottana, in molti dirupi e balzi vicino Isnello e Collesano; alcuni partono nell’ autunno , altri svernano fra noi ed abitano nelle contrade basse, ed allora sono riuuiti a branchi a Marca- tagliastro, Fiumara de’ mulini, luoghi più caldi. In aprile 1845, per più giorni si videro in Castelbuono in maggior numero, cosa mai osservata.

Sinonimia Siciliana. Martidduzzu, Palermo, Castrogiovanni, Castelbuono Bar- bottula, Messina, Curidda janca, Siracusa, Rinninedda, Petralia Cudidda bianca, Caltagirone, Rinninedda, Catania, Munachedda, Castelbuono.

36. Hirundo rupestris, (Lin.)

H. dorso, uropygio, cauda griseo-cinereis : cauda albo maculata,

Savi, Ornit. Tosc- v. 1, p. 142 -- Galvagni, Fauna Etnea M, 6-- Benoit, Ornit. Sic. p. 39 -- Schembri, Quadro geog. ornit. p, 6 -- Hirundo montana, Palazzolo, Ornit. Sic. Mss. -- Hirundo sylsestris, Jonston, Cu- pani, Î

La Rondine montana è di passo:in febbraro 1839 un branco passò di buon mat- tino vicino Castelbuono, nidifica nelle rupi, in quantità se ne trovano nidificare a Passo scuro unitamente al rondone al balestruccio ed alla passera solitaria. In ago-

4

26 CATALOGO sto abbandonano questi luoghi; alcuni -emigrano, altri svernano fra noi nelle contrade più basse, ne ho veduto molte in gennaro e febbraro volare nelle valli del fiume dei Mulini, Dula, Viscogna. In maggio 1842 questa rondine si divertiva a fare de’ grandi semi-cerchi attorno la civetta, ogni volta che si avvicinava lo zimbello vi faceva un attuccio o una riverenza, ma mai si attaccò ai paniuzzi.

Sinonimia Siciliana. Rinnina di rocca, Messina, Rinnina di malu tempu, Ca- tania, Rinninedda di Passu scuru, Castelbuono Rinnina di munti , Palermo.

GenEerE CYPSELUS ILLiGER.

37. Cypselus apus, (Illig.) C. abdomine nigro.

Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 124. -- Cypselus murarius, Benoit, Orn. Sic. p. 40 Power, Itin. p, 201 Schem- bri, Quadro geo. ornit. p. 6--Taranto, Disc. inaug. p, 85, -- Nocito, Top. p. 34-- Hirurdo apus. Palazzolo, Orn. Sic. Mss.— Galvagni, Fauna Etnea Mem. 6, -- Apus niger; et minor vulgaris, Cupani. si

Il Rondine viene il più tardi tra il 13 e 17 aprile di ogni anno in Castelbuono; sul principio sono pochi e si vedono la mattina all’ alzar del sole e la sera al tra- monto facendo sentire di raro l’ acuta voce; ne’ primi di maggio abitano dentro il paese facendo il nido ne’ tetti delle case, in tal epoca sono numerosissimi e grida- no continuamente, volando rapidamente per le strade. Nidificano anche nelle rupi ed altri paesi delle Madonie, ma in minor quantità. Pria di emigrare si riuniscono, e volano a branchi gridando più del solito, il 22 luglio partono. Il 15 settembre 1839 un branco di circa cinquanta si trattenne per cinque giorni in Castelbuono, uno che se ne uccise aveva il bordo esterno delle remiganti marginato di bianco.

Sinonima SiciLiana. Rinnina, Castelbuono, Rinninuni, in tutta Sicilia.

38. Cypselus melba, (Vieil.)

C. abdomine albo.

Savi, Orn. Tosc. v./1, p. 172. -- Benoit, Ornit. Sîc p. 41, Sechembri, Quadro geo.ornit. p. 6-- Hirurzdo alpinus, Galvagni, Top. Etn. Mem. 6. Rirninuni cu la gula e pettu vrancu, Cupani, Mss. p. 90.

Il Rondone di mare è di passo accidentale, e non ho veduto, che una sola volta un branchetto in settembre 1853, ed il sig. Guerrieri ne conserva un disegno colo- rato esattissimo.

Sinonimia Siciliana. Rinninuni di livanti, Messina, Rinninuni di rocca, Castro- giovanni, Rinninuni pettu jancu, Catania, Rinninuni imperiali, Siracusa, Rin- ninuni di passa, Castelbuon.

GeneRE MEROPS, Linneo. 39. Merops apiaster, (Lin.)

M. cervice tergoque castaneis, gulas lutea : pectore abdominogue viridibus.

DEGLI UCCELLI DELLE MADONIE 27

Savi, Orrit, Tosc, v. 4, p. 146 -- Galvagni, Fauna Etnea M. 6 -- Benoit, Ornit, Sic. p. 44 -- Power, Itin, p. 201, -- Galcara, Storìa Naturale di Ustica p. 60 -- Schembri, Quadro, geogr, ornit. p, 6.-- Taranto, Dise. inaug. p. 86. Zuccarello, Ricerche ornit. lett. 2, p. 5. -- Palazzotto, Ornit. Sic, Mss, Pizza ferru, Russo, Mss,

Il Cruccione è di passo periodico nelle Madonie, negli ultimi di aprile vi dimora più di otto giorni e ritorna in settembre ed ottobre nel tempo della vendemmia da cui prende il nome, allora volano a branchi e fan sentire la loro monotona voce molto spesso. Facendo fumo nell’aperta campagna, questi uccelli fanno una voce di appello, riuniscono e si abbassano attorno il fumo, allora è facile ucciderli : se uno dei compagni leva vivo subito i compagni vi si affollano.

SinoniMia SICILIANA, Retiquagghiu, Messina, Appisza ferru, pizza ferru, Pa- lermo, Catania, Petralia Vignignuoli, Apaluori, Castelbuono, Apaluoru, Mistretta Mazarino Apajolu, Collesano,

Il signor Guerrieri ha due belli disegni colorati del maschio, e della femina, GeneRE ALCEDO Linneo.

40. Aleedo ispida, (Lin.) A. corpore superne viridi, inferne fulvo. Savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 178. Benoit, Orn. Sic. p. 42.— Power Itin, p. 201. Schembri, catal. ornit. del “gruppo di Malta p. 38. Quadro geo. ornit, p, 7 Palazzolo, Ornit. Sic. Mss. Uccello san Giovanni, Russo,

Mss. -- Aceddu san Giuvanni, Cupani Mss. p. 23, 120. -- Avis DiviJoannis, seu azureo colore varie picta lun- go crassoque rostro, Cupani, Tab. 612.

L’uccello santa Maria è piuttosto raro fra noi, è sedentario, abita nella fiumara di Isnello, e Castelbuono, di raro in quella de’ Mulini, il volo è retto e basso, non ho veduto mai il nido. Guerrieri ne ha fatto fare un bel disegno.

Sinonima SieiLtana. Martineddu, Messina, San Martinu , Siracusa, Aceddu s. Giuvanni. di s, Martinu, di Paradisu, Piscaturi, in Catania Aceddu celesti, Ca- stelbuono.

Genere UPUPA, Linneo. 41. Upupa epops, (Lin) U, crista fulva et nigra, alis caudaque albis et nigris.

Savi, Ornit. Tosc. v. 1, p. 104. Nocito, Tup. p. 35, -- Scinà, Topog, annot. -- Benoit, Ornit. Sic. p. 43.> Palazzotto, Ornit. Sic. Mss. Schembri, Quadro geogr. ornit. p.7.— Power, Itin. p. 201. Taranto; Dise. inaug. p. 86 Pipitone, Russo Mss. Bubola, da noi Pipituri, Cupani, Mss. p, 47,

ia Bubbola viene alla fine di aprile, abita ne’ monti, e nelle colline alberate, e pre,

28 CATALOGO cespugliose, come a s. Fucà, Cava, Ortaggio; nidifica nelle buche degli alberi, parte in autunno. Il sig, Guerrieri ne conserva un bel disegno colorato sul vivo.

Sinontmia SiciLiana. Saluta Pipituni, Polizzi, Pipituni, in tutta Sicilia.

GenerE CERTHIA Linneo.

42, Certhia familiaris, (Lin.)

C. corpore superne brunneo-nigriscente ; helwolo maculato.

savi, Orn. Tosc. v. 1, p. 149. Benoit, Ornit. Sic. p. 44. Power, Itin. p. 201 Schembri, Quadro geogr. ornit. p. 7.

ll Rampichino è comune nel verno nelle falde delle Madonie, è sempre in moto, si rampica con gran destrezza sopra i tronchi degli olivi per liberarli dagli insetti, non è molto diffidente, entra anche ne’ verzieri dentro l’ abitato : nell’està salisce nella regione nemorosa ed è quasi sempre sulle querce : nidifica nelle buche degli alberi. Guerrieri ne ha fatto un bel disegno.

Sinonimia Siciliana. Brancicaloru beccu tortu, Messina, Pizzulia zucchi pic- ciriddu, Castelbuono.

GeneRE ORIOLUS, Linxro.

43. Oriolus galbula, (Lin.)

O. corpore luteo et nigro, vel viridiscente et nigro.

Savi, Ornit. Tosc. v. 1,p. 190. Nocito, Topogr. p. 35.-- Scinà, Topogr. di Palermo, Benoit, Ornit. Sic p. 44.— Power, Itin. della Sic. p. 20f. Schembri, Quadro geo. ornit. p. 7. Taranto, Disc. inaug. p. 85. Caijulo, Russo, Mss. Ajula, Cupani, Mss- p. 105,

Il Rigogolo è uno dei più belli uccelli delle Madonie, la gajezza e la grazia dei suoi movimenti, le sue astuzie e la diffidenza, la vivacità de’ colori, i varii modu- lati versetti e l’ imitare spesso il fischio dell’ uomo lo rendono un uccello particola- re. Viene in aprile, nidifica fra noi e con molta maestria lega il suo nido nella bi- folcatura de’ rami, da cui ha preso il nome volgare di Nacaloru: si trova iu tutte le regioni alberate, manca nelle Petralie e nella regione nemorosa. Ama a preferenza nutrirsi di ciriege e di celsi: difficilmente vive in gabbia. Guerrierì ne ha fatto:di- ligentemente disegnare il maschio e la femina.

Sinonimia Srciiana. Crusuleu , Messina, Ajula, Siracusa, Ajula, Palermo, Girgenti, Pinta miracula, Castrogiovanni, Naviola, Avola, Auriolu, Palazzolo, Ajula agugghia a lu filu, Catania Nacaluoru aggruppa filu, Castelbuono, Seor- ragiau, s. Mauro, Gabrieli, Alberi, Caltagirone.

DEGLI UCCELLI DELLE MADONIE 29

Genere STURNUS, Linneo. 441. Stuenus vulgaris, (Lin.)

S. latitudine rostri, ad basim allitudinem superante.

Savi, Ornit. Tosc. v. 4, p. 193. Benoit, Ornit. Sic. p. 45. Power, Itin. p. 201 Nocito, Topogr, p. 35, Schembri, Quadro geogr. ornit, p. 7. Palazzotto, Orn. Sic. Mss,-- Taranto, Disc, inaug. p. 84, -- Str- reddu, Cupani, Mss. p. 49, 71, Merru di cannitu o Sturneddu, Cupani, Mss. p. 71 Stornello, Russo, Mss.

Gli Storni cominciano a venire in marzo ed aprile a piccoli branchetti, abitano quasi sempre ne’ paesi, e nidificano negli antichi ed alti fabbricati, se ne trovano in tutti i paesi delle Madonie, ed anche nelle rupi della regione nemorosa. Nel ca- stello di Castelbuono ne venivano ogni anno un gran numero e dopo il tramonto del sole era bello vedere delle file di Storni sugli alti tetti; ora sono già cinque anni non se ne vede più uno, chi può conoscere la cagione di un tale allontanamento?

La varietà a/bo-varius Bonap. è comune fra noi, forse è l’abito di amore del ma- schio.

SinoniMIa SiciLiana. Sturneddu, Girgenti, Sturnu, Messina, Palermo, Caltagiro= ne, Sturneddu, Catania, Castelbuono, Cefalù.

45. Sturnus unicolor, (Marm.)

S. latitudine rostri, ad basim, altitudinem aequante.

Savi, Ornit. Tosc. v. 4, p. 112— Benoit, Orn. Sic. p. 46, Power, Itiner. p. 201. Taranto, Disco. inaug p. 85. Schembri, Quad. geo. orn. p. 7, Palazzotto orn. Sic. Mss.

Lo Storno nero è sedentario in Geraci Petralia e Castelbuono, presceglie gli alti fabbricati per sua dimora, nidifica ne’ medesimi luoghi, ed anche nelle foreste: nel 1839 una coppia nidificò dentro un buco nel tronco di una quercia. La mattina e la sera riuniti fan sentire il loro fischio prolungato fermandosi sopra i campanili.

Sinonimia SiciLiana. Strunieddu, Sturnieddu niuru, Castelbuono, Castrogiovan- ni, Caltagirone Messina.

Genere CINCLUS, BECcHSTEIN. 16. Cinelus aquaticus, (Bech.)

C. sorpare superne brunneo nigro et cinereo-coerulescente, gula, Jugulo, pectore al= bis, abdomine castaneo (in adulto) a/do (in juvene).

Savi, Orn. Tose. v. 1, p. 200.— Benoit, Orn. Sic. p.49. = Power, Itin. p. 201, Schembri, Quadro, gee. or- nit. p. 7,

30 CATALOGO

Il Merlo acquajolo è sedentario, abita nei ruscelli e nel fiume vicino le cartiere, a Gonato, Cava ; ne!l’ inverno l'ho veduto nella fiumara de’ Mulini e di Isnello ed an- che in un ruscello alle mura di Castelbuono, ha un volo dritto, non ho inteso mai

la sua voce.

Sinonimia SiciLIana. Adduzzu d’acqua, Castelbuono Merru d’acqua in tutta Si- cilia.

GENERE SYLVIA, ScoPoLi I. Sylvia merula, (Savi).

S. corpore penitus nigro (in masculo adulto), vel brunneo nigricante (in foemina et Juvene), remige sexta secundam superante.

Savi, Orn. Tost. v. 1, p. 203. -- Turdus merula, Benoit, Ornit. Sic. p. 50. Power, Itin. p. 201.-- Scinà, Topog. di Palermo, Schembri, Qua. geo. orn. p. 7.— Palazzotto Ornit, Sic. Mss. -- Nocito, Top. p. 35:—

Galvagni, Fauna Etnea, Mem. 6. —- Taranto, Disc. inaug. p, 84 -- MerZo, Russo, Mss.— Merru, Cupani, Mss. p. 22. Pseudo Turdus moscatus, Cupani, Pamph,

Il Merlo è comunissimo nell’ inverno nelle basse regioni e negli oliveti, nell’ està sale nella regione nemorosa, ama a preferenza i macchieti attorno i ruscelli ed i luo- ghi cespugliosi della regione subnemorosa. Nelle sere di marzo e primi di aprile il Merlo va a posarsi sull’ alta cima di un albero ancora sfrondato e fa sentire il suo melodioso canto, e lo modifica talmente, che non saprei decidere se supera o uguaglia quello dell’ Usignuolo. I nidiacei si domesticano facilmente. I nostri conta- dini conoscono due specie di Merlo, che distinguono con nomi differenti di Mierru di rocca, e Mierru di sciara, or si appartiene alla prima il canto melodioso, mentre il Maschio della seconda fa una specie di fischio modulato : ho veduto questi uccelli ed hanno delle differenze così poco marcate che non saprei distinguerle, mentre ta- luni contadini all'esame della sola testa ne conoscono la differenza; bisogna portarvi un migliore esame.

Questa specie va soggetta all’ albinismo, e ne ho veduto in varie gradazioni.

Sinonimia SiciLrana.— Merru di sciara, merru niuru , Messina, Merry, Palermo, Castrogiovanni, Merru, Castelbuono, Catania, Smerru, Caltagirone.

48. Sylvia viseivora, (Savi). S. corpore superne griseo-olivaceo-cinereo, tectricibus inferioribus alarum albis.

Savi, Orn. Tosc. v.1, p.208.— Turdus viscivorus, Benoit, Ornit. Sic. p. 54 Power, Itin, p- 201, -- Scinà. Topog. di Palermo -- Schembri, Quadro geo. ornit. p, 8 —- Palazzotto, Orn. Sic, Mss. Nocito, Top. p. 38 Re di Turdi, Russo, Mss.— Re di li Turdi, Cupani, Mss. p. 77.

In tutte le stagioni ho incontrato la T'ordola, credo essere sedentaria, nello inver-

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DEGLI UCCELLI DELLE MADONIE 31 no abita negli oliveti, nell’ està ascende ne’ boschi dove nidifica. In giugno ho veduto i giovani dell’anno al pass di la vutti; costruisce il nido sugli alberi, si nutre dei

frutti del vischio, per cui questa pianta parassita ha preso il nome di cacazzi di turdi.

SInONIMIA SIcILIANA. Marvizzani, Messina, Turdulici, Palermo Re di li turdi, Girgenti, Palermo, Turdu, Castelbuono.

49, Sylvia musica, (Savi).

S. corpore griseo-olivaceo: fascia superciliari vix perspicua: teetricibus inferioribus pallide luteo-ocraseis.

Savi, Orn. Tose. v. 4, p. 211. Turdus musicus, Benoit, Ornit. Sic. p. 53, -- Power Itin. p. 901. Sechem- bri, Quadro geo. orn. p. 8— Palazzotto, Ornit. Sic, Mss. -- Taranto, Disc. inaug. p. 84. -- Turdo, Russo, Mss,— Turdus erugineo candidi maculis, Cupani,

Il Tordo comune viene in settembre, sulle prime abita ne’ boschi, e nelle colline pieni di macchieti, raffreddando la stagione scende ne’ piani, e popola tutti gli oliveti cibandosi del frutto. Il Tordo è così abbondante nelle campagne di Castelbuo- no come il Rondone nell’ està dentro |’ abitato ; alla fine di marzo tutti emigrano.

Sinonimia SiciLiana.— Marvizza Messina.—Marvizzu, Catania, Castelbuono, Mal- vizzu, Caltagirone 7urdu, Catania, Palermo.

50. Sylvia solitaria, (Savi).

S. cauda nigro-coerulescente: corpore plus minus azureo.

Savi, Ornit, Tosc, v. 1, p. 217, -- Turdus eyaneus, Power Itin. p. 201, -- Turdus solitarius, Benoit, ,Ornit, geo. ornit. p- 52, --Schembri, Quadro geo. orn. p. 8. Taranto, Disc. inaug. p. 84 Turdus solitarius cya- neus, Palazzotto, Ornit. Sic. Mss. Passaro solitario, Russo, Mss, - - Passaru sulitariu, Cupani, Mss. p, 35,

La Passera solitaria è sedentaria nelle Madonie, nell’ inverno abita nel basso, e la noite va ad occultarsi nelle buche delle fabbriche , la mattina posandosi su i cam- panili o gli alti alberi fa sentire il suo fischio che modifica in diverse guise. Nidi- fica a Passo scuro, nel castello di Castelbuono ed in altri siti montuosi ed alpestri. Adoprando la civetta per zimbello è facile prenderle nella pania. Ne ho veduto una con alcune penne bianche in un’ ala. Nelle tavole del sig. Guerrieri si trova figurato un maschio ed una femmina egregiamente.

Sinonimia SiciLIANa. Mierru di rocca, Messina, Castrogiovanni Passaru sulitariu, In Sicilia.

51. Sylvia saxatilis, (Savi).

S. cauda fulva: abdomine luteo fulvo unicolore (in masculo) vel striîs transversis nigris notato (in foemina et juvene).

32 CATALOGO Savi, Ornit. Tosc. v. 4, p- 218, -- Turdus sazatilis, Benoit, Ornit. Sic. p. 51, -- Schembri, Quadro geog. ornit. p. 8, -- Lyrci affinis vulgo Cudu russuni, Cupani, Palazzotto, Ornit. Sic. Mss. Cuda russuni, Rus- so Mss.

Il Codirossone vago uccello è di passo accidentale, uno ne è stato ucciso in pri- mavera, ed altro ne ho veduto a’ Monticelli in tempo d’ està, forse nidificava nella vicina rupe. Nelle tavole del sig, Guerrieri si trova figurato un maschio, ma la mac- chia bianca sulla schiena è interrotta, questo disegno è egregiamente colorato : que- sti disegni sono stati fatti da un giovine dilettante mio amico Rosario Drago che generosamente si prestava e si era così bene esercitato pe’ disegni di oggetti natu- rali che nulla lasciava a desiderare, nel fiore degli anni un acuto morbo prematu- ramente lo rapì agli amici,